Il meglio di IFN
Angurie: la stagione prende forma, si prevede un rialzo dei prezzi
In campagna il prodotto scarseggia e finalmente il caldo ha “acceso” la domanda
La temperatura è ancora il giudice inappellabile che decide le sorti della campagna angurie e per le prossime settimane, se la colonnina di mercurio non si abbasserà, tanto in Italia quanto in Europa, si prevede un rialzo dei listini, perché in campagna è atteso un calo dei raccolti a fronte di una domanda che si è finalmente accesa, dopo un inizio stagione traballante. Difficilmente, quindi, vedremo nei punti vendita le promozioni shock che erano la norma fino a qualche anno fa e questo risultato non deriva solo da un maggior equilibrio fra domanda e offerta, ma anche da una filiera che negli ultimi anni ha investito per creare valore, e i risultati si vedono, tant’è che i prezzi al consumo sono quasi raddoppiati nell’arco di 10 anni.
Sono questi i principali highlights emersi nella diretta che si è tenuta ieri sui nostri canali social (clicca qui per rivedere la diretta YouTube) dove si è dibattuto a 360° di presente e futuro della regina dell’estate, l’anguria, per l’appunto, grazie al contributo di esponenti di rilievo del mondo produttivo, come Bruno Francescon, Presidente del Consorzio “Perla Nera”, Salvatore Lotta, Direttore commerciale L’Orto di Eleonora per “I Love Gavina” e Matteo Testa, Direttore Commerciale San Lidano, con “Cuore Rosso” che si sono confrontati con alcuni dei protagonisti della distribuzione, come Manuele Gelli, Buyer Ortofrutta Conad Nord Ovest e Pietro Terlingo, Direttore Ortofrutta Coop Alleanza 3.0.
Consumi 2024: corre il Sud arranca il Nord
Il nostro Direttore, Roberto della Casa, ha iniziato i lavori inquadrando la situazione di mercato in questi primi mesi di campagna: “I dati settimanali relativi al canale Iper+Super evidenziano come maggio sia partito col piede giusto con incrementi di quasi il 20% tanto a valore quanto a volume; poi, a giugno, c’è stata una netta inversione di tendenza con una diminuzione di tutti gli indicatori delle vendite – valore, volume e prezzi – che non si arrestata nella prima settimana di luglio dove si è toccato il culmine del calo prezzi (-19% rispetto allo scorso anno). In sintesi, il progressivo fino alle week 27 indica una diminuzione del 7% sia a volume che nei prezzi, da cui scaturisce un risultato a valore in calo del 14%”.
“Entrando nel dettaglio delle diverse aree – ha ribadito il direttore di IFN – notiamo una Penisola divisa in due: il Sud Italia è cresciuto a volume, mediamente del 27% da inizio campagna, mentre il resto dello Stivale, a partire dal Nord Ovest e Nord Est (e in minora misura dal Centro), mostra dei cali significativi, che arrivano fino al 20% in Area 1”.
“Il motivo di questi trend diametralmente opposti è giustificato dall’andamento delle temperature: nel Sud Italia le temperature medie da 3 mesi a questa parte sono sopra la media rispetto al periodo 1990-2020, a differenza del Nord Italia, che è stato caratterizzato dai mesi di maggio e giugno decisamente più freschi”.
Quindi, l’anguria si conferma un prodotto totalmente meteoropatico che risponde in maniera direttamente proporzionale alle oscillazioni della colonnina di mercurio, come conferma Manuele Gelli: “Effettivamente al Nord Italia abbiamo constatato un calo dei volumi quasi a due cifre rispetto allo scorso anno e questo ha avuto un effetto deflattivo sui prezzi perché il prodotto non mancava. Oltretutto, in alcune aree, come la Sardegna, nonostante vi fossero temperature abbastanza alte, non ci sono stati i consumi attesi, a parte un timido risveglio nell’ultimo paio di settimane. Comunque, in linea generale si nota uno spostamento dei consumi verso le tipologie mini e midi che mostrano sicuramente prezzi più alti, ma rispondono alle esigenze dei consumatori attuali”.
Pietro Terlingo ha completato l’analisi del mondo distributivo: “Noi siamo in controtendenza rispetto al mercato, perché abbiamo adottato una politica commerciale “disruptive”, quindi più aggressiva, come avrete visto sui mass media con il tormentone “Meno 40”, poiché abbiamo mantenuto prezzi più bassi (riducendo il margine) che ci hanno garantito rotazioni significative rispetto alla media del mercato, tant’è che i volumi sono in deciso aumento. Chiaramente a fine campagna tireremo le somme, ma vorrei ricordare come l’obiettivo di questa strategia sia aumentare il numero di scontrini e di atti d’acquisto dell’intero reparto ortofrutta, nell’ottica di sostenere i consumi di frutta e verdura a 360°”.
Spostandoci sul versante produttivo, Matteo Testa ha inquadrato le dinamiche commerciali vissute finora nelle angurie tradizionali: “In campagna non ci sono state particolari criticità, che possiamo riassumere con la siccità in Sicilia e un po’ troppo caldo nel Lazio che sta provocando qualche scottatura di troppo. Chiaramente abbiamo subito a livello commerciale le temperature più basse al Nord, che hanno frenato le vendite, che ora però si stanno riprendendo. In generale, quest’anno stiamo riscontrando un rallentamento della crescita delle nuove tipologie di taglia ridotta, e questo ci induce a pensare che probabilmente ci stiamo avvicinando al punto di equilibrio, grazie anche alla crescita del prodotto tagliato a fette per le quali per lo più viene utilizzato l’anguria classica. Per noi la quota di angurie destinata ad essere porzionata in negozio è ancora bassa rispetto al totale, ma è costante crescita anno dopo anno e già oggi si aggira sul 10% a quantità”.
