Attualità
Rapporto Marca 2025: la sostenibilità non è un’opzione ma un prerequisito
Ambrosetti: tre quarti degli italiani è disposto a spendere il 20% in più per un prodotto sostenibile
La fiera Marca celebra la sua ventunesima edizione con numeri da record: 1.300 espositori e un incremento del 30% rispetto al 2024, come ha sottolineato Giampiero Cazolari, Presidente di BolognaFiere, in apertura del Convegno inaugurale su "Il ruolo guida della Distribuzione Moderna e della Marca del Distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare", che ha affrontato questo tema di respiro globale, sottolineando l'urgenza di azioni concrete per promuovere una transizione sostenibile. Da parte sua, l’altro padrone di casa, Mauro Lusetti, presidente di ADM, l’Associazione della Distribuzione Moderna, ha messo in evidenza il progresso della fiera nel suo processo di internazionalizzazione, come conferma la presenza degli 800 operatori internazionali.
Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, ha presentato i dati del Position Paper realizzato per il 2025. Nel suo intervento, ha evidenziato l'importanza di affrontare la sostenibilità con un approccio sempre più proattivo, per mitigare gli effetti dei fenomeni meteorologici estremi. Questi eventi, purtroppo in crescita negli ultimi anni, hanno reso l’Italia il primo Paese europeo per perdite economiche legate al cambiamento climatico.
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La sostenibilità si conferma una priorità condivisa da istituzioni, aziende, investitori e consumatori. Secondo la survey inclusa nel Position Paper 2025, tre italiani su quattro si dichiarano disposti a spendere fino al 20% in più per acquistare un prodotto sostenibile. Questa propensione è ancora più marcata tra le generazioni più giovani.
La Distribuzione Moderna riveste un ruolo cruciale nella transizione sostenibile della filiera, fungendo da guida soprattutto nel rapporto diretto con i consumatori e le loro abitudini di acquisto. Questo canale rappresenta l’80% delle preferenze degli italiani per gli acquisti alimentari, una posizione di forza confermata da numeri in costante crescita: un fatturato che supera i 167 miliardi di euro (+15,8% rispetto al 2019), oltre 27 miliardi di valore aggiunto (+10,4%), investimenti per 3,4 miliardi e quasi mezzo milione di occupati.
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All’interno di questo contesto, la Marca del Distributore in Italia svolge un ruolo chiave nella creazione di valore economico e sociale. Attualmente, la sua quota di mercato è pari al 31,8%, con un fatturato di 26 miliardi di euro, e mostra un significativo potenziale di crescita. Un confronto con la media europea, superiore di qualche punto al 35,8%, evidenzia infatti ampi margini di sviluppo.
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L’analisi previsionale sulla crescita del fatturato della Marca del Distributore (MDD) italiana stima che, in caso di allineamento alla quota media europea, il valore potrebbe raggiungere i 41,8 miliardi di euro, rispetto ai 26 miliardi attuali. Se invece la quota si allineasse a quella dei tre principali Paesi europei per quota, il fatturato supererebbe i 50 miliardi di euro.
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Dal punto di vista economico, la Marca del Distributore (MDD) si è rivelata, nel lungo periodo, un potente motore di crescita per l'intera filiera a essa collegata. I partner della MDD hanno registrato una crescita significativamente superiore rispetto all'industria alimentare nel suo complesso, con un incremento del +70% dal 2015, a fronte di un +24% dell’intero settore. Questo trend positivo ha raggiunto il suo apice nel periodo 2021-2023.
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In un contesto di stagnazione della produttività nazionale, la Distribuzione Moderna e la Marca del Distributore rappresentano esempi virtuosi di creazione di valore, non solo economico, ma anche ambientale e sociale. In questo scenario, la crescita delle quote di mercato nei segmenti bio, premium e funzionale testimonia in modo concreto i benefici che questo canale di vendita offre ai clienti.
Ruolo riconosciuto anche da Massimiliano Giansanti, presidente di Copa e Confagricoltura che ha sottolineato l’importanza di un piano di lungo periodo per il settore alimentare che coinvolga agricoltura, industria, distribuzione consumatore come anelli della stessa filiera con politiche mirate su ciascuna componente per migliorarne la competitività, a partire dal quadro infrastrutturale in cui si muovono che pone il nostro paese al 23° posto nei 27. Per l’agricoltura il nodo critico è la dimensione considerando che le aziende più grandi performano 5 volte di più di quelle piccole, per cui l’aggregazione è lo strumento da utilizzare con forza e decisione per rispondere in modo adeguato a modelli di consumo in rapida evoluzione, dove la sostenibilità è centrale ma impone un approccio più pragmatico rispetto al Green Deal.
Hanno chiuso i lavori per il governo il Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, con un videointevento e, in presenza, il Viceministro delle imprese e del made in Italy, Valentino Valentini.
Il primo ha ribadito il ruolo della distribuzione nell’accrescere il valore dei prodotti alimentari realizzati in Italia grazie alla vocazionalità dei territori e alla qualità intrinseca delle materie prime agricole sviluppate in chiave alimentare dalla maestria della nostra industria alimentare. Un valore intrinseco che grazie alla distribuzione si trasforma in valore percepito e riconosciuto dai consumatori finali.