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«La frenata del confezionato? È un problema per il settore»
Claudio Dall’Agata (consorzio Bestack) commenta i dati del trend del peso imposto dei primi 8 mesi dell’anno
Nei primi 8 mesi dell’anno, le vendite di prodotti ortofrutticoli confezionati a peso imposto diminuiscono lievemente a volume (-0,2%) e crescono a valore (+1%) rispetto all’anno scorso.
I dati elaborati dal Monitor Ortofrutta di Agroter, relativi all’evoluzione della quota di vendita a peso imposto (la migliore approssimazione disponibile per il confezionato) nel canale Iper+Super, confermano l’inversione di tendenza a volume iniziata lo scorso anno, dopo un lungo periodo di continua crescita (clicca qui per approfondire).
Splittando il dato fra le due macrocategorie principali, ovvero frutta e verdura, non ci sono variazioni significative in termini di performance, a differenza della quota, che è decisamente a favore delle verdure - che a volume detengono il 44,3% contro il 32,2% della frutta - mentre a valore le verdure detengono il 51,8% e la frutta il 43,4%. Infine, per la stima del confezionato in complesso, c’è da aggiungere un 5-10% alla quota del peso imposto, dovendo considerare anche la parte di prodotto confezionato a peso variabile, che ha peculiarità differenti nelle diverse realtà distributive.
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Approfondendo le performance delle singole specie dal 2022 al 2024, emergono alcuni aspetti interessanti. Fra la frutta è evidente la crescita dell’esotico confezionato, sia a valore (+9,2%) che a volume (+12%), con una incidenza sul totale delle vendite della categoria pari al 60%. Fra gli ortaggi, la categoria “altre verdure” è anch’essa incrementata a doppia cifra, sia a volume (12%) che a valore (+10%).
Che lettura dare a questi trend? È solo un effetto ridimensionamento dopo il boost del Covid, o è in atto uno spostamento delle preferenze del consumatore che, nell’ottica di centellinare gli acquisti – comprando lo stretto necessario, anche per diminuire gli sprechi – si avvicina allo sfuso?
Per rispondere a questa domanda ci siamo fatti aiutare da Claudio Dall’Agata, direttore del consorzio Bestack (nella foto in apertura).
A mio parere ci sono diverse variabili che intervengono. Prima di tutto c’è il tema del contenimento dei prezzi di vendita che è diventato trasversale e priorità per tutti. Questo si scarica in parte su un ritorno di fiamma dello sfuso, che – a parità di condizioni - ha costi al kg più bassi. Su questo piano, supermercati e superstore stanno rincorrendo i supermercati essenziali, dimenticando che quando si gioca sul campo altrui non sempre si vince e, quindi, credo che questo in prospettiva porterà alcune catene a fare scelte diverse.
Per quel che riguarda il ritorno allo sfuso per il contenimento dello spreco, dobbiamo sfatare falsi miti se vogliamo invertire la tendenza a beneficio dell’ambiente e del bilancio familiare. Su questo dovremmo fare molta più cultura e spiegare meglio, perché se essere sostenibili, ambientalmente e per il proprio portafoglio, occorre non sprecare, allora dobbiamo ricordare che l’istituto europeo JRC ci dice che fatto 100 l’impatto ambientale di un prodotto alimentare a casa del consumatore, l’imballaggio impatta per il 5%, lo spreco il 9%, mentre i 2/3 dell’impatto sono ascrivibili a consumo di suolo e produzione. Sintesi? Occorre confezionare per avere più shelf life con imballaggi attivi per non sprecare ciò che si è prodotto e avere più tempo per consumare ciò che si è comprato
Da ultimo il tema del valore. Dai dati del vostro Monitor si vede che, a parte il picco a valore del 2021, il confezionato vede costantemente aumentare la forbice tra la sua quota a valore rispetto a quella a volume, ormai prossima al 10%. Significa che il consumatore riconosce ai confezionati prezzi migliori senza perdere quote a volume, che rimane stabile da 5 anni tra il 37 e il 38%. Ne consegue che il vero tema è capire nel merito quali sono le confezioni che creano valore più del costo che generano. Sarebbe molto utile chiedere a chi lo sa e lo fa già. Chi lo sta facendo sta investendo sulla riduzione delle unità di vendita, sulla propria identità e su confezioni di carta e cartone rinnovabile e riciclabile. Il kiwi insegna. (gc)