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Kiwi Dulcis: la Romagna traccia la strada
Aggregazione, innovazione e qualità le parole chiave
Capita raramente di riportare la notizia del lancio di un prodotto realmente innovativo, al 100% Made in Italy e frutto della collaborazione fra alcune delle aziende più importanti del settore. Il progetto già lo conoscete, (clicca qui per approfondire) e riguarda il lancio di “Dulcis - La dolcezza che sorprende”, il primo kiwi premium a polpa verde sviluppato dalla New Plant di Forlì in collaborazione con le Università di Udine e Bologna, mentre la valorizzazione commerciale sarà affidata ad una società ad hoc, la “Dulcis Kiwifruit Company” che riunisce, oltre a New Plant, 3 aziende cooperativedi primopiano: Alegra – che si occuperà della vendita della produzione in capo ad Agrintesa – Apofruit Italia e Orogel Fresco.
Non posso negare che questa notizia ha suscitato in me un certo stupore, probabilmente perché sono un romagnolo figlio di agricoltori, e quindi penso di conoscere abbastanza bene le dinamiche che governano il settore frutticolo locale, su cui aleggia da sempre una riproposizione di Don Camillo e Peppone in salsa ortofrutticola, che da fuori potrà sembrare anacronistica, ma che invece è ancora in grado di infiammare gli animi, soprattutto fra le vecchie generazioni.
Quindi, vedere i pesi massimi della cooperazione romagnola fare gioco di squadra in un prodotto come il kiwi, così importante in primis per i frutticoltori romagnoli (ma non solo), dimostra come sia possibile mettere da parte i campanilismi per cercare di costruire un futuro migliore per gli agricoltori associati. In parole povere è ciò che ci si aspetta dalla famigerata “aggregazione”.
Evidentemente, il kiwi Dulcis è talmente buono da addolcire le posizioni. Al di là delle battute, siamo di fronte ad una innovazione concreta, non a una brutta copia di qualche varietà già presente sul mercato. In effetti, è un kiwi a polpa verde ottenuto da incroci di Actinidia chinensis (la specie delle principali varietà di kiwi giallo ndr) e mostra caratteristiche organolettiche estremamente interessanti in grado di segmentare verso l’alto l’offerta della tipologia a polpa verde, spesso maltratta da produttori e distributori, come abbiamo denunciato anche in un recente articolo. (Clicca qui per approfondire)
Certamente seguiremo con estrema attenzione l’evolversi di questo progetto, con la curiosità di capire se sarà un primo passo per una aggregazione di più ampio respiro all’interno della filiera del kiwi, o darà lo stimolo ad altri settori di percorrere la stessa strada.