Dal campo
Biologico Vs convenzionale, ecco lo scambio di vedute con un lettore
Serve a qualcuno questa contrapposizione?
Pubblichiamo integralmente la riflessione in merito al tema dell’ortofrutta Bio che abbiamo trattato nell’edizione di venerdì (clicca qui per approfondire) che ci è giunta da Luca Zanon Responsabile acquisti Orofruit Srl, azienda attiva al mercato ortofrutticolo di Vicenza.
Luca Zanon - Buongiorno dott. Pattuelli, è vero, il biologico non ha nulla da invidiare al convenzionale … tranne il gusto tendenzialmente superiore, i calibri migliori e più omogenei, la minore burocrazia e la capacità produttiva maggiore. Che porta al vero problema del biologico: i maggiori costi e i relativi maggiori prezzi. Il nostro settore sta soffrendo un periodo di prezzi sostenuti che ci sta dimostrando che il consumatore italiano, che ha un salario fermo agli anni 90, non può più permettersi l'ortofrutta. Puntare sul biologico significa ridurre ulteriormente la capacità produttiva, in una spirale discendente di cali di produzione, aumenti di prezzi e cali di consumo. Serve più innovazione, non meno! Maggiore ricerca sulle varietà, senza aspettare che gli spagnoli o gli americani inventino nuovi prodotti da comprare ma sviluppando varietà adatte al nostro territorio e al clima che sta cambiando. Serve più chimica, che non significa pompare il DDT sui campi, ma nemmeno ostinarsi a usare solo il verderame perché qualsiasi prodotto chimico viene demonizzato. Questo, se vogliamo che l'agricoltura italiana continui ad esistere. Oppure ci possiamo arrendere, i ricchi mangeranno arance bio 100% italiane, i poveri si accontenteranno dell'arancia sudafricana.
Buona fine settimana e buon Natale!
Fabrizio Pattuelli - Caro Luca, come evidenziato dall’articolo, a livello qualitativo oramai il gap fra biologico e convenzionale è certamente più basso, se non in alcuni casi addirittura azzerato, rispetto al passato. Convengo che a livello produttivo c’è una forbice più ampia, ma anch’essa si è ridotta notevolmente, complice la revoca incessante di principi attivi di sintesi chimica per la difesa delle colture. Sul tema dell’innovazione mi permetto di osservare, come evidenziato da Paolo Pari, direttore marketing di Canova, che anche nel Bio si stanno introducendo le stesse innovazioni varietali in voga nell’integrato. A mio avviso, quindi, non occorre dividersi per cercare di favorire una tipologia di produzione piuttosto che un’altra, il che è tendenzialmente deleterio, soprattutto in un momento storico dove TUTTI gli agricoltori hanno una infinità di problemi a produrre. Occorre, invece, partire dal presupposto che c’è un mercato italiano ed europeo che da spazio tanto al bio quanto al convenzionale grazie a una segmentazione che è percepita al consumo, per cui conviene unire le forze affinché TUTTA l’ortofrutta possa trovare maggiore spazio sulle tavole dei consumatori.
Un caro saluto
(aa)