Kiwi: il giallo traina il comparto ma attenzione ai consumi

Il verde sconta basse rese produttive e una concorrenza greca aggressiva

Kiwi: il giallo traina il comparto ma attenzione ai consumi

Consumi in calo (-10% in 5 anni), prezzi in forte aumento (+52% fra 2019-23), tipologia a polpa gialla che non guadagna quote a punto vendita e cresce anche a livello produttivo a discapito del verde, penalizzato a sua volta da rese in calo - a causa di motivi ambientali e patologici – e dalla concorrenza della Grecia. Questa è solo una piccola sintesi di quanto emerso durante la diretta sul kiwi, andata in onda ieri mattina sui nostri canali social (clicca qui per rivederla).  

Protagonisti di un dibattito costruttivo, con interventi ricchi di contenuti, sono stati, come di consueto, esponenti di spicco del mondo produttivo, come Cristian Moretti, Direttore Generale Agrintesa, Alessandro Fornari, Direttore Generale Jingold e Mario Mellone, Direttore Commerciale Armonia e della distribuzione italiana, quali Gianmarco Guernelli, Responsabile acquisti ortofrutta Conad e Pier Luigi Lauriola, Responsabile ortofrutta Carrefour Italia.

Clicca qui per ingrandire la slide

Il nostro Direttore, Roberto Della Casa, in avvio di puntata ha illustrato l’evoluzione dei consumi negli ultimi 5 anni: “Nel complesso, si è perso un 10% dei consumi a volume, senza grandi differenze fra i canali di vendita. Tuttavia, le difficoltà nelle quantità sono attenuate guardando i prezzi, che crescono del 50% nello stesso periodo. Questo dato va contestualizzato, perché non si tratta solo del recupero dell’inflazione esplosa nel recente passato. Infatti, nel mondo del kiwi è in atto ormai da tempo una modificazione dell’assortimento, con un incremento delle quote della tipologia a polpa gialla che raddoppiato l’incidenza del prodotto confezionato fra il 2021 e 2022, passando da 8 a 16 punti, che resta pressoché stabile nel 2023. Infine, la penetrazione è tendenzialmente stabile vicina al 50%, con i consumi per famiglia che si attestano sui 6 chili all’anno. Quindi, partiamo da una condizione di partenza in cui non sono tutte rose e viole, ma ci sono diversi elementi da approfondire per capire il futuro della categoria”.

Clicca qui per ingrandire la slide

Clicca qui per ingrandire la slide

I dati provenienti dalle analisi del Monitor ortofrutta di Agroter sono in linea con quelli della Distribuzione: “Mi ritrovo, in larga parte, con questa prima analisi – afferma Gianmarco Guernelli – in quanto abbiamo registrato una leggera flessione dei volumi nell’ultimo triennio, a causa di un aumento dei prezzi a livello produttivo, determinato da un calo dell’offerta. In Conad il kiwi vale il 2% dei volumi e il 4% del totale fatturato dal reparto ortofrutta, che in termini assoluti equivalgono a 80 mila quintali di prodotto all’anno. Per quanto riguarda l’incidenza delle diverse tipologie, il kiwi a polpa verde vale l’80% dei volumi, mentre quello a polpa gialla incide per il 20% e c’è lo 0,5% relativo alle varietà a polpa rossa. Sicuramente segmentare l’offerta è un tema importante per lo sviluppo della categoria, a patto che non si transiga sulla qualità. Infatti, il cliente abituale di kiwi – seppur sia un salutista interessato in primis agli aspetti benefici – lo consuma nel breve periodo quindi la maturazione deve essere adeguata. Detto ciò, nei prossimi mesi rivedremo la nostra proposta assortimentale per fornire tutte le prestazioni richieste dal mercato”.

