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Le Fiere del Futuro? Professionali, internazionali e... a misura di consumatore
Sono i pilastri della proposta "La fiera che vorremmo" sottoscritta da oltre 80 aziende

Superare il tradizionale modello B2B per abbracciare un approccio B2B2C, puntando a trasformare gli eventi di settore in appuntamenti capaci non solo di favorire il business tra operatori della filiera, ma anche di avvicinare il consumatore alle aziende espositrici.
L’obiettivo è chiaro: offrire al pubblico un’esperienza immersiva e coinvolgente, un’occasione per fare informazione, costruire un rapporto diretto e meno intermediato tra aziende e consumatori, sul modello di quanto già avviene in altri ambiti fieristici come Ecomondo, Rimini Wellness, Cosmoprof e Vinitaly, dove la componente consumer si bilancia perfettamente con quella professionale.
Questa visione è al centro del documento informale intitolato “La fiera che vorremmo” (clicca qui), sottoscritto da oltre 80 aziende della filiera ortofrutticola (clicca qui) e presentato ieri mattina alla stampa specializzata. A illustrare i contenuti del progetto è stato il gruppo di contatto in rappresentanza delle aziende firmatarie, composto da Martina Boromello (Responsabile Marketing e Comunicazione di OrtoRomi), Sarah Bua (Responsabile Comunicazione Marketing di Op La Deliziosa), Claudio Dall’Agata (direttore del consorzio Bestack), Carola Gullino (presidente dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta) e Leonardo Odorizzi (socio fondatore della Grande Bellezza Italiana).

“Innanzitutto, è importante chiarire un aspetto: l’obiettivo non è organizzare una nuova fiera, ma fornire uno strumento progettuale su cui basare la futura programmazione degli eventi esistenti. Si tratta di un contributo concreto per migliorare l’offerta fieristica, rendendola più attuale e in linea con le esigenze del settore – ha puntualizzato durante il suo intervento introduttivo Claudio Dall’Agata. L’idea è quella di esplorare un possibile nuovo format che coinvolga anche il consumatore, aggiungendo magari un giorno dedicato o un’iniziativa specifica che arricchisca l’attuale offerta fieristica. È una proposta ancora in fase di elaborazione, nata da un’analisi iniziata circa un anno fa, e che vuole offrire un cambio di paradigma che potrebbe segnare una svolta importante per tutto il comparto”.
“Quindi, non ci poniamo come organizzatori, ma come intermediari: ascoltiamo, proponiamo e restituiamo idee e suggerimenti, in un processo aperto e partecipativo. Il nostro obiettivo è stimolare chi già organizza eventi a migliorare continuamente, adattando le fiere alle nuove sfide del mercato, e dopo un anno di confronto e riflessione, siamo pronti a condividere queste proposte, sottoscritte da oltre 80 aziende, con tutti gli attori del settore”.

Un concetto ribadito da Martina Boromello: “Non abbiamo soluzioni pronte né vogliamo puntare il dito contro nessuno. Non è il nostro ruolo organizzare fiere, ma riteniamo sia nostro dovere, come rappresentanti del settore, osservare le situazioni critiche e riflettere su come affrontarle. Il nostro obiettivo non è dire come debbano essere organizzate le fiere, ma mettere in luce le difficoltà esistenti e favorire una riflessione condivisa. Oggi più che mai è fondamentale costruire insieme un evento fieristico che sia italiano, rappresentativo e forte, capace di coinvolgere sia il consumatore che il mercato estero”.

È interessante notare il forte valore aggregativo del progetto: “L’elenco delle aziende coinvolte in questa iniziativa è variegato e comprende realtà di rilievo così come aziende più piccole, Sono rappresentate tutte le tipologie di imprese del settore, a dimostrazione di come l’Italia desideri giocare un ruolo centrale in questo processo – ha sottolineato Leonardo Odorizzi – La nostra richiesta alle fiere non nasce da critiche rivolte a uno specifico evento o organizzatore. Non abbiamo ricette pronte né vogliamo alimentare polemiche. Al contrario, il momento è propizio: alcune manifestazioni stanno perdendo appeal, e questo per noi rappresenta una grande opportunità. L’Italia è il cuore della produzione e dello smistamento ortofrutticolo a livello mondiale, e vogliamo rafforzare questo ruolo strategico”.

“Essere aggregativi e trasversali è fondamentale per raggiungere il consumatore finale – ha aggiunto Sarah Bua – Il vero obiettivo è capire come rendere il settore ortofrutticolo più attraente per il pubblico, soprattutto lavorando insieme agli enti e agli organizzatori fieristici. Quando si agisce da soli, è difficile ottenere risultati concreti; ecco perché è indispensabile creare un contesto aggregativo che favorisca la collaborazione e il confronto. Il senso di comunità è un elemento chiave: le persone lo cercano e lo trovano attraente, perché crea un legame emotivo e un coinvolgimento autentico. Allora, perché non applicare lo stesso principio all’ortofrutta? Costruire un contesto partecipativo e inclusivo può rendere il nostro settore più vicino al consumatore, facendo percepire i prodotti non solo come merce, ma come parte di un racconto condiviso e appassionante”.
Il concetto è chiaro, un format fieristico che sappia radunare oltre 100-200 mila presenze che parta dalle ottime esperienze già oggi in campo e che quindi sia in grado di dialogare ancora meglio con la Gdo, sia rappresentativo dell’intero potenziale ortofrutticolo italiano, sia la piazza di tutti i brand importanti, sia attrattivo per i buyer stranieri, dialoghi meglio e di più con i nuovi mezzi di comunicazione generalisti e coinvolga sempre di più il consumatore finale.
Il progetto è stato presentato ai vertici dei singoli enti fiera partendo da Cesena Fiera organizzatrice di Macfrut - fiera di riferimento dell’ortofrutta italiana e a seguire Fiere di Parma, BolognaFiere Group e Italian Exibition Group. Il feedback? “Abbiamo riscontrato un’ampia disponibilità e grande considerazione da parte dei diversi tavoli con cui ci siamo confrontati – ha risposto Dall’Agata – Non intendiamo entrare nel merito delle singole risposte, poiché i tempi sono prematuri. Tuttavia, ciò che conta è che le fiere si sono messe a disposizione, mostrando apertura al dialogo”.
“Attualmente il nostro intento è continuare a coinvolgere sempre più aziende: 500 sarebbe un numero significativo. Crediamo che la partecipazione attiva del maggior numero di realtà del comparto è fondamentale per dare maggiore forza alla proposta e per garantire un impatto significativo nel futuro delle fiere ortofrutticole”. La sfida è stata lanciata, vedremo chi sarà disposta a coglierla.
