Attualità
Arance rosse: quest’anno si parte in ritardo e con meno prodotto
Guai a deludere il consumatore, perché solo la pigmentazione (durante tutta la stagione) può risollevare i consumi
Con una penetrazione del 98% l’arancia è senza dubbio uno dei prodotti ortofrutticoli più amati dagli italiani, e la spremuta è la modalità di consumo più gettonata, come afferma l’83% dei nostri connazionali secondo le analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter.
Tuttavia, i consumi sono in calo di circa 10 punti dal periodo post covid anche in virtù di un aumento dei prezzi a doppia cifra. Un trend che ha colpito pure la punta di diamante dell’offerta arancicola italiana, ovvero, l’arancia rossa di Sicilia. Quali sono le cause di questo impasse? E soprattutto, come ridare slancio al comparto?
Se ne è discusso durante la consueta diretta di IFN andata in onda ieri mattina sui nostri canali social (clicca qui per rivederla) che aveva come protagoniste, oltre all’arancia, anche le clementine, per le quali dedicheremo un approfondimento specifico nelle prossime edizioni.
Come di consueto la discussione verteva fra le opinioni della produzione, rappresentata, per le arance, da Alessandro Barbera, titolare e general manager del gruppo Barbera e Ivan Mazzamuto, presidente della cooperativa La Normanna, mentre per le clementine ha presenziato Francesco Casciaro, direttore Op COAB e della distribuzione italiana, quali Michele Sabatini, category ortofrutta Gruppo Gabrielli e Sandro Massei, responsabile ortofrutta Unicoop Firenze.
In avvio di puntata, il nostro Direttore Roberto Della Casa ha illustrato i numeri chiave del comparto arancicolo sotto il profilo commerciale: “I consumi sono sostanzialmente costanti fino al 2019, poi c’è stata un’impennata nel 2020 generata dal Covid, e dopodiché nell’ultimo triennio abbiamo assistito ad un calo delle quantità a cui è corrisposto un aumento dei prezzi piuttosto significativo, pari a 38 punti rispetto al 2014. Se guardiamo lo scenario commerciale complessivo, l’Italia è sì un grande produttore di arance, ma allo stesso è importatore netto e se andiamo a vedere la provenienza primeggia la Spagna – anche sa ha dimezzato nel periodo l’apporto in termini di volumi – viceversa, l’Egitto ha quintuplicato le spedizioni verso l’Italia”.
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Il prodotto estero deve preoccupare, ma non creare eccessivi allarmismi secondo quanto dichiara Sandro Massei: “Sicuramente il prodotto estero concorrerà a creare competizione con quello italiano, ma noi notiamo un consumatore molto sensibile alla provenienza, infatti, la richiesta è pressante sul prodotto nazionale, siciliano in particolare, e sicuramente come Unicoop Firenze continueremo a valorizzare il prodotto italiano”.
In merito ai dati sui consumi, entrambi i manager della distribuzione confermano il trend: “In linea di massima mi ritrovo con quanto esposto – specifica Michele Sabatini – in quanto si è effettivamente assistito ad un leggero calo dei volumi causato dal prezzo medio che è cresciuto parecchio, soprattutto nell’ultimo biennio”.
“Il tema del prezzo non va sottovalutato – incalza Massei – perché sopra una certa soglia il consumatore, molto democraticamente, non acquista il prodotto. Proprio per limitare questo fenomeno siamo intervenuti sgrammando le confezioni, in modo da proporre una battuta di cassa appetibile”.
Spostandoci all’attualità, c’è grande attesa per l’inizio della campagna delle arance rosse: “che è prevista in leggero ritardo rispetto alla norma, a causa dei ben noti problemi di carattere climatico – afferma Ivan Mazzamuto – a partire dalla siccità che ha messo in ginocchio parecchie aziende, in particolare, coloro che avevano ancora impianti piuttosto vecchi che, oltretutto, sono anche i più colpiti dal Virus della Tristeza. Se non altro le piogge degli ultimi giorni, che hanno così danneggiato la costa, non hanno creato problemi in produzione, anzi, hanno rimpinguato le riserve idriche. A ogni modo, in linea di massima, si prevede meno prodotto e con una prevalenza di calibro medio-piccolo, in linea con quanto accaduto negli ultimi anni”.
