Nel primo trimestre precipita la bilancia commerciale

In un anno il passivo a volume è più che raddoppiato. Ancora positivo il saldo a valore

Nel primo trimestre precipita la bilancia commerciale

Il primo trimestre non regala soddisfazioni al commercio estero italiano, come dimostra il saldo commerciale a volume decisamente negativo (- 96 mila tonnellate). A preoccupare è soprattuto il trend: il disavanzo rispetto allo scorso anno è più che raddoppiato. Se non altro, il corrispettivo a valore è ampiamento positivo (+245 milioni di euro) ma comunque in calo del 20% rispetto all’anno passato.

La sintesi che emerge dalle analisi del Monitor ortofrutta di Agroter non è certamente incoraggiante per il nostro comparto, e conferma una tendenza in atto da fine 2023. L’unica possibilità di un cambio di rotta è sperare in un ritorno alla normalità per tutte quelle produzioni che sono stata particolarmente deficitarie la passata stagione, come pesche/nettarine, pere, actinidia, patate e cipolle.
Il dato positivo che emerge dall’analisi è comunque un export in crescita sia a valore che a volume, seppur di poco (+3 e +2% rispettivamente), che non è però in grado di compensare la progressione più decisa (fra l'8 e il 7%) dell’import.  

Entrando nel dettaglio delle principali macrocategorie, si nota come legumi e ortaggi abbiano guidato la crescita a volume in chiave export (+10%), ma perdono a valore (-0,2%); andamento opposto per la frutta fresca che perde 12 punti a volume ma ne guadagna 4 a valore. Trend simile per la frutta secca, mentre gli agrumi crescono a valore (+8%) ma soprattutto a volume (+14%). Tuttavia, il best performer delle vendite all’estero è la frutta esotica, che segna +47% a volume e +28% a valore. Ricordiamo come, in questo caso, la maggior parte delle vendite siano riferite al transito verso altri Paesi Europei, ma è comunque un trend interessante che certifica l’ottimo stato di salute di questa categoria.

Venendo alle importazioni si nota la crescita a doppia cifra nelle quantità di frutta secca e fresca, e, in minor misura di legumi/ortaggi e frutta tropicale; in ribasso, invece, i volumi importati degli agrumi (-23%). I trend a valore ricalcano a grandi linee quanto visto a volume.
Terminiamo la disamina approfondendo le performance di alcuni prodotti chiave, a partire dalle mele, che si confermano il prodotto più esportato con oltre 260 mila tonnellate commercializzate, in lieve calo rispetto all’anno scorso (-1%) ma in aumento a valore del 10%. Forte calo dei volumi di kiwi, (-28%) ma i prezzi alti hanno mantenuto il trend a valore positivo (+1%); bene arance e, soprattutto, banane, poiché crescono sia a volume che a valore in doppia cifra. 

Forse ci si aspettava qualcosa in più dalle importazioni di avocado e mirtilli, che aumentano entrambi a volume del 6%, mentre a valore il mirtillo segna +17% e l’avocado appena +2%. Che sia terminata la fase espansiva? Lo valuteremo nei prossimi mesi.

Spostandoci agli ortaggi occorre menzionare le brassiche, che scalzano il kiwi come secondo prodotto più esportato a volume, grazie a una crescita del 20% ed un calo pressoché identico in termini di importazioni. È boom nelle esportazioni di patate (+131% a volume), che rimangono comunque il prodotto più importato, con oltre 300 mila tonnellate in tre mesi.
Da notare, inoltre, il momento di difficoltà dei pomodori, con le esportazioni in diminuzione sia valore sia a volume, rispettivamente del 12 e 1%. Trend simili anche nelle esportazioni di cipolle, che vedono oltretutto un aumento delle importazioni, sia a volume sia valore del 25 e 39%, rispettivamente.