Dal campo
È allarme Glomerella nei meleti italiani
Rinvenuta nel 2019, la malattia fungina può ora compromettere la produttività degli impianti
La Glomerella Leaf spot si sta confermando la minaccia più pericolosa per il comparto melicolo, come dimostrano le task force attive nei principali comprensori del Nord Italia con l’obiettivo di trovare soluzioni a questa malattia fungina in rapida diffusione, poiché può provocare precoci e intense defogliazioni delle piante, oltre a marciumi sui frutti.
L’apprensione dei produttori è ulteriormente giustificata dal fatto che la strategia di difesa deve essere ancora messa a punto, in virtù del fatto che il patogeno è stato avvistato per la prima volta nel 2019 e quindi non ci sono sufficienti conoscenze sul ciclo biologico o sulle molecole più efficaci. Nel frattempo, la ricerca italiana non è rimasta con le mani in mano e ha fatto decisi passi in avanti sulla conoscenza, come emerge da un articolo pubblicato nel nono numero del 2024 della rivista di Frutticoltura e ortofloricoltura, a cura dei ricercatori del Settore Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, di ASTRA Innovazione e Sviluppo, Centro di Saggio e del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna.
Oramai è evidente come la malattia denominata Glomerella Leaf spot (GLS) sia causata dai funghi del genere Colletotricum, in particolare da C. chrysophylum e C. siamense che, probabilmente, non sono nemmeno le uniche specie coinvolte, ma su questo aspetto occorrerà attendere le analisi genetiche condotte dall’Università di Bologna. GLS è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 2019, più precisamente in Emilia-Romagna, per poi diffondersi in Veneto, Alto Adige, Piemonte e, occasionalmente, in Trentino, mentre a livello mondiale questo patogeno fungino è presente da diversi anni in Sud America, nel sud-est degli Stati Uniti, in Cina e Giappone. In Italia, le varietà più sensibili a Glomerella si sono dimostrate Gala, Granny Smith e Cripps Pink-Rosy Glow-Sekzie (ovvero i cloni di Pink Lady®) e Golden Delicious, ma non si esclude, in futuro, la suscettibilità di altre varietà, visto il rapido evolversi della malattia. In letteratura, i discendenti da Golden Delicious sono descritti come sensibili alla GLS, a differenza delle varietà derivanti da Red Delicious o da Fuji che sono considerate tolleranti, come specificato da una nota a cura del Centro di Sperimentazione Laimburg.
Le infezioni più importanti sono state segnalate a partire dal 2023, quando si è assistito a intense defogliazioni e alla comparsa di marciumi lenticellari nei frutti. Ciò che ha stupito i ricercatori Alto Atesini è stata la velocità con cui è progredita la malattia: in appena un mese si è passati dalla comparsa di alcune macchie sulle foglie – dal caratteristico bordo viola – alla completa caduta delle stesse.
Nei nostri areali i sintomi sono visibili da metà giugno in avanti, e sono facilmente scambiabili con quelli di altre avversità come la carenza da Zinco e Magnesio. Per sedare ogni dubbio occorre affidarsi alle analisi di laboratorio. Per i ricercatori è evidente come le infezioni inizino dalla fine fioritura in poi, soprattutto se si verificano una prolungata bagnatura delle foglie e temperature superiori a 20 °C. Partendo da questi presupposti, non c’è quindi da stupirsi se nelle ultime due annate, particolarmente calde e umide, si sia assistito ad una espansione e aumento dei casi di GLS.
Il quadro si complica ulteriormente se si considera che diverse specie di Colletotrichum possono dare origine al marciume amaro del melo (in inglese apple bitter rot; ABR) che si manifesta come un’evidente macchia di marciume sulle mele in pieno campo. Secondo i ricercatori di Laimburg: “Sebbene la GLS e l'ABR possano essere causate dagli stessi patogeni fungini, secondo le attuali conoscenze si tratta di due patologie diverse, che possono manifestarsi anche contemporaneamente nello stesso appezzamento anche se seguono un'epidemiologia diversa”.
Arriviamo, infine, all’aspetto che più interessa i melicoltori: la difesa. Chiaramente, vista la recente comparsa di GLS in Italia, non si hanno esperienze dirette in tal senso, così come non si ha uno storico in tutta Europa, visto e considerato che finora la malattia era confinata fra l’America e l’Asia.
Dalle prime esperienze, come sottolineato dai ricercatori emiliano-romagnoli, i fungicidi maggiormente efficaci nel contenimento di questa malattia sembrano essere alcuni di quelli impiegati per la difesa alla ticchiolatura; in particolare i ditiocarbammati, come mancozeb e metiram (non più autorizzati in Italia) e ziram, gli analoghi delle strobilurine, il fosfito di potassio, fluazinam, metiram, fludioxonil e captano, senza dimenticare l’eventualità del dithianon.
Chiaramente, andranno condotti test approfonditi in campo per valutare la reale efficacia delle molecole disponibili per la difesa da GLS, e il loro posizionamento all’interno di una strategia fungicida efficace e sostenibile, che riesca a contenere questa malattia che ha tutte le carte in regola per creare seri grattacapi ai melicoltori italiani. (aa)
Fonte foto: Centro Laimburg