Identificata la presenza di cucurbitacine in frutti amari di ‘Scopatizzo’

I risultati dello studio condotto dall'Università di Bari

Identificata la presenza di cucurbitacine in frutti amari di ‘Scopatizzo’

Sarà capitato a tanti di mangiare cetrioli o altri frutti di ortaggi e trovarli amari. Recentemente sono stati segnalati anche frutti di carosello ‘Scopatizzo’ amari (lo ‘Scopatizzo’ è una varietà locale di melone consumato immaturo alla stessa stregua del cetriolo, molto noto in Puglia). Ricercatori dell’Università di Bari hanno identificato i composti responsabili del sapore amaro: le cucurbitacine. L’articolo che riporta le evidenze scientifiche è online (clicca qui per visualizzarlo).

Le cucurbitacine sono metaboliti vegetali secondari, prodotti principalmente dalle piante della famiglia delle Cucurbitacee, che, se accumulati nei loro frutti edibili, possono conferire un sapore amaro, rendendoli spesso immangiabili. Il sapore amaro può rappresentare un importante segnale di allarme per il consumatore, in quanto l’ingestione di quantità relativamente elevate di cucurbitacine può determinare l’insorgenza di disturbi gastrointestinali e, nei casi più gravi, di intossicazioni potenzialmente letali.

Le ricerche condotte in campo agronomico e dal miglioramento genetico hanno progressivamente consentito di ottenere varietà di cetriolo che producono frutti dal sapore gradevole e con un contenuto di cucurbitacine solitamente trascurabile, del tutto innocuo per i consumatori. In alternativa al cetriolo possono essere consumati i frutti di carosello (e barattiere), meloni immaturi, tipicamente pugliesi, tra cui lo ‘Scopatizzo’ (Cucumis melo L.), che produce frutti con piacevoli caratteristiche organolettiche e anche più facilmente digeribili rispetto al cetriolo. 

Tuttavia, una serie di prove sperimentali condotte dal gruppo di ricerca del Prof. Santamaria, presso il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università degli Studi di Bari, ha recentemente evidenziato la presenza di frutti di ‘Scopatizzo’ dal sapore particolarmente amaro, praticamente immangiabili.
Tale inattesa scoperta ha dato il via ad un progetto di ricerca congiunto con il gruppo dei prof. Cataldi e Losito, presso il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari, volto ad accertare l’eventuale presenza di cucurbitacine in quei frutti amari e la loro assenza in frutti dal gradevole sapore abituale.

Confronto fra i tracciati ottenuti mediante cromatografia liquida per ripartizione in fase inversa accoppiata a spettrometria di massa ad alta risoluzione per gli estratti ottenuti da frutti di ‘Scopatizzo’ dal sapore amaro e da frutti, non edibili, del cocomero asinino, pianta della famiglia Cucurbitacee nota per la produzione di cucurbitacine. Le lettere indicano l’identità delle specifiche cucurbitacine rinvenute nei frutti, secondo la nomenclatura adottata per tali metaboliti.

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Le cucurbitacine sono state ricercate nei frutti di ‘Scopatizzo’ mediante l’impiego di una tecnica analitica avanzata sviluppata appositamente per tale ricerca, basata sull’estrazione delle cucurbitacine dai frutti, la loro successiva separazione mediante cromatografia liquida per ripartizione in fase inversa e la loro identificazione finale mediante una combinazione fra spettroscopia molecolare nell’ultravioletto e spettrometria di massa ad alta risoluzione.
Un articolo recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Food Chemistry descrive i risultati salienti dello studio, evidenziando che, mentre nei frutti di ‘Scopatizzo’ dal sapore abituale non sono state riscontrate concentrazioni significative di cucurbitacine, nei frutti amari sono state rivelate quattro diverse sostanze appartenente a tale classe di metaboliti, ossia le cucurbitacine R, D, B e la 23,24-diidro-cucurbitacina B.

Nel corso dello stesso studio le quattro sostanze, insieme ad altri sette composti appartenenti alla medesima classe di metaboliti, sono state rinvenute anche nei frutti del cocomero asinino (Ecballium elaterium L.), un’altra pianta della famiglia delle Cucurbitacee i cui frutti, non edibili, sono caratterizzati dal progressivo aumento di pressione idraulica al loro interno, che, raggiunta la maturazione, determina la rapida fuoriuscita di liquido e semi dagli stessi frutti dopo un minimo tocco.

L’inattesa presenza di cucurbitacine in alcuni frutti prodotti dalle piante di ‘Scopatizzo’ suscita importanti interrogativi circa le cause del fenomeno, la cui individuazione sarà fondamentale sia per prevenire le perdite economiche per i produttori legate alla non commerciabilità dei frutti amari sia per proteggere i consumatori da potenziali rischi per la salute.

Il progetto di ricerca proseguirà, quindi, con l’obiettivo di determinare le concentrazioni delle cucurbitacine nei frutti amari di ‘Scopatizzo’ e valutare se la loro distribuzione sia variabile nelle diverse parti dei frutti, in analogia con quanto osservato per altri metaboliti vegetali nei frutti di Cucurbitacee. (gc)

Fonte: Università degli Studi di Bari Aldo Moro