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Il paradosso dell'acqua in Sicilia: alluvioni devastanti e invasi vuoti
Il cambiamento climatico viene accentuato dall’incuria dell’uomo
Il ciclone che si è abbattuto mercoledì 13 novembre sulla costa jonica catanese, con picchi di pioggia di 500 mm, ha fatto rivivere in Italia l’incubo che si è consumato a Valencia solo qualche settimana fa (clicca qui per approfondire). Fortunatamente l’esito del passaggio del ciclone è stato molto più clemente in Sicilia rispetto all’ondata di devastazione e morte generata in Spagna.
Addirittura, si è guardato anche il lato positivo, “finalmente in Sicilia è arrivata l’acqua”: dato che l’isola sta vivendo una vera e propria fase di desertificazione con comuni senz’acqua e l'agricoltura che stenta ad avere disponibilità idriche adeguate per le colture. Diciamo che tutti i mali non vengono per nuocere! E invece, mentre le strade si sono allagate e i danni ammontano a milioni di euro, gli invasi destinati all’utilizzo urbano e agricolo sono ancora asciutti.
Ma in Sicilia tutto è possibile (lo scrivo da siciliano), le piogge intense non sono state sufficienti a limitare il fenomeno della siccità e i grandi serbatoi collocati nelle aree interne dagli anni 50-60 rimangono ancora con pochissima acqua, causando danni per l’approvvigionamento idrico sia per i centri abitati che per le colture agrumicole e olivicole, dove - nel 2024 - c’è stata una perdita della produzione del 50-70%, secondo Confagricoltura.
Sfortunatamente, le piogge si sono concentrate solo su una parte dell’Isola, la costa orientale, anche a causa dell’aumento di temperatura del mar Mediterraneo (clicca qui per approfondire). Come ha riferito il professor Giuseppe Cirelli, ordinario di Idraulica Agraria dell’Università di Catania al Corriere Della Sera, il problema è che piove male: “Piogge non omogenee su tutto il territorio. Se non piove abbastanza in questo periodo dell’anno, cioè tra ottobre e novembre, significa che nell’estate 2025 ci troveremo ancora di più in gravissime difficoltà con l'acqua pe uso potabile e irriguo. Siamo a rischio desertificazione».
Ma la colpa non è solo del Mediterraneo e del cambiamento climatico.
«La perdita di acqua è un problema patologico del sistema infrastrutturale delle reti di distribuzione idrica siciliana. Vi sono state carenze anche sul piano dell'utilizzo dei fondi europei, la Sicilia ha dovuto restituire risorse all'Europa per oltre 100 milioni di euro per migliorare le condizioni delle reti di distribuzione”, afferma Enrico Foti, docente di Idraulica all'Università di Catania e componente della Commissione grandi rischi.
In Sicilia, l’acqua che si spreca è impressionante: supera in media il 50% della disponibilità; un litro su due immesso nelle reti idriche si perde e vi sono zone dove addirittura le perdite di acqua toccano il 75%.
Intanto, la Regione Sicilia ha trovato un accordo con il governo per attivare quattro dissalatori, cioè impianti in grado di trasformare l’acqua marina in acqua potabile. Il Governo stanzierà 100 milioni di euro, 90 dei quali saranno garantiti proprio dallo Stato attraverso il Fondo di sviluppo e coesione.
E mentre l'acqua scarseggia sempre di più…in Sicilia è tornata l’Estate.