Se il gran caldo incentiva i consumi, le piogge delle scorse settimane stanno limitando il potenziale produttivo, come sottolinea Bruno Francescon: “Per le prossime settimane prevediamo un calo dei volumi nell’ordine del 20-30% – frutto delle problematiche meteorologiche che hanno limitato le allegagioni durante questa prima parte di stagione – che, se sarà accompagnato da questo trend di alte temperature, dovrebbe portare a un rialzo dei listini. Inoltre, i raccolti potrebbero essere ancora più bassi, perché alcuni areali lungo la Penisola, come la Puglia, stanno avendo diversi problemi in campagna legati al gran caldo e alla mancanza di acqua che favorisce le scottature dei frutti. Fino ad ora è stata una stagione altalenante perché, dopo un aprile promettente, abbiamo avuto due mesi poco favorevoli al Nord Italia, e fortunatamente le angurie erano in ritardo rispetto alla tabella di marcia, consentendoci così di spalmare le vendite con maggiore tranquillità durante il mese di giugno. Adesso, invece, stiamo viaggiando spediti, tant’è che le scorte in magazzino sono pressoché inesistenti”.
Il rialzo delle temperature delle ultime settimane ha rinvigorito anche le esportazioni, secondo l’opinione di Salvatore Lotta: “fino a poche settimane fa la pressione spagnola era notevole con prezzi piuttosto aggressivi, poiché i nostri competitor faticavano non poco a vendere il prodotto tanto sul mercato interno quanto all’estero. Poi, da quando le temperature si sono rialzate, c’è stata una ripresa della domanda a livello europeo e di questo hanno beneficiato sia gli italiani sia gli spagnoli anche perché in entrambe le aree ci sono dei problemi di carattere produttivo legati al troppo caldo. Anch’io prevedo, già a partire della prossima settimana, un rialzo delle quotazioni, perché in campagna fra i frutti scottati e quelli che non sono allegati ci sarà un ammanco produttivo significativo”.
Consumi: la parola d’ordine è valore.
Dopo aver analizzato la fase congiunturale ci si è focalizzati sui principali elementi strutturali, a partire dall’aumento dei prezzi: “Che sono praticamente raddoppiati nell’arco di 10 anni nel canale Iper+Super – spiega Della Casa – e occorre precisare come, dopo il Covid, ci sia stato un effetto inflattivo che ha coinvolto tutto il comparto ortofrutticolo, ma buona parte del risultato nella categoria angurie è ascrivibile a un cambio di paradigma nell’offerta, favorito dall’ingresso di nuove tipologie di prodotto che hanno innalzato il valore”.
“Probabilmente erano troppo bassi i prezzi 10 anni fa – commenta Salvatore Lotta – perchè ci trovavamo in una situazione dove era difficile coprire i costi di produzione e l’anguria era continuamente svenduta a prezzi stracciati. Adesso siamo su valori più consoni per remunerare i produttori, alle prese con ogni tipo di problema in campagna”.
Per quanto riguarda gli acquisti domestici, l’ultimo anno è stato caratterizzato dall’aumento dei volumi pari all’11% come media di tutti i canali, dopo il tonfo del 2020 a causa della pandemia Covid.
Cosa ci prospetta il futuro? Secondo la distribuzione i volumi difficilmente cresceranno ulteriormente mentre c’è spazio per aumentare il valore dell’offerta: “I clienti ci chiedono sempre di più del prodotto porzionato o frutti di taglia ridotta, perchè portarsi a casa un frutto da 10 chili è oramai impensabile per nuclei famigliari meno numerosi rispetto al passato – sottolinea Pietro Terlingo, che aggiunge: “La tendenza è quella di aumentare l’offerta di questa tipologia di referenze ad alto contenuto di servizio, che, per forza di cose, deve essere refrigerata. Quindi, andremo a ricavare spazi aggiuntivi all’interno dei nostri murali per esporre con maggiore efficacia questi articoli. D’altronde, è un processo evolutivo inevitabile, perché l’aumento delle vendite stimola la segmentazione per assecondare le diverse esigenze della clientela”.
“Gestire gli spazi espositivi non sarà certamente facile, perché comunque sia parliamo di un prodotto voluminoso, se lo paragoniamo per esempio ai piccoli frutti – specifica Manuele Gelli. Senza dubbio le referenze più vendibili avranno la priorità, e nel nostro caso daremo ampio spazio al prodotto locale, poiché l’anguria fa parte della linea “I nostri Ori” che raggruppa le eccellenze dei territori locali in cui siamo presenti”.
“Per l’anguria, fino a pochi anni fa, sembrava impossibile uscire dalla logica dei prezzi stracciati, invece, la situazione si è capovolta perché la filiera ha lavorato nella giusta direzione assecondando le richieste dei consumatori. Ci proiettiamo così in un orizzonte completamente diverso dove il più bravo è quello che vende a prezzi più alti e non il contrario. Un esempio virtuoso che dovrebbe essere seguito da tante altre filiere del nostro comparto”, conclude il nostro Direttore Roberto Della Casa.
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