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Kiwi: Grecia Vs Italia, è sfida al ribasso
I problemi di qualità rischiano di mettere in fuga i consumatori
In una nostra recente intervista (clicca qui per approfondire), un grossista paragonava il sapore dei primi kiwi italiani ad un medicinale, tanto era il disappunto ma, dopo il test che abbiamo condotto e che vi raccontiamo, dobbiamo constatare che aveva torto: i frutti assaggiati sono talmente duri da renderli immangiabili, per cui è difficile persino capire che sapore abbiano.
Si tratta di una prova che può essere condotta da qualsiasi consumatore che voglia investire qualche euro per acquistare un penetrometro. Infatti, non abbiamo fatto altro che mettere a confronto frutti acquistati presso due discount ampiamente diffusi sul territorio nazionale. Entrando nei dettagli lo scontro è stato fra un campione di kiwi greco, (varietà non dichiarata), calibro 100+ grammi e venduto a 2,49 euro/chilo e uno di kiwi italiano, varietà Green Light, calibro 100-110 grammi per un prezzo al pubblico di 3,99 euro/chilo.
Al tatto entrambi si presentano particolarmente sodi, per utilizzare un eufemismo ma, per avere un parametro oggettivo, ci viene il soccorso il penetrometro. La sfida è “vinta” dal kiwi italiano che raggiunge valori fra 5 e 6,5 kg/cm2, mentre quello ellenico si pone in un range fra 3-4 kg/cm2.
Valori decisamente alti, soprattutto per quello nazionale, se si pensa che la durezza ideale per la vendita al consumatore finale dovrebbe posizionarsi fra 2/3,5 kg/cm2, come da indicazione dell’accordo interprofessionale kiwi siglato fra il 2019 e 2021. Il dato analitico trova conferma nella prova col cucchiaio che abbiamo utilizzato per cercare di scavare all’interno della polpa, senza riuscirci. La prossima volta dovremo dotarci di uno scalpello.
Non paghi, abbiamo addentato i frutti per provare a capire il sapore, ma anche qui è meglio stendere un velo pietoso. Il grado brix che abbiamo misurato con un rifrattometro elettronico non lascia spazio a dubbi: con valori che vanno da 7° a 9° è impossibile provare una sensazione positiva la palato. Il valore minimo accettabile dovrebbe essere almeno pari a 10° Brix, sempre secondo l’accordo interprofessionale kiwi siglato fra il 2019 e 2021.
Come potete immaginare, l’esperienza è stata dunque disastrosa, soprattutto in rapporto ai prezzi pagati. Viene da chiedersi che utilità abbia mettere in commercio referenze di questo tipo, che chiaramente deluderanno il consumatore, e sinceramente non ne troviamo il senso. Evidentemente ci sfugge qualcosa perchè che ogni anno è la stessa storia.