Albicocche, la Spagna corre e l'Italia è ferma

Il clima ha inciso negativamente sulle rese in campagna

Albicocche, la Spagna corre e l'Italia è ferma

Secondo le stime del CSO Italy, pubblicate recentemente sul sito della Rivista di Frutticoltura e di ortofloricoltura, l’offerta di albicocche per il 2024 si posizionerà sullo stesso livello dell’anno scorso, ovvero, di poco superiore alle 210 mila tonnellate, ma ben al di sotto del potenziale produttivo, che si avvicina a 300 mila tonnellate. 

Al contrario, la Spagna, dopo un 2023 particolarmente scarso, torna sui livelli che le competono, con una produzione attesa di 134 mila tonnellate, in crescita di quasi il 50% rispetto all’anno scorso e con +28% rispetto alla media 2018-2022.

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Secondo l’analisi fornita dal CSO, il motivo principale di questa produzione inferiore al potenziale è un mix di fattori ambientali sfavorevoli alla coltura, a partire dal mancato soddisfacimento del fabbisogno freddo, soprattutto nelle regioni meridionali, mentre al Nord si nota una spiccata variabilità in funzione della varietà e della zona, a causa di un andamento climatico sfavorevole durante la fase fioritura. Quindi, nonostante l’assenza di gelate tardive, il clima ha comunque inciso negativamente sulle rese in campagna.

Inoltre, il dato è influenzato anche da una lenta e progressiva diminuzione delle superfici investite, che prosegue da qualche anno a questa parte e che nel 2024 è pari al -4% sull’anno precedente, nell'intorno dei 18 mila ettari. Gli espianti si concentrano soprattutto negli areali del Nord Italia, a differenze delle regioni meridionali che si mantengono stabili o, addirittura, in crescita, come dimostra la Puglia. In generale si nota un minor ritmo di rinnovamento degli impianti. 

Per quanto riguarda il resto del continente europeo, si stima un raccolto di circa 524.000 tonnellate, in linea con le ultime annate a parte quella record del 2019 (ben 650.000 tonnellate).

Quindi, non siamo di fronte ad una produzione in eccesso ma una diversa distribuzione fra i più importanti paesi produttori. Abbiamo già descritto il notevole passo in avanti degli spagnoli, per i quali occorre specificare come ci potrebbe essere un leggero ribasso delle stime del periodo tardivo, a causa di alcune gelate avvenute in Aragona e Catalogna. 

È dato per certo, invece, il calo produttivo francese nell’ordine del 30% rispetto allo scorso anno, che era stata una stagione di piena produzione, cpn corca 88 mila tonnellate. Segue a ruota la Grecia, con un raccolto stimato in 87.500 tonnellate, anch’essa in calo rispetto al 2023, ma solo del 6%. In entrambi Paesi l’inverno mite e il maltempo durante la fase di fioritura/allegagione sono i principlai imputati per la debacle. (am)

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