Think Fresh 2025: sull’ENVIRONMENT serve trovare una nuova rotta

Non è utile l’approccio ideologico del Green Deal e neppure il negazionismo di Trump

Think Fresh 2025: sull’ENVIRONMENT serve trovare una nuova rotta

Già nel 2019 il Monitor Ortofrutta di Agroter rilevava che, secondo i responsabili acquisti dei principali paesi europei, il comparto dell’alimentare su cui erano stati fatti più concreti in termini di sostenibilità era quello ortofrutticolo. Infatti, anche se un modo un po’ disordinato, negli anni precedenti la filiera ortofrutticola aveva posto in essere tante iniziative degne di attenzione sul tema. Dallo sviluppo delle produzioni biologiche, alla nascita del Residuo Zero e del Nichel Free, dalle selezionatrici non distruttive in grado di separare i prodotti per evitare scarti, fino agli imballaggi riutilizzabili e quelli in grado di allungare la shelf life del prodotto, 

Solo pochi anni dopo, però gli agricoltori paralizzavano le strade di mezza Europa con il sostegno dei cittadini per protestare contro il Green Deal ideologico di Bruxelles, obbligando la Commissione a una profonda sterzata, che si è concretizzata con il pacchetto Omnibus 2 di fine febbraio, in cui si porta fuori dagli obblighi di rendicontazione ESG (Environmental, Social and Corporate Governance, i pilastri della sostenibilità) l’80% delle imprese, riscrivendo le regole della Corporate sustainability reporting directive (Csrd). Oltremare, poi, Trump ha dichiarato guerra all’ecologismo dal suo secondo insediamento, portandosi dietro i giganti del web e della finanza, tanto che, Larry Fink, Ceo di Black Rock, il più grande fondo d’investimento del pianeta, con 11 mila miliardi di dollari di gestione, ha abbandonato nel gennaio 2025 la Net Zero Asset Management Initiative, costruita solo nel 2021 per raccogliere risorse finanziarie per ridurre le emissioni di Co2.

Fra il momento in cui la sostenibilità è divenuta parola di uso corrente, più o meno nella seconda decade del nuovo millennio - dopo la sua teorizzazione istituzionale nella Conferenza di Rio sul Pianeta del 1992 - e la sua messa in discussione, avvenuta nell’ultimo biennio, il concetto di sostenibilità ha modificato in modo profondo il suo significato nel sentir comune. La sostenibilità non è solo porre attenzione all’ambiente progettando e gestendo attività antropiche, cosa peraltro di cui tutti avvertiamo la necessità a seguito della catstrofi ambientali in corso, ma è emerso con forza che anche l’aspetto economico della vicenda ha un peso altrettanto rilevante perché un’azione sia sostenibile, il tutto senza dimenticare il lato sociale.

Per cui, azioni di sostituzione di materie prime, imballi o cicli logistici indirizzati a ottimizzare un parametro ambientale (risorse naturali, energia, emissioni), se non misurate all’interno dell’impatto complessivo dell’attività in questione e di quelle correlate, sono solo operazioni di Green Washing e non  casi virtuosi di sostenibilità. L’esempio più concreto per il mondo dell’ortofrutta è l’approvazione, con recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, del Regolamento europeo 2025/40, meglio noto come Ppwr (Packaging and packaging waste regulation). Questo, infatti, limita l’uso degli imballaggi monouso per l’ortofrutta in plastica a prescindere, senza tenere conto delle evidenza di riduzione degli scarti e di filiere virtuose in termini di riciclo che sono sottese agli imballaggi in plastica per quest’applicazione. L’errore madornale è che si misura la riduzione dell’uso della plastica senza attenzione agli effetti collaterali che possono portare a un bilancio si sostenibilità peggiorativo per l’attività. È vero che casi particolari potranno essere disciplinati a parte, ma costituiranno di sicuro un complesso guazzabuglio di cui è al momento incerto l’esito, mentre – per ora – di certo vi sono solo gli inutili e dannosi effetti sulla filiera. 

Ecco perchè anche per l’ortofrutta è venuto il momento di approfondire le tematiche ambientali in una logica più moderna e strutturata, anche per rispondere alle mutate richieste dei consumatori, generazione Z in testa, che vogliono sapere e capire, non solo ascoltare. 

Non è più il tempo di contrapporre biologico a integrato, plastica a cartone, pieno campo a vertical farming, è venuto il tempo di ragionare di rendicontazioni di sostenibilità certificate da organismi indipendenti e sottoposte a rating, per dare valore e sostanza all’operato del comparto a consumatori e istituzioni, acquisendo così maggior fiducia e, anche più credibilità verso i potenziali finanziatori. A Tink Fresh 2025, il 5 maggio al Centro Congressi del Grand Hotel di Rimini, cercheremo di mettere a fuoco il tema fornendo il punto di vista del panel di 3.000 responsabili acquisti del Monitor Ortofrutta di Agroter. Da non perdere.

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