Organizzazione e gestione si confermano i punti deboli dell’ortofrutta

Il miracolo delle ciliegie cilene vacilla di fronte all’eccesso di offerta

Organizzazione e gestione si confermano i punti deboli dell’ortofrutta

Chi l’avrebbe mai detto che anche la sfavillante ascesa delle ciliegie cilene sul mercato cinese avrebbe conosciuto qualche rimpallo. Fino a ora, anno su anno, il mercato di esportazione cileno era cresciuto sulla base dello sviluppo dell’offerta, governata - a sua volta - dagli investimenti produttivi e dall’andamento climatico, da una parte, e – dall’altra – dalla implementazione di tecnologie non distruttive per la selezione della qualità esterna e interna, quest’ultima indispensabile per affrontare lunghi viaggi via mare. A questo livello, l’italianissima UNITEC, è stata parte integrante del processo, visto che le sue tecnologie di selezione della qualità sono installate sulla stragrande maggioranza degli impianti di lavorazione delle imprese del paese andino che sono impegnate nell’esportazione oltremare. 

Un percorso che sembrava inarrestabile, dalle poco più di 30.000 Tonnellate della campagna 2009-2010 alle oltre 570.000 previste per questa, dove un mix esplosivo fra nuovi impianti in produzione, condizioni produttive favorevoli e anticipo del carnevale cinese hanno portato in Cina l’85% in più della merce rispetto all’anno precedente, merce che, proprio per la sua ridotta conservabilità, ha fatto crollare le quotazioni anche oltre il 50% ma, soprattutto, ha reso antieconomica la vendita dei calibri più piccoli, che dalla prossima annata dovranno essere reindirizzati. A livello di valori complessivi l’export rischia di essere dunque poco positivo e, in ogni caso, vanificherà gran parte del risultato a volume.

Gli operatori stanno già correndo ai ripari per l’anno prossimo ipotizzando nuove strategie e questo fa loro onore rispetto agli sterili lamenti che ancora si levano in Europa a più di dieci anni dalla chiusura del mercato russo per l’ortofrutta del Vecchio Continente.

Sessanta mila tonnellate potrebbero essere reindirizzate verso gli USA e altrettante in Europa, a far concorrenza a berries ed esotico ma, al di là della capacità di reazione del sistema cerasicolo cileno, il dato eclatante da tenere a memoria da questa crisi è che, anche con prodotti perfetti e mercati recettivi, la programmazione dell’offerta sulla domanda diventa imprescindibile se non si vuole vanificare tutta la fatica che serve a sviluppare l’offerta. Se, come ora, oltre il 90% dell’offerta cilena finisce in un solo mercato, per quanto redditizio, manca equilibrio e occorre diversificare. Considerando che a noi spesso manca anche un'offerta consistente, occorre procedere speditamente per costruire in fretta aggregazioni funzionali a governare la stessa mammano che la rendiamo appetibile al mercato per poterlo governare e non doverlo subire. Meditate gente, meditate (e agite).