Clementine: occorre migliorare la gestione delle nuove varietà club

La campagna è partita in netto anticipo rispetto alla norma con vendite interessanti

Clementine: occorre migliorare la gestione delle nuove varietà club

La stagione delle clementine italiane è in netto anticipo rispetto alla norma, con una qualità tutto sommato soddisfacente, nonostante l’andamento climatico certamente poco favorevole. Dal lato dei consumi, le varietà tardive stanno guadagnando spazio e allentano così la pressione nei momenti clou – anche se a dicembre si sviluppa ancora 1/3 dei volumi complessivi – ma la gestione di queste varietà club a trazione straniera porta in seno alcune incognite.
È questo, in estrema sintesi, ciò che è emerso dall’approfondimento sulle clementine durante la Diretta IFN che è andata in onda nei giorni scorsi (clicca qui per rivederla) e che aveva come protagonista anche le arance.
A rappresentare il mondo produttivo c’era Francesco Casciaro, direttore Op COAB, mentre dal lato Gdo si sono alternati Michele Sabatini, category ortofrutta Gruppo Gabrielli e Sandro Massei, responsabile ortofrutta Unicoop Firenze.

Clicca qui per ingrandire la slide

Consumi in calo nell’ultimo anno. Bilancia commerciale costantemente in rosso.
Come di consueto, il nostro Direttore Roberto Della Casa ha introdotto il focus sulle clementine, riportando alcuni dati significativi, a partire dai consumi: “Nel 2022 c’è stato un picco a volume che speriamo possa ripetersi, ed è evidente - quindi - che il Covid non abbia inciso più di tanto, a differenza delle arance. Inoltre, si nota la risalita a valore nell’ultimo biennio, determinata anche dagli effetti inflattivi che ha, soprattutto nell’ultimo anno, inficiato sui volumi, in discesa di ben 8 punti percentuali. Se poi ci sposta al commercio estero, è evidente la dipendenza dall’estero, malgrado l’importanza dell’Italia a livello produttivo. Infatti, la bilancia commerciale è costantemente in negativo e la parte del leone la fa la Spagna, nonostante le performance siano in calo a differenze della Francia che registra un andamento opposto. Da notare, infine, come l’importazione avvenga soprattutto per il prodotto di alta qualità”.

Clicca qui per ingrandire la slide

Clicca qui per ingrandire la slide

Quindi, in uno scenario caratterizzato da luci e ombre, che permangono anche in questa campagna caratterizzata da un anticipo produttivo importante: “Di almeno 15 giorni – evidenzia Casciaro – tant’ è che la raccolta del precoce è terminata e siamo già al 20% del clementino comune. La partenza anticipata ci ha dato più tempo per piazzare il prodotto, fra l’altro in netto aumento rispetto all’anno scorso, e difatti non si sono avuti grossi problemi, mentre l'inizio di novembre non è stato dei più brillanti, complice un clima caldo che non ha incentivato il consumo delle clementine. Certamente, l’abbassamento delle temperature favorirà sia la ripresa delle quantità vendute e, soprattutto, garantirà una qualità migliore. Quindi, calma e gesso, razionalizziamo il prodotto evitando accumuli, sfruttando anche le possibili opportunità che ci arrivano dall’estero dopo i problemi che hanno colpito la Spagna”.

Nei fatti, una buona partenza confermata anche dal mondo distributivo: “L’inizio è stato tutto sommato buono, non ci possiamo lamentare e siamo fiduciosi che la campagna si svilupperà senza grosse criticità”, commenta Michele Sabatini.
Dal suo osservatorio, Sandro Massei, sottolinea l’importanza di gestire al meglio la campagna in tutte le sue fasi: “probabilmente, nel periodo clou della campagna, una maggiore aggressività, intesa come promozione e valorizzazione sul punto vendita, potrebbe essere la strada giusta da percorrere per mantenere i volumi su livelli, mentre - nella parte tardiva - quando l’attenzione del consumatore a questa referenza diminuisce, è giusto posizionarsi sull’alto di gamma con varietà performanti”.

Clicca qui per ingrandire la slide

“Certo, bene le nuove varietà che sicuramente hanno incentivato i consumi soprattutto nel periodo tardivo – come evidenziato dai vostri dati – ma il problema, (che in realtà è più un suggerimento) è che si rende necessaria una campagna di comunicazione decisamente più impattante, in modo da coinvolgere maggiormente la clientela”, aggiunge Sabatini. 

Quindi, le nuove varietà “tirano” nei consumi, ma la loro gestione è più complicata di quanto possa apparire: “C’è un po’ di confusione perché non c’è uno sviluppo organico – afferma Casciaro – quindi si corre il rischio che nell’arco di qualche anno ci sia una sovrabbondanza di nuove cultivar, da evitare a ogni costo perché sappiamo già cosa succede quando in un settore l’innovazione varietale non viene gestita con criterio. Oltretutto, si tratta di investimenti notevoli, perché in fase di impianto, i possessori della nuova varietà – ovvero grandi aziende straniere – richiedono royalty importanti, che possono arrivare fino a 25-30 mila euro/ettaro. Per quanto ci riguarda, abbiamo investito in una varietà club tardiva che ci consente di allentare la pressione nel mese centrale, che è dicembre, e per ora è sufficiente così”.

Purtroppo, di nuove varietà italiane c’è poco o nulla: “A parte Perrina, mutazione del clementino Comune sviluppata dall’agronomo Franco Perri, non ci sono progetti di miglioramenti genetico nazionale, bloccati da oltre 30 anni, ed è un vero peccato, perché sostanzialmente siamo in mano alle potenze estere”.
“Per puntare a un futuro roseo – conclude Casciaro – dovremmo auspicare una maggiore coesione non solo a livello produttivo, ma pure con il mondo distributivo nazionale, mettendo da parte i campanilismi che troppo spesso limitano le strategie di ampio respiro di cui il settore necessita”. (gc)

Clicca qui per iscriverti alla Newsletter quotidiana di IFN