Biologico: i consumatori ci sono, ma vanno stimolati

Laghi (Brio): «Annata positiva sia a volume che a valore. L’estero, a partire dal Nord Europa, traina le vendite»

Biologico: i consumatori ci sono, ma vanno stimolati

Siamo oramai prossimi alla conclusione di questo 2024 ed è tempo, quindi, di stilare i primi bilanci; per capire le dinamiche vissute dal comparto biologico abbiamo contattato Mauro Laghi, direttore commerciale di Brio.

Fabrizio Pattuelli – Direttore, ci può fornire un primo bilancio di questa annata oramai alle battute finali? Come si sono sviluppate le vendite durante i mesi? Quali prodotti hanno performato meglio e quali invece hanno conosciuto maggiori difficoltà?

Mauro Laghi – La prima analisi non può che partire dal punto di vista della produzione, di cui siamo espressione diretta: anche per il biologico, il 2024 ha visto un ritorno a volumi produttivi prossimi alla normalità e questo si riflette, inevitabilmente, anche sui valori generati dalle vendite. Se analizziamo i dati da maggio a novembre, infatti, registriamo una crescita sia di fatturato ma, finalmente, anche dei quintali venduti: a novembre siamo oltre il +10% sia a valore che a volume. Ed è un trend che si estende a tutto il comparto, pur nella difficile congiuntura economica e nella generale contrazione dei consumi, dettata dall’incertezza dello scenario geopolitico globale e dalla particolare situazione di mercati molto amanti del bio, Germania in primis.
Sul fronte delle specie, la crescita si registra soprattutto nei prodotti dove vantiamo un ruolo di primo piano e una grande esperienza e specializzazione: penso a tutta la frutta a nocciolo, come albicocche, susine, pesche e nettarine, ma abbiamo visto una buona partenza anche per le mele estive, come le Gala, e volumi interessanti per gli agrumi. Su questo fronte, il ruolo dei nostri soci in Calabria ci permette di lavorare ottimamente sulle clementine biologiche, a cui si affianca il prodotto dei nostri fornitori storici per arance e limoni. 
Nelle ultime settimane, tuttavia, dopo essersi prima stabilizzato, il mercato ha iniziato a mostrare qualche segno di stanchezza: i numeri si mantengono positivi ma meno brillanti rispetto a quanto fatto fin qui.

Pattuelli – Il canale export è da sempre strategico per il Bio, come procede il vostro consolidamento in Europa? Che trend state notando? Quali mercati (anche extra Ue) pensate di consolidare?

Laghi – L’Italia è il nostro mercato di riferimento ma oggi, guardando i primi sette mesi del nostro esercizio (che segue l’annata agraria), vale meno del 50% del nostro volume di affari. E questo perché la crescita che registriamo sui mercati esteri è costante: la Germania rimane il nostro punto di riferimento, nonostante le ben note difficoltà economiche che segnano il Paