I prodotti a prezzo basso sono la risoluzione a tutti i problemi?

Un'analisi sulle strategie di convenienza nell'ortofrutta

I prodotti a prezzo basso sono la risoluzione a tutti i problemi?

In queste settimane si parla molto dei rincari dei prezzi degli ortofrutticoli, dimenticandosi che il settore è spesso soggetto a periodi inflattivi e deflattivi provocati da eventi climatici particolarmente negativi o positivi, che influiscono direttamente sul rapporto domanda-offerta nel mercato, ma a far notizia, come sempre, è quando nel settore c'è inflazione che di certo non aiuta i consumi (clicca qui per approfondire) 

Con l’avvento dei “nuovi” discount, nelle catene di supermercati e ipermercati sono tornate in auge le linee di prodotto “convenienza”, quindi primi prezzi che propongano una offerta chiara e distinguibile che ha l’obiettivo di salvaguardare il potere d’acquisto dei consumatori.

Ogni insegna li ha chiamati in diversi modi (per esempio Esselunga ha ideato la linea smart), vestendoli in modo da renderli riconoscibili velocemente ai consumatori, utilizzando grafiche basiche (per non aggiungere costi), gestendoli in vendita prima in spazi ad hoc, poi assieme agli altri prodotti per appartenenza merceologica.

Per le catene avere articoli come legumi e frutta secca a prezzo basso è meno problematico rispetto ai prodotti freschi (la classica linea da 0,99 a bustina). Infatti, per queste referenze, si possono scegliere tra provenienze (estere) meno nobili e si può lavorare sia sui calibri sia sulle grammature, senza dimenticare come il prezzo della frutta secca sia certamente più stabile nel tempo rispetto a quello del fresco.

Chiaramente quando parliamo di prodotti freschi tutto si complica. Intanto si si possono utilizzare prodotti di II categoria (con qualche leggero difetto ammesso per legge) sia per verdure-ortaggi che per la frutta, dove possono anche essere proposti calibri tendenzialmente piccoli. Tutti prodotti che visivamente hanno poco appeal ma che svolgono la loro 'mission' di prezzo basso, rispetto alla scala prezzi della categoria di riferimento.

Dal punto di vista produttivo è solitamente più semplice avere a disposizione frutta a prezzi bassi perché la pianta produce naturalmente calibri diversi e quindi ci sono quantitativi più facilmente programmabili (come per le mele, gli agrumi, le drupacee, i kiwi, ecc.), mentre per le referenze orticole è più complicato, poiché più standardizzate e, inoltre, più soggette a problematiche produttive, quali avversità climatiche e quindi in alcuni momenti questi prodotti sono introvabili e aumentano di prezzo, tanto da non essere così convenienti. Anche alcuni prodotti storicamente convenienti, come patate, carote e cipolle quest’anno hanno mostrato rincari mai visti prima.

Va da sé come gli stessi fornitori che consegnano i prodotti convenzionali o MDD integrano le consegne con quelli a prezzo basso. Difficilmente ci sono produttori dedicati solo a questi prodotti.

Nel corso degli anni, con le diverse crisi che si sono susseguite, i prezzi bassi sono diventati una quota importante nelle vendite dei reparti ed hanno risposto alle esigenze di quei consumatori che vogliono continuare a comprare prodotti senza spendere molto, pur con certe garanzie qualitative e di sicurezza alimentare, ma questi rappresentano una quota, il resto del fatturato del reparto per l'insegna viene sviluppato infatti con i prodotti Premium a MDD o convenzionali. Quindi, è solo con un assortimento vario, profondo e con adeguate scale prezzi nelle categorie alto vendenti che si riescono a cogliere tutti i bisogni della propria clientela.

È interessante notare, infine, come nei discount stia accadendo l’esatto contrario, ovvero, anziché logiche di primi prezzi stanno implementando referenze di alta gamma per innalzare il livello di una proposta già molto concentrata sui prezzi competitivi, segno evidente che in un reparto ortofrutta non si può vivere di solo prodotti a prezzi bassi.

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