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Aggregazione: un concetto "divisivo" per l’ortofrutta
Ovunque proliferano gli accorpamenti, solo in ortofrutta sono un’eccezione
L’articolo di Fabrizio Pattuelli sulle opzioni di aggregazione che offre la nascita di Dulcis nel mondo del kiwi (Clicca qui per approfondire), ha ridestato l’interesse sul tema da parte dei lettori. Pubblichiamo un commento arrivato nei giorni scorsi in redazione su cui in calce mi permetto di fare qualche considerazione.
Buongiorno,
Vi scrivo in merito all’articolo di Fabrizio Pattuelli su Dulcis dei giorni scorsi, che ho apprezzato non tanto per l’orgoglio di lavorare per una delle università che hanno contribuito significativamente al risultato, ma soprattutto perché condivido quanto dice sulla “famigerata aggregazione”. Tutti ne parlano e la invocano e nessuno poi si impegna a realizzarla. È vero che non è facile cambiare rotta in un sistema come il nostro, ma prodotti di qualità potrebbero aiutare.
Nel campo del kiwi UniUD si è davvero impegnata fin dagli anni ’90, ma forse quanto realizzato, con lo specifico obiettivo di dare qualità e alternative alla nostra actinidicoltura, spesso è stato vittima dei limiti e dei problemi del settore (oltre ad avere incrociato le ondate di batteriosi e ora la moria).
Abbiamo iniziato con la selezione di Jintao, poi licenziato Autari (impollinatore per Hayward), poi Belen (licenziato inizialmente come impollinatore per Jintao, ma poi rivelatosi adatto ad altre varietà). Nel 2008 la prima nostra varietà gialla (Soreli), poi Ac1536 – Dorì ® (con UniBO), quindi Zuva (altro impollinatore per alcune varietà a polpa gialla) e più di recente le varietà appena lanciate da Rivoira e quelle sviluppate con Newplant (come Dulcis).
Il lavoro continua sia per il breeding, che per la ricerca (vedi il progetto sulla moria finanziato da AGER). Non è facile e il contesto non aiuta, ma crediamo fermamente che sia importante andare avanti e trovare le giuste modalità di collaborare con il privato.
Cordiali saluti.
Giorgio Miclet
Carissimo Giorgio, famigerata e divisiva, ecco gli aggettivi giusti per l’aggregazione in ortofrutta. Tutte le volte che si arriva al dunque c’è sempre un buon motivo per non farla. L’eccezione arriva solo quando non se ne può più fare a meno, che di solito succede quando è troppo tardi.
Mentre l’Antitrust deve sovente intervenire nell’industria alimentare e nella distribuzione al dettaglio per contenere le concentrazioni, il caso recente nel retailing americano è il blocco del merging fra Kroger e Albertsons, le imprese del kiwi con base in Emilia Romagna sono ancora nella fase di riflessione sulle opportunità di dar vita a un soggetto di portata internazionale che governi masse critiche e, dunque, potere negoziale, ad esempio, verso la distribuzione alimentare nazionale ma anche per arrivare fino alle compagnie impegnate sui noli marittimi dei contenitori refrigerati. Il caso delle mele, con Melinda e Trentina in Apot, e, più di recente, delle pere con UNAPera, proprio in Emilia Romagna, non sono buoni esempi da seguire?
Il kiwi è diverso, è la risposta che aleggia. Anche le pere non sono tonde,verrebbe da dire, ma - in ogni caso - concentrare le forze su dimensioni rilevanti per il mercato in cui si opera è ciò di cui hanno bisogno tutte le imprese dell’alimentare e non solo, se no Stellantis non si spiegherebbe. Anzi, il senso delle aggregazioni non è solo nella gestione del mercato ma anche - e soprattutto – nella ricerca e nella possibilità da metterla a terra. Il motivo di fondo della concentrazione dell’industria automobilistica è soprattutto qui, nella possibilità di condividere gli enormi costi di ricerca e sviluppo di nuovi motori, di nuovi materiali e dell’automazione delle linee di montaggio. I Brand di prodotto sono tutti ancora in vita, anzi se ne è aggiunto qualche altro, come Cupra, però le aggregazioni strategiche a livello mondiale nel campo si contano sulle dita delle mani.
Ma, come si dice, l’ortofrutta è diversa. Poco importa se, per le ridotte dimensioni di scala, la stragrande maggioranza delle varietà protette in campo non sono di proprietà di imprese italiane, che al massimo le possono riprodurre e commercializzare su indirizzo dei detentori. L’occasione di Dulcis è perciò emblematica, speriamo che, da divisiva, l’aggregazione diventi, usando una parola di moda oggi, inclusiva.
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