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Nel 2023 l’ortofrutta confezionata supera a valore il 45% del totale
Leggera battuta d’arresto a quantità; differenze nette tra frutta e verdura
Come osservato nell'articolo prcedente del Monitor Ortofrutta sull’evoluzione della quota di confezionato nella Gdo (Clicca qui per approfondire), dal 2018 ad oggi sono state più d’una le vicissitudini che hanno condizionato questa modalità di vendita, facendo sviluppare la quota del prodotto a peso imposto ben oltre la crescita fisiologica registrata nella media del decennio. Dopo aver esaminato in dettaglio le variazioni delle quote da un anno all’altro, in questo articolo ci concentriamo sul rapporto fra l’ortofrutta a peso imposto e il totale venduto (ovvero peso imposto più peso variabile).
Se parliamo di volumi, nel 2023 la quota di frutta e verdura confezionata a peso imposto si assesta su quota 37,9%, un piccolo passo indietro rispetto al 2022, in cui la percentuale si attestava al 38,2. A valore, poiché il prezzo al chilo delle referenze confezionate è tendenzialmente un più alto rispetto allo sfuso, si arriva al 45,5% nel 2023. Tale quota, per effetto della crescita dell'inflazione, è superiore rispetto alla medesima registrata nel 2022 (44,9%).
Dando uno sguardo più d’insieme alla serie storica, è evidente come gli eventi anomali che hanno colpito la nostra società abbiano avuto un riflesso anche sulla modalità di vendita: nel 2018 la quota del peso imposto a volume è cresciuta di +2,5 punti (dal 31,4% del 2017 al 33,9% del 2018) per effetto shopper a pagamento, poi il covid, nel 2020, ha dato una ulteriore spinta (+2,9 punti rispetto al 2019) facendo raggiungere il 37,1%, percentuale mantenuta simile anche nel 2021 (37,3%), ma ulteriormente in crescita di quasi un punto nel 2022 (38,2%).
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Quindi, a oggi, oltre un terzo di tutta l’ortofrutta di prima gamma venduta (quindi, come sempre, escludendo i prodotti servizio di IV-V Gamma) è confezionata a peso imposto, mentre come spesa corrisposta ci avviciniamo più alla metà del totale (45,5%). Tuttavia, per la stima del confezionato complessivo, c’è da aggiungere un 5-10% alla quota del peso imposto, in base alle realtà distributive, se si considera anche la parte di prodotto confezionato a peso variabile.
Nondimeno, la quota di peso imposto non è costante a livello di macrocategorie, quindi - separando frutta e verdura di prima gamma - e lo è ancora meno se parliamo delle singole categorie.
Nella frutta, per esempio, la parte di peso imposto venduta è inferiore di 5 punti rispetto alla media: 32,9% a volume nel 2023 contro un 37,9% del totale frutta e verdura di prima gamma.
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In modo complementare, la quota della verdura risulta sopra media (44,2% a volume nel 2023) e di oltre 11 punti maggiore rispetto alla frutta. Questa differenza deriva dalla natura dei prodotti venduti e dalla predisposizione di questi ad essere confezionati a peso imposto. Nella verdura, per esempio, ci sono categorie dove domina questa modalità di vendita: patate, aglio, cipolla e carote - ad esempio - sviluppano un terzo dei volumi di verdura venduti e con una quota di peso imposto tra il 70 e il 100%.
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Parimenti, nella frutta ci sono diversi casi in cui il peso imposto è tecnicamente molto complicato da realizzare, come per specie con frutti grandi e pesanti come unità minima di vendita in senso generale. Meloni e, soprattutto, angurie sono gli esempi più lampanti (difatti, la quota del peso imposto è sotto l’1%), ma anche nelle banane non è così semplice creare referenze a peso imposto, difatti la quota a volume non arriva all’8%; tuttavia c’è una grande quantità di banane vendute confezionato a peso variabile.
Come possiamo vedere, l’analisi puntuale del confezionato in ortofrutta non è semplice, perché i dati di mercato disponibili non sono esaustivi, ma è comunque evidente come – nel corso degli anni – il cliente si stia direzionando sempre di più verso questa modalità di vendita e che conferma che, alla fine, la comodità vince su tutto. Nella prossima uscita misureremo le performance di dettaglio per le varie categorie. (gc)