Pierluigi Lauriola evidenza una progressione nell’ultimo trimestre: “I volumi sviluppati sono incoraggianti e contiamo di chiudere l’anno in crescita. Il giallo ha sicuramente contribuito all’aumento dei prezzi, e per noi oramai vale il 35% a valore e il 20% delle quantità sviluppata dalla categoria che, a sua volta, ha un’incidenza sull’intero reparto del 2% a volume, che raddoppia se consideriamo solo la frutta. Da notare come quest’anno abbiamo visto la prima battuta d’arresto del giallo, da verificare nei prossimi mesi”.
Il manager di Carrefour ha inoltre offerto una panoramica sulle dinamiche in atto nel vicino mercato francese: “Il kiwi giallo ha una incidenza più alta, pari al 40%, ma ciò che fa la differenza è la vendita al pezzo, inteso come singolo frutto, che è una pratica molto diffusa nella distribuzione d’oltralpe grazie a una legislazione meno severa nella dichiarazione del prezzo/chilo e per quanto riguarda la precisione del peso egalizzato”.
“Chiaramente, poter lavorare sulla battuta di cassa è un elemento di non poco conto, per un prodotto che ha conosciuto un incremento dei prezzi così significativo”, ha sottolineato il nostro Direttore.
“Viene da chiedersi se siamo stati bravi noi produttori a introdurre quello che il consumatore ricercava, o se i consumi sono direttamente influenzati da quello che riusciamo a produrre”, un’osservazione non banale da parte di Alessandro Fornari nel tentare una spiegazione al calo dei consumi e che ha proseguito così nel suo ragionamento: “A livello mondiale i volumi sono sostanzialmente stabili da diversi anni a questa parte, quando invece si prospettava per il kiwi una crescita che potesse priettarlo a diventare un prodotto di largo consumo. Invece, si sono spostate le quote produttive fra diversi Stati. L’Italia, per esempio, fino ai primi anni 2000 produceva mezzo milione di tonnellate, mentre l’anno scorso non siamo arrivati a 300 mila anche se le superfici non sono calate drammaticamente, a differenza delle rese, che non superano 12-15 ton/ha lungo la penisola. Già la Grecia ci ha superato per volumi complessivi, e pressoché doppiato per rese produttive. Se poi guardiamo alla Nuova Zelanda, il confronto è ancora più impietoso, perché la produttività per ettaro si coloca fra 45-47 tonnellate e porta a volumi complessivi pari a 700 mila tonnellate. Sicuramente siamo stati bravi a differenziare l’assortimento varietale, e tutt’ora siamo sulla breccia, e questo è un punto sicuramente a nostro favore perché il mercato si evolverà ulteriormente nei prossimi anni”.

Impianto colpito da Moria. Fonte: Università di Udine

Il tema delle basse rese produttive rimane un aspetto critico piuttosto complesso da sintetizzare, perché ci sono differenze sostanziali in funzione dei diversi areali, come spiega Cristian Moretti: “Non c’è una situazione omogenea lungo lo stivale, a partire dai danni provocati dalla Moria del Kiwi che, attualmente, è l’avversità più critica per il comparto. Infatti, al Nord Italia sono state penalizzati soprattutto il Veneto e il Piemonte, decisamente meno l’Emilia-Romagna, mentre - al Centro Sud - il Lazio ha pagato un prezzo decisamente più alto rispetto a regioni emergenti come la Calabria. Non dimentichiamo nemmeno che già agli inizi degli anni 2000 il settore fu profondamente scosso dalla Batteriosi – che provocò l’eradicazione di migliaia di ettari – e con la quale abbiamo imparato a convivere. A questo dobbiamo aggiungere tutte le avversità climatiche che hanno colpito a più riprese i diversi areali, a partire dalle gelate o dagli inverni miti che inficiano il fabbisogno in freddo”.
“In uno scenario così eterogeneo e complicato – ha proseguito Moretti – rimaniamo comunque un punto di riferimento importante per la produzione di kiwi giallo, che necessita di particolari cure di carattere agronomico, che non spaventano i nostri produttori poiché possiedono un grande bagaglio tecnico. Certamente, sul verde la pressione della Grecia è forte, ma si sta lavorando in campagna per risolvere le principali criticità”.


Un altro punto di forza dell’offerta italiana è rappresentato dal prodotto biologico, che caratterizza la produzione di OP Armonia, nella Piana del Sele: “È stata una scelta di campo netta che abbiamo intrapreso già da alcuni anni – argomenta Mario Mellone – e che ci sta premiando con risultati interessanti. Infatti, produciamo non solo eccellenza per salubrità, essendo biologico, ma ci distinguiamo anche per l’alta qualità che ci consente di arrivare fino a giugno con la conservazione senza grandi problemi. Tutto merito del territorio, caratterizzato da un terreno che possiede un alto contenuto di sostanza organica e da un clima favorevole per la coltivazione in bio. Inoltre, l’area circoscritta in cui coltiviamo ci consente di avere una qualità omogenea durante la campagna. Anche nel nostro areale si sta assistendo a uno spostamento di quote dal kiwi verde a quello giallo, non solo per una questione di redditività, ma anche in virtù di un fabbisogno in freddo più basso, elemento che sarà sempre più importante nei prossimi anni. Quindi, prevedo che il verde passerà da un’incidenza del 90% a circa il 60% nel prossimo futuro”.

La seconda parte della diretta si è concentrata sugli attributi fondamentali che il kiwi deve avere se vuole aspirare ad un futuro roseo. Questo tema sarà apprfondito nella prossima puntata e, se proprio non potete aspettare, potete rivedere la diretta a link qui sotto. (gc)