L’alluvione affonda l’ortofrutta in Emilia-Romagna

Le testimonianze degli attori del settore sulla tragica situazione

L’alluvione affonda l’ortofrutta in Emilia-Romagna

Una situazione drammatica quella che in queste ore si sta materializzando in Emilia-Romagna, tra fiumi in piena, esondazioni ed evacuazioni, la conta dei danni sembra incalcolabile e  con effetti sanguinosi per l’economia della regione. Dopo l’alluvione di inizio mese, che ha messo in ginocchio il ravennate, è da ieri mattina che si sta ripetendo lo stesso copione. Dal cuore dell’Emilia sino alla riviera romagnola piove ininterrottamente da ieri mattina e i fiumi, inevitabilmente, si sono riempiti oltremodo sino ad esondare come il Savio a Cesena.
Si pensa a salvare il salvabile ma per l’agricoltura si palesano gli spettri di un disastro causato, scherzo del destino, proprio dall’acqua che tanto veniva bramata per poter irrigare. 

A IFN Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena-Rimini, ha dato le prime impressioni a caldo. “Stiamo attendendo con molto timore perché diversi fiumi sono in piena e c’è il rischio che esondino. Nelle prefetture di Rimini e Forlì ci sono tavoli aperti H24, collegati con i consorzi di bonifica, per tenere monitorata la situazione che appare drammatica. Ci sono campi sommersi in tutta la Romagna e i danni sono già incalcolabili e si teme che colture come le ciliegie e le albicocche vengano distrutte completamente, creando un danno economico drammatico. Intanto si pensa alla tutela dei cittadini, ci sono stati diversi evacuati ma nessuno ha riportato conseguenze finora”. 

Abbiamo fatto il punto anche con Ernesto Fornari, direttore generale di Apofruit, che ha definito la situazione come davvero “preoccupante”. “Oggi (ieri per chi legge, ndr) eravamo nel clou del maltempo in Romagna con diversi fiumi esondati: il Savio, il Ronco ma anche corsi d’acqua minori come Pisciatello, Rigossa e Rubicone. Dopo le perdite già subite la scorsa settimana nella zona di Bagnacavallo, siamo ancora alle prese con le stesse problematiche e i danni si contano anche nella zona di Rimini e Riccione fino a Pesaro”. E continua: “Siamo di fronte a un vortice di maltempo che continua a scaricare tantissima pioggia nei corsi d’acqua e dalle colline si accumula tutta a valle, causando fiumi talmente in piena che neanche il mare riesce ad assorbirne il flusso”. E i danni sulle colture sono visibili: “Le ciliegie non coperte sono in gran parte compromesse dato il fenomeno di cracking. Le albicocche sono andate perse e ugualmente le nettarine, mentre si salvano, in parte, le pesche. L’umidità ha causato crepe su un gran numero di frutti, danni che si vanno ad unire a quelli dello scorso weekend”.
E aggiunge: “Il morale dei produttori è a terra e si ritrovano di fronte a fenomeni di rovesci improvvisi che si trasformano in grandine danneggiando i frutticini. Considerato che per il freddo avevamo già una produzione dimezzata di albicocche e il 30% in meno di nettarine, ora il maltempo si è portato via quello che restava delle produzioni precoci di maggio”. Danneggiati anche le piantagioni di kiwi giallo: “Con pioggia e umidità, i produttori hanno avuto difficoltà nella fase di impollinazione e, ora come ora, è anche difficile entrare nei campi per controllare la situazione. I problemi ci saranno anche per le fragole: al di là del fatto che sono coltivate sotto tunnel, vengono da troppi giorni di umidità e pioggia”.
E conclude: “Credo che questa sia davvero un’annata terribile. Non siamo più di fronte al solo cambiamento climatico ma ad un vero e proprio disastro. In molti casi i frutti sono stati danneggiati perché le coperture da grandine non sono installate, considerati i costi per i produttori. Ma in generale  gli agricoltori sono in difficoltà per una serie di problematiche gravissime, arrivate una dietro l’altra: prima la siccità, poi le anomalie degli insetti, le stagioni anomale e gli sbalzi di temperatura, la soppressione dei principi attivi e ora la pioggia incessante. È proprio il caso di dire che agli imprenditori agricoli gli sta ‘piovendo addosso’”.

Loris Babbini è proprietario dell’azienda agricola Le Bagnare a Carpineta, sulle colline cesenati, dove coltiva 5 ettari di ciliegie, di cui una buona parte dedicati alle varietà più precoci. “La grandine aveva fatto il suo alcune settimane fa, ma il nubifragio di questi giorni ha dato il colpo di grazia: il danno sulle precoci è stimabile al 100%. Non solo non le raccoglierò perché sono tutte spaccate, ma dovrò buttarle giù e trinciarle altrimenti attireranno i moscerini negli altri frutti”. Lo stesso discorso vale per le albicocche precoci, che non si salvano dal violento nubifragio. Le uniche speranze vengono riposte nelle varietà medio-tardive di ciliegie, come Cordia, Corniola e Graffione, raccoglibili tra più di un mese. “Saranno acciaccate dalla grandine ma almeno dovrebbero salvarsi dal diluvio”.

Anche per il settore orticolo romagnolo la situazione è estremamente delicata come ci spiegano dal Gruppo Brunelli di Cesena: “In azienda già da stamane abbiamo appezzamenti completamente allagati – illustra il titolare Matteo Brunelli – ma la situazione è in continuo divenire, poiché tanto i fiumi quanto i canali di scolo sono al limite in tutto l’areale romagnolo, dal Riminese fino alle prime porte di Bologna. Non possiamo fare altro che attendere e farci il segno della croce”. Dello stesso avviso il Direttore Marco Baldacci: “il problema principale è che i terreni sono già colmi d’acqua a causa delle piogge dei giorni scorsi e quindi non trattengono nulla. Come se non bastasse stiamo assistendo ad un forte vento proveniente dal mare che provoca mareggiate che rallentano il defluire dei fiumi. Per quanto riguarda i danni alle insalate è impossibile fare previsioni, perché il quadro è in rapida evoluzione, purtroppo in senso negativo, visto e considerato che le piogge dovrebbero terminare verso domani mattina (oggi per chi legge ndr). Se lo stress fosse limitato ad un paio di giorni, le insalate dovrebbero riprendersi seppur con qualche difficoltà; se, invece, l’asfissia si prolunga, i danni saranno certamente più gravi. Non ci resta che aspettare che finisca”.
A Cesena nel pomeriggio si è assistito all’esondazione del fiume Savio che attraversa la città e per capire le possibili ripercussioni sulle forniture ortofrutticole abbiamo raggiunto il responsabile Organizzazione e Gestione del mercato Ortofrutticolo Matteo Magnani: “La struttura è distante da dove ha esondato il fiume Savio e da questo punto di vista fortunatamente non abbiamo subito danni, e bene o male siamo asciutti. Piuttosto stiamo monitorando il canale che costeggia la struttura che sta raggiungendo livelli di guardia. Di certo faremo il possibile per garantire l’apertura del mercato, anche se prevediamo che ci saranno forti limitazioni alla viabilità visto il protrarsi delle piogge”.
 

Situazione critica anche a San Mauro Pascoli (Fc), dove l’azienda agricola Massimo Tufo (50 ettari), specializzata nella produzione di lattughe e sedano si trova inondata dall’acqua e a 200 metri dal fiume Uso, che ha registrato il livello 3 di allarme. “I campi sono impraticabili – racconta il produttore cesenate - piove ininterrottamente da questa notte ma soprattutto dalle 10 alle 12 la pioggia è stata particolarmente abbondante. Se domani (oggi per chi leggge, ndr) sarà uguale saremo costretti a fermarci per alcuni giorni sia con la raccolta che i trapianti”.
I disagi maggiori secondo Tufo non sono determinati tanto dall’immediatezza, ma da quello che l’acqua comporterà per le piante. “Bisogna vedere come se la caverà il prodotto. A questo punto è evidente che ci saranno delle conseguenze legate alle malattie che colpiranno le orticole. La lattuga, infatti, rischia di diventare gialla e di ammalarsi compromettendo la produzione. Se anche non fosse, la qualità ne risentirà e la preparazione del terreno non sarà certo ottimale dopo questo disastro. Le ultime due settimane abbiamo tamponato la situazione ma adesso non sappiamo come comportarci”. 

Hanno collaborato: Alice Magnani, Lucia Caselli, Fabrizio Pattuelli e Angelo Angelica