Il meglio di IFN
“Abbattiamo ogni giorno più di un ettaro di mele”
L'incipit dei produttori francesi, anche se Oltralpe hanno il prezzo alla produzione più alto d’Europa
Tutti sappiamo che l’aumento dei costi di produzione si è fatto sentire negli ultimi mesi e, altrettanto, che risulta difficile far recepire ai distributori al dettaglio l’incremento necessario nei listini. Questo vale più o meno in tutta Europa, quello che cambia è il modo con cui vengono rivendicate le nuove necessità e, in questo, i produttori francesi paiono essere veri maestri.
“L’industria delle mele è sull’orlo del baratro” è il titolo toccante recentemente riportato dall’associazione francese delle pomacee (ANPP) con un post su Linkedin. E, dalle foto sapientemente riportate online, si vede che i produttori sarebbero già all’opera per abbattere interi ettari a causa di prezzi di vendita insufficienti.
"Nella maggior parte delle aree vocate diverse centinaia di produttori si sono riuniti per evidenziare le difficoltà incontrate dai frutticoltori francesi a causa dell'aumento dei costi – specifica ANPP – e oggi i produttori hanno iniziato a tagliare i loro frutteti in diverse regioni. Sebbene la Francia sia uno dei principali produttori di mele, ogni giorno scompaiono 1,26 ettari di frutteto: una catastrofe che si potrebbe evitare se i prezzi venissero rapidamente rivalutati”.
Si parla di venti centesimi al kg, come valore extra indicativo necessario ai cancelli dei magazzini di confezionamento, che non sono molto lontani dai 16-17 centesimi di cui si è parlato per le aree alpine nazionali durante la recente Interpoma. L’unica differenza, a voler fare proprio le pulci, è che il Report Mensile dell’Unione Europea sul mercato delle mele parla di un prezzo medio ex factory (ai cancelli dei centri di confezionamento) per le mele francesi di 1,24 euro il chilogrammo nel gennaio 2023, contro 1,17 del gennaio 2022, mentre quello italiano è rimasto fermo a 0,81. Pur al netto di qualche differenza nella composizione varietale, nella percentuale di confezioni primarie per la vendita al consumo, oltreché di calibri più sostenuti sullo sfuso, differenze che potrebbero spiegare almeno in parte il diverso posizionamento assoluto, rimane comunque una differenza nella dinamica fra Francia e Italia che è più difficile da spiegare. Sarà un problema di affidabilità delle statistiche o, piuttosto, di differente approccio alle rivendicazioni? Pensate che meno di 500 ettari all’anno abbattuti (stando a quanto asseriscono i produttori transalpini) sono nell’intorno dell’1% della superficie investita in Francia, cioè meno dei rinnovi fisiologici, ma nel titolo - che richiama volutamente al prodotto e non alla pianta - fanno tutto un altro effetto.
Ha collaborato Alice Magnani