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Regolamento pesticidi: "Sarà l’aula a decidere"
Paolo De Castro: “Sono fiducioso che alla fine non si faranno fughe in avanti”
Della Casa - Alla fine della scorsa settimana sono arrivate come un fulmine a ciel sereno le anticipazioni sugli esiti del supplemento di indagine nella valutazione d’impatto, richiesto alla Commissione europea da ben 17 Stati membri alla fine dello scorso anno in merito alla proposta del regolamento sull’uso sostenibile degli agrofarmaci.
Da quanto si è saputo (clicca qui per approfondimenti), la Commissione ha rigettato le numerose istante delle associazioni agricole, rimanendo ferma sulla sua posizione di dimezzare a livello europeo l’uso della chimica in agricoltura entro il 2030. Al dì là delle conclusioni, che se confermate dovrebbero far riflettere, visto che “esperti” definiscono non essenziali alcuni comparti, come vino e pomodoro, su cui potersi “accanire” nell’eliminazione della chimica per salvaguardarne altri, due sono i temi oggetto di interesse per il prossimo futuro. il primo, meno importante ma di prospettiva, ovvero quale sia la reale forza del mondo agricolo nello scenario politico europeo visto che raramente lo si era visto così compatto e determinato ma con risultati nulli? Secondo, più importante per le conclusioni a breve, cosa succederà se il dossier d’impatto non subirà modificazioni, anzi sarà rafforzato, all’iter della proposta di Regolamento?
De Castro – Al di là che fosse prevedibile una mancanza di effetti concreti sul documento tecnico, visti i ripetuti orientamenti della Commissione in materia di ruolo e importanza dell’agricoltura nello scenario europeo, va sottolineato che la proposta sta già seguendo il suo iter legislativo che la vede già all’esame della Commissione Agricoltura insieme agli emendamenti proposti, dove la relatrice – la spagnola Clara Aguilera - la porterà al voto, ritengo dopo le elezioni in Spagna, a metà autunno, mentre era previsto che – prima della richiesta di supplemento d’indagine - fosse votata prima dell’estate. Parimenti avverrà nella Commissione Ambiente per poi approdare in plenaria per l’esame finale.
Analogo percorso sta seguendo il Consiglio dei Ministri, dove per questo provvedimento sono responsabili i Ministri dell’agricoltura. Anche qui non hanno ancora raggiunto un accordo, anzi a più riprese la maggioranza si è dichiarata pubblicamente contraria all’impianto normativo. Anche in Commissione agricoltura l’orientamento non è favorevole e il sentiment che al momento prevale è quello di un provvedimento concepito male, che non tiene conto delle differenze oggettive fra gli stati membri; fra chi ha pascolo prevalente, come nel nord Europa e chi ha ortofrutticoltura prevalente, come in Italia, dove il provvedimento pesa iniquamente in modo differente. Nessuna attenzione nemmeno ai progressi compiuti; secondo uno studio di Agrofarma e Nomisma l’Italia ha ridotto di circa il 35% l’impiego di agrofarmaci in termini quantitativi negli ultimi 20 anni. Non vi è, infine, nessuna traccia di verifica di possibili alternative alla chimica e, in caso, di facilitazione del loro utilizzo e diffusione, come per le TEA e il precision farming. Insomma, una proposta molto sbilanciata, che costituirebbe una fuga in avanti senza ammortizzatori adeguati che, spero, saremo in grado di modificare profondamente prima del voto finale o rigettare.