Dal campo
L'afide verde-scuro si conferma il nemico principale per meloni e angurie
L’insetto è favorito dal clima sempre più caldo e umido oltre che dalle limitazioni nell'uso di principi fitosanitari
Qual è l’avversità che più preoccupa i produttori di meloni e angurie? È senza dubbio l'afide delle cucurbitacee (Aphis gossypii). È quello che emerge, in modo pressoché plebiscitario, dall’indagine che abbiamo condotto su un campione piuttosto ampio di produttori – dai più piccoli alle realtà più importanti – lungo tutto la Penisola.
Il timore è fondato dai danni che questo insetto può provocare: nei casi più gravi si rischia di perdere buona parte della produzione. La situazione è seria, soprattutto perché le armi a disposizione dei produttori sono a dir poco spuntate, complice la continua revoca in sede comunitaria di quei principi attivi efficaci nel controllare le popolazioni infestanti.
Difatti, il contesto in cui il settore si trova è estremamente complicato e molte speranze vengono riposte nel miglioramento genetico, che già adesso, come in passato, sta dando prova di capacità nel trovare soluzioni efficaci; ma è chiaro che non esiste la bacchetta magica. Proviamo, quindi, a mettere in fila i diversi tasselli per comprendere quali scenari attendersi in futuro.
Ecco l’identikit dell’Aphis gossypii
Si dice che per sconfiggere il nemico si debba prima conoscerlo, ed è per questo motivo che abbiamo contattato il dott. Alberto Reggiani, Senior Specialist Phytopatology di BASF | Nunhems che ci spiega tutto quello che c’è da sapere su Aphis gossypii: “Detto volgarmente l'afide verde-scuro del melone e dell'anguria, poiché gli adulti di questa specie mostrano una colorazione variabile fra il verde e il grigio, ma fondamentalmente scura. Già dall’analisi del ciclo biologico possiamo comprendere la sua pericolosità. Solitamente, nei climi temperati più rigidi, le femmine, verso fine autunno, depongono delle uova cosiddette “durevoli” nella corteccia di ospiti primari come Catalpa e Ibisco. A primavera queste uova schiudono e fuoriescono le femmine fondatrici, che, una volta spostatesi sugli ospiti secondari, si riproducono per partenogenesi (modalità di riproduzione che avviene senza fecondazione) dando origine a giovani femmine che, a loro volta, raggiunta la maturità, partoriscono nuove femmine. In pratica, nel giro di pochi giorni si formano colonie consistenti di migliaia di individui. Da notare, inoltre, come - nelle regioni a clima più caldo - le femmine non producono mai le uova durevoli ma continuino ininterrottamente in modo viviparo per tutto l’anno”.
Già dalla disamina del ciclo biologico è evidente come l’Aphis gossypii sia dotato di un altissimo potenziale riproduttivo: “che viene ulteriormente favorito da condizioni climatiche predisponenti, quali temperatura e umidità elevate, che stanno caratterizzando sempre di più i nostri areali di coltivazione. Oltretutto, l'afide delle cucurbitacee è un insetto particolarmente polifago, in grado di attaccare centinaia di specie vegetali diverse, provocando danni a più livelli”.
“Infatti – prosegue il fitopatologo – causa danni diretti tramite il suo apparato boccale succhiatore pungente, con il quale sottrae linfa dalle foglie e dai giovani germogli, producendo una abbondante melata su cui si sviluppano le fumaggini, che non sono altro che miceli di funghi saprofiti che coprono la vegetazione con una patina scura; questa compromette l’attività fotosintetica dell’apparato fogliare, che sappiamo bene essere il “motore” della pianta. Quindi, può perpetrare un danno significativo a tutti gli organi della pianta, da inizio a fine ciclo, con un inevitabile calo produttivo”.
Di eguale importanza sono i danni indiretti: “L’Aphis gossypii è un fenomenale vettore di virosi come, ad esempio, il CMV (Cucumber Mosaic Virus), solo per citare uno fra i più noti e pericolosi per angurie e melone, ma ne può diffondere tanti altri”. Il quadro fitosanitario, già di per sé a tinte fosche, negli ultimi anni è stato aggravato dal cambiamento climatico: “L’inverno mite è già il primo elemento che favorisce questo afide, poiché l’effetto abbattente provocato dalle basse temperature è ridotto ai minimi termini, tanto che negli ambienti più caldi, l’afide continua a diffondersi con i paracicli vivipari. In sostanza, una specie come Aphis gossypii, dalla biologia molto plastica, ha più capacità di adattarsi alle modificazioni e alle esasperazioni climatiche ottenendo un vantaggio competitivo rispetto ai predatori naturali, soprattutto nelle prime cruciali fasi di coltivazione”.
“Proprio per effetto dell’altissimo potenziale produttivo – sottolinea Reggiani – è fondamentale monitorare le coltivazioni fin dalle prime fasi, per intercettare l’inizio delle infestazioni e poter intervenire in modo tempestivo, senza dimenticare che la difesa dagli afidi è complicata proprio per l’elevata capacità riproduttiva e per la rapida insorgenza di fenomeni di resistenza agli insetticidi, che, fra l’altro, per restrizioni legislative, sono disponibili in numero sempre più ridotto”.
Dopo questa disamina è chiaro il motivo per il quale i produttori ripongono tante speranze nel miglioramento genetico: devono affrontare un nemico ogni anno più pericoloso senza mezzi di difesa efficaci.
Lo stato dell’arte della resistenza genetica
Con Matteo Bano, Account Manager melone e anguria Centro-Nord di BASF | Nunhems, approfondiamo il tema del ruolo che può avere il breeding nel contrasto all’Aphis gossypii: “è chiaro ed evidente che nell’ambito della difesa integrata la resistenza genetica è un tassello fondamentale per garantire agli agricoltori la sostenibilità economica della coltura, senza intaccare la sostenibilità ambientale e tutti quei requisiti che garantiscono la salubrità del prodotto”.
“In questo ambito – prosegue Bano –BASF | Nunhems è attiva con programmi specifici di Breeding per mettere a disposizione dei produttori varietà con resistenze genetiche agli afidi, a partire dal melone, per il quale proproniamo una gamma varietale dotata di resistenza (IR) efficace anche nei confronti della razza di Aphis gossypii attualmente presente e ubiquitaria sull’intero bacino mediterraneo. Infatti, occorre tenere bene a mente che l’elevata capacità riproduttiva gli consente, non solo di bypassare i principi attivi, ma pure di limitare la resistenza genetica della varietà. Per questo motivo effettuiamo monitoraggi estremamente accurati tramite analisi di laboratorio, che ci permettono di capire come stia evolvendo il fitofago, con particolare riferimento al grado di virulenza. Oltretutto, grazie a questi screening, valutiamo l’evolversi delle pericolosità delle altre specie di afidi, come il verde, in modo da avere una fotografia costantemente aggiornata”.
“Partendo da questi presupposti, il nostro portfolio si compone di diverse cultivar dotate di resistenza all’Aphis gossypii come Torricelli, Gresini e Mercalli nel segmento del retato italiano, o Magverick fra gli charentais Long Shelf life; non sono da meno, fra i meloni lisci, Honey Moon e Honey Sweet, solo per citare alcuni esempi”.