“Iniziare in ritardo è un problema di poco conto, a patto che si arrivi sul mercato con un prodotto di alta qualità – puntualizza Alessandro Barbera - È chiaro che gli areali di pianura, dove l’escursione termica è più contenuta, la pigmentazione è maggiormente difficoltosa soprattutto per quei cloni, come Gallo e Scirè, che per loro caratteristiche intrinseche faticano a colorare. Certamente, il caldo anomalo degli ultimi anni non sta certamente aiutando a ottenere una pigmentazione rossa adeguata, ma con la giusta combinazione di tecnica agronomica/portinnesto e varietà si può raggiungere un contenuto di antociani adeguato”.
“È chiaro ed evidente che le problematiche di carattere qualitativo impattano significativamente sui consumi, a maggior ragione per un prodotto che ha una penetrazione del 98% e che viene consumato prevalentemente spremuto, come dichiara l’83% degli interpellati dal Monito Ortofrutta di Agroter - spiega il nostro Direttore, che si addentra in una disamina sulle tipologie più vendute: “nelle quali si nota un calo delle arance rosse a favore delle bionde, che hanno conquistato un po’ di terreno negli ultimi anni, favorite dalla maggiore sicurezza che può dare questo prodotto anche in virtù di una presenza sui banchi continuativa durante tutto l’arco dell’anno”.
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Un punto critico, segnalato da entrambi gli esponenti della distribuzione, riguarda la scarsa pigmentazione: “L’arancia rossa deve essere rossa dall’inizio alla fine, non possiamo vivere di alti e bassi, perché questo il consumatore non lo capisce, e si sente tradito”, analizza Sabatini.
Non usa mezzi termini Massei: “Il calo dei volumi è colpa della filiera perché non riesce a mantenere la promessa di un prodotto sempre rosso come ci si dovrebbe attendere, tant’è che spesso, a inizio campagna, i clienti ci portano indietro sacchetti di Tarocco accusandoci che i frutti non hanno la polpa pigmentata. Tradire le aspettative del consumatore è l’errore più grave che possiamo commettere e su questo punto occorre intervenire”.
Le richieste della distribuzione sono chiare e il mondo produttivo sta adottando tutte le contromisure possibili, in un contesto non certo facile: “Senza dubbio la mancanza di prodotto, per lo più di piccola pezzatura, che a sua volta ha generato il rincaro dei prezzi, non ha certamente favorito il consumo di arance rosse in questi anni – evidenzia Mazzamuto. Detto ciò, l’introduzione di nuovi cloni, coltivati nei giusti areali e raccolti nel momento più opportuno, può offrire maggiori garanzie e dar slancio ai consumi, così come in fase di vendita notiamo un interesse crescente per il prodotto sfuso che può generare più appeal fra la clientela”.
Che la qualità si faccia in campo ne è convinto anche Alessandro Barbera: “A livello varietale il Moro, Il Tarocco Rosso e Ippolito sono quelli che mostrano il contenuto più elevato di antocianine, che deve essere esaltato con i portinnesti migliori e le zone più adatte. Inoltre, per garantire ai consumatori una vera arancia rossa di Sicilia abbiamo investito in tecnologie di ultima generazione nella linea di lavorazione, che ci consentono di controllare la pigmentazione della polpa senza distruggere il frutto”.
“Con la nostra linea, le Extra Rosse, manteniamo la promessa di trovare una polpa effettivamente rossa – argomenta Barbera – ma vorrei aggiungere che, a mio avviso, un ulteriore impulso alle vendite lo si avrebbe con una migliore segmentazione d’uso, a oggi pressoché assente in Italia, mentre all’estero è certamente più comune e sta dando risultati molto interessanti”.
Quindi c’è spazio e modo affinché le arance rosse possano recuperare quota, a patto che si riescano a risolvere alcune criticità strutturali: “La carenza d’acqua e la mancanza di manodopera sono in cima alla lista – analizza Mazzamuto – e stiamo facendo tutto il possibile per trovare soluzioni. Per esempio, grazie a tecniche irrigue di precisione riusciamo a risparmiare il 20% d’acqua, ma è evidente che la politica deve fare la sua parte per risolvere il problema degli invasi che non trattengono l’acqua quanto dovrebbero. Per la manodopera è difficile auspicare in un avvicinamento alle campagne da parte delle nuove generazioni, e difatti stiamo valutando delle raccoglitrici robotiche che proveremo in campo nel 2025”.
Se non altro dalle parole dei protagonisti della filiera dell’arancia rossa, sono ben chiari le operazioni da intraprendere per dare nuova linfa ad uno dei prodotti simbolo dell’ortofrutta italiana, a partire dal consumatore che deve trovare frutti rossi durante tutto l’arco della stagione. Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto se il clima continua a mettere i bastoni in mezzo alle ruote, ma non ci sono alternative percorribili. (gc)