Il meglio di IFN
Pericoltura, l’Abate innestata su Conference autoradicato convince
Ieri, durante le visite in campo organizzate da Fruit Modena Group tra Forlì, Ravenna e Ferrara sono state illustrate le diverse modalità di gestione
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C'è stata un'ampia partecipazione di pericoltori alla visita tecnica che si è svolta ieri in diversi impianti di Abate Fétel, situati tra Forlì, Ravenna e Ferrara, e innestati su Conference Autoradicato.
L'iniziativa, organizzata da Fruit Modena Group, che ha visto la direzione di Stefano Foschi, responsabile e coordinatore ricerca, sviluppo e sperimentazione di UnaPera, e la collaborazione della Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra – con la partecipazione di Michele Mariani - si inserisce in un ciclo di incontri in essere da diversi anni, finalizzato a illustrare ai frutticoltori del Nord Italia le potenzialità di questo sistema di allevamento.
Diffuso soprattutto nell’areale romagnolo, l’autoradicato si distingue per un portinnesto di buona vigoria che, pur entrando in produzione più lentamente rispetto al cotogno (anche se Conference autoradicato limita questo aspetto), offre una maggiore resistenza alle malattie e agli stress ambientali. Queste criticità hanno infatti compromesso la tradizionale combinazione Abate Fétel-cotogno, un tempo alla base del successo della pericoltura emiliana.

Proprio gli agricoltori emiliani hanno partecipato numerosi all’incontro, come racconta Adriano Aldrovandi, Presidente di Fruit Modena Group: “Abbiamo osservato due diverse modalità di conduzione degli impianti di Abate innestati su Conference autoradicato: una più strutturata, caratterizzata dall’uso di legature, e l’altra con una conformazione della pianta più libera. Senza dubbio, si tratta di approcci differenti rispetto a quelli tradizionalmente adottati nell’areale modenese, ma è fondamentale restare aperti a nuovi sistemi che stanno dimostrando risultati promettenti”.
“Infatti, la produttività media degli impianti analizzati si attesta tra 350 e 400 quintali per ettaro - ha aggiunto Giampaolo Nasi, Direttore di Fruit Modena Group - includendo anche gli anni caratterizzati da gelate, a conferma del loro elevato potenziale produttivo che può arrivare fin sopra i 600 qli/ettaro. Inoltre, una quota significativa dei frutti appartiene alla categoria calibro 65+ (quasi il 70%), aspetto di particolare rilevanza commerciale”.
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“Questi dati –sottolineano gli esperti – evidenziano la maggiore resilienza di tali impianti rispetto a quelli con portinnesti di cotogno, notoriamente più deboli. Tra le criticità, si riscontra una diversa capacità di attecchimento, ma il settore vivaistico sta lavorando per migliorare questo aspetto. In particolare, l’astone allevato in vasetto sembra offrire risposte interessanti”.
“Nel confronto con i tecnici, è emersa anche l’ipotesi di un’evoluzione ulteriore di questa forma di allevamento, per esempio con un sistema a candelabro a cinque branche – tre basali e due a un secondo livello – sebbene si tratti ancora di una soluzione sperimentale. Questo dimostra la dinamicità del comparto tecnico del pero, che ha registrato un significativo cambio di passo con l’istituzione di UnaPera”.
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“La giornata era focalizzata a mostrare diversi metodi di gestione degli impianti di Abate su piede di Conference autoradicato – ha spiegato a IFN Stefano Foschi – quindi, mostrando le diverse tecniche di potatura, considerando vari aspetti, come il tipo di taglio, curvatura e cimatura. L’obiettivo è spiegare le modalità di gestione un impianto più vigoroso rispetto a quelli con cotogno”.
Questo non significa che il cotogno debba essere abbandonato a prescindere: “La linea tecnica adottata da UnaPera ammette entrambi le opzioni: per chi utilizza il cotogno, la priorità è proseguire con BA 29, preferibilmente con un intermedio di Butirra Hardy. Tuttavia, se si riscontrano problemi, è fondamentale considerare un cambiamento. La soluzione più vigorosa e il miglior compromesso tra gestione della crescita e buona fruttificazione è rappresentata da Conference autoradicato”.
“Durante la giornata abbiamo analizzato impianti di diverse età, da tre anni fino a quelli in piena produzione, nelle zone di Forlì, Ravenna e Ferrara, quindi in ambienti diversi fra di loro. Le strategie di gestione adottate variano: in alcuni casi, si lascia crescere liberamente il ramo dell’anno, cimandolo solo in punta per stimolare la formazione di gemme, senza timore di rami vigorosi. In altre situazioni, invece, si predilige la curvatura dei rami senza tagli netti. A prescindere dalla modalità l’obiettivo è di riempire velocemente la parete produttiva in moda da entrare il prima possibile in produzione”.

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda una minor suscettibilità alla Valsa: “Le indagini condotte da Unapera confermano questa tendenza: gli impianti su Autoradicato, rispetto ad altri portinnesti, mostrano una minore suscettibilità a questa malattia, che sta diventando sempre più importante”.
La grande partecipazione all’evento, fa ben sperare come ci sottolinea Aldrovandi: “Sicuramente ci sono Tante difficoltà ma c’è ancora tanta voglia di fare!”
Il progetto "Ricerca e sviluppo di nuove tecniche di gestione colturale, difesa fitosanitaria, e gestione post raccolta del pero, al fine di adattare la filiera ai mutati cambiamenti climatici, per produzioni resilienti, ecosostenibili, e di alta qualità percepita rispetto al mercato di destinazione - Attività 2" è realizzato nell'ambito del finanziamento OCM ORTOFRUTTA - Reg.UE - 2021/2115, art. 50 programmi operativi settore ortofrutta.
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