La patata evolve: qualità, sostenibilità e segmentazione guidano il mercato

Da prodotto basico a eccellenza in continua crescita: brand, Identificazioni Geografiche e innovazione varietale stanno rivoluzionando il settore

La patata evolve: qualità, sostenibilità e segmentazione guidano il mercato

Nell’immaginario collettivo, la patata è stata spesso considerata un prodotto semplice, addirittura povero, anche - se da qualche tempo - questa immagine è stata completamente modificata (clicca qui per approfondimenti). Infatti, il dibattito emerso nella seconda parte della diretta IFN dedicata a questo tubero – andata in onda pochi giorni fa (clicca qui per rivederla) – ha restituito un quadro molto più da gourmandise per questo prodotto.

Produttori e distributori, infatti, hanno sottolineato come il settore stia vivendo un’importante evoluzione. È ormai scomparso il sacco da 10 kg venduto a pochi centesimi e si sta procedendo verso una riduzione delle grammature, seguendo il percorso già avviato con le confezioni da 1,5 kg.
Inoltre, il mercato ha compiuto un salto di qualità grazie all’affermazione dei brand, al riconoscimento delle Identificazioni Geografiche, all’innovazione varietale e alla crescente attenzione verso la sostenibilità.
A conti fatti, il settore sta avanzando rapidamente verso un futuro in cui le parole chiave saranno qualità e sostenibilità.

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Come di consueto, il nostro Direttore Roberto Della Casa, ha stimolato il dibattito riportando alcuni dati: “Abbiamo condotto un’indagine sulla piazza di Modena, analizzando cinque insegne, e abbiamo rilevato che i negozi offrono tra 10 e 13 referenze. È interessante notare che il 75% dell’assortimento è composto da patate gialle, le più versatili, mentre, per quanto riguarda il packaging, il confezionato a peso imposto domina le vendite, rappresentando l’80% del volume complessivo. Su questo tema vorrei riportare uno studio condotto quasi dieci anni fa nel quale avevamo evidenziato come, ben l’82% dei consumatori desiderasse confezioni sotto 1,5 chili di peso in un contesto dove la confezione più diffusa era quella da 2 kg. Oggi, oltre il 65% delle confezioni vendute pesa meno di 1,5 kg, con una quota che è raddoppiata nel tempo. Quindi molto è stato fatto ma forse si sarebbe potuto osare di più. Ad ogni modo, considerando l’ampiezza della categoria, quali potrebbero essere le chiavi di segmentazione più strategiche?”.

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Su questo tema, Pier Luigi Lauriola, Responsabile Ortofrutta di Carrefour Italia, ha illustrato le tendenze in atto nella Gdo: “Attualmente, la categoria segue due principali filoni di segmentazione nel punto vendita. Da un lato, il criterio del prezzo, che parte da un prodotto conveniente, con grammatura elevata e arriva alla fascia intermedia, dove il sacco da 2 kg domina il mercato”.
“La vera diversificazione dell’offerta avviene invece nel segmento delle confezioni da 1,5 kg, che rappresentano circa il 60% delle vendite. Qui si registra una forte presenza dei brand, mentre al contempo lavoriamo molto sulla destinazione d’uso. Notiamo, senza dubbio, un crescente interesse per le patate a Indicazione Geografica, come DOP e IGP, sempre più apprezzate dai clienti. Anche il segmento ‘Residuo Zero’ e il biologico stanno guadagnando terreno”.
“Per quanto riguarda ulteriori riduzioni di grammatura – ha analizzato Lauriola – il tema è in fase evoluzione. Il passaggio verso confezioni da 1,2-1,5 kg dimostra un percorso già avviato, ma è importante considerare anche l’incidenza del costo del packaging.”

Secondo Gianluca Sapienza, Responsabile Acquisti Ortofrutta di Ergon - Gruppo Despar, il prodotto sfuso sta rispondendo alla crescente esigenza di acquistare quantità più contenute per singolo atto d’acquisto: “Nell’ultimo periodo, il segmento dello sfuso sta registrando una crescita significativa. Certo, il suo valore complessivo è ancora inferiore rispetto al confezionato, ma questo trend evidenzia come i consumatori cerchino di calibrare meglio le quantità acquistate, anche in risposta alla riduzione della numerosità dei nuclei familiari. Inoltre, c’è una maggiore attenzione alla riduzione degli sprechi.”
Approfondendo il tema della segmentazione, il manager siciliano ha sottolineato: “Non va sottovalutato il ruolo dell’MDD, che rappresenta una quota importante del mercato. Allo stesso tempo, le DOP e IGP stanno vivendo una forte crescita. Per quanto ci riguarda, auspichiamo che la patata novella siciliana possa ottenere questo riconoscimento, perché sarebbe un volano straordinario per le vendite.”

Il ruolo del brand nel settore delle patate è ormai consolidato, come confermano le parole della Gdo, e su questo aspetto Selenella è stata tra le prime a crederci. “Siamo stati dei precursori in questo ambito – ha dichiarato Mirco Zanelli, consigliere del Consorzio Selenella  – e adesso godiamo di un’ampia riconoscibilità. Naturalmente, un brand di successo deve poggiare su basi solide, il che significa garantire una qualità costante. Per questo motivo lavoriamo con poche varietà selezionate, in modo da ridurre la variabilità e mantenere elevati standard produttivi”.
“Sempre in un’ottica di valorizzazione, abbiamo realizzato un’estensione di brand, trasferendo i valori di Selenella – legati alla nutraceutica, grazie all’alto contenuto di Selenio, e alla qualità – ad altri prodotti, come carote e cipolle. La risposta dei consumatori è stata estremamente positiva, e il trend di crescita è costante.
“Inoltre – ha aggiunto Zanelli – ci stiamo avvicinando anche al mondo dei trasformati, con prodotti come gnocchi e patatine fritte, senza trascurare segmenti in espansione della prima gamma, come le mini patate. In sostanza, come Consorzio Selenella, stiamo cogliendo con soddisfazione tutte le opportunità che il mercato ci offre.”

Il tema della scelta varietale come volano per soddisfare le esigenze della filiera è stato fra i più approfonditi, e questo aspetto Giulio Romagnoli, Amministratore Delegato Romagnoli F.lli spa, ha fornito un quadro aggiornato: “Il settore delle patate sta attraversando una profonda rivoluzione. Se guardiamo alla lista varietale, nell’ultimo anno, come da qualche stagione, è stato eliminato circa il 10% delle varietà e molte altre scompariranno nei prossimi anni. Tutte le varietà che non garantiranno resistenza a virus, batteri e funghi saranno progressivamente sostituite, perché è evidente come i mezzi di difesa siano sempre meno; quindi, non possiamo prescindere da una resistenza genetica. Comunque, la proposta varietale è ancora molto ampia e, nonostante ciò, l’80% del mercato è dominato da una quindicina di varietà, mentre altre dieci rappresentano appena il 10%”.
“Senza dubbio la genetica sta compiendo passi da gigante per migliorare la resistenza delle piante, magari non con la velocità di cui avremmo bisogno, ma oltre alla sicurezza produttiva, oggi è fondamentale garantire anche il gusto. Se vent’anni fa la priorità era la resa, seguita dal colore della buccia e dalla capacità di conservazione, oggi, che questi parametri sono diventati dei prerequisti, il sapore è al centro dell’attenzione. Questo ha portato a una qualificazione dell’offerta ed è fra le cause dell’incremento delle vendite”.
“Porto un esempio a supporto di queste tesi. Nelle catene dove abbiamo investito nella segmentazione, con una selezione varietale mirata e costante, i risultati sono stati evidenti: un aumento del 30% nelle vendite”, ha spiegato Romagnoli.

Un altro importante driver di sviluppo è rappresentato dalle Identificazioni Geografiche, che nel caso della Patata della Sila IGP si arricchisce del valore derivante dalla produzione in montagna.
Albino Carli, Direttore del Consorzio PPAS - Patata della Sila, ha spiegato: “Produrre in montagna è molto più complesso rispetto alla pianura: il clima è più rigido e i produttori devono adattarsi a sostenersi con una sola produzione all’anno, gestendo con attenzione le rotazioni colturali. Serve quindi un impegno significativo per ottenere un buon risultato. Il segreto del nostro successo, oltre alla scelta varietale, risiede in un ambiente unico, che favorisce un’elevata concentrazione di sostanza secca nelle patate. Da noi, la semina avviene a maggio e la raccolta tra settembre e ottobre, beneficiando di un’intensa esposizione solare e di condizioni climatiche ideali. Non dimentichiamo che le patate provengono originariamente dalle Ande, e per certi aspetti il nostro territorio presenta similitudini con quell’ecosistema”.
“Inoltre, la montagna ispira fiducia nei consumatori, probabilmente perché viene percepita come un ambiente incontaminato, ricco di natura e autenticità. Questo valore è ancora più forte per la Patata della Sila IGP, che nasce all’interno di un parco nazionale. Se, a questo, aggiungiamo un prodotto di qualità, abbiamo tutte le carte in regola per essere vincenti”.
“Un aspetto fondamentale è la comunicazione: questi valori devono essere trasmessi in modo efficace al consumatore perché, quando viene informato risponde positivamente. Un esempio emblematico riguarda il nostro tratto distintivo, le patate spazzolate e non lavate. Inizialmente c’era scetticismo, perché non era una pratica diffusa, ma oggi questo aspetto è diventato sinonimo di rusticità e artigianalità, rappresentando un prodotto autentico e naturale, molto apprezzato dalla clientela”.

Un tema fondamentale, che non può essere trascurato, è quello della sostenibilità, come ha ricordato Giulio Romagnoli: “Credo che la sostenibilità, declinata nei tre pilastri ESG – Ambiente, Sociale e Governance – sia l’unica strada percorribile per lo sviluppo delle nostre aziende. Stiamo già iniziando a vedere gli effetti di questo approccio, e sono soddisfatto di aver intrapreso questo percorso con la creazione, già diversi anni fa, del Bilancio di Sostenibilità”.
“Essere sostenibili significa agire con responsabilità, restituire alla comunità parte delle risorse che utilizziamo per la nostra attività. Sostenibilità vuol dire anche efficienza e rappresenta una garanzia per il futuro”.
“Misurare ciò che facciamo non è solo un atto di serietà e responsabilità, ma ci consente di individuare nuovi obiettivi e di generare un circolo virtuoso. La misurazione oggettiva è la chiave per dimostrare che si passa dalle parole ai fatti, permettendoci di migliorare continuamente. Non dobbiamo temere di condividere i nostri risultati, perché solo così possiamo crescere davvero” ha concluso l’imprenditore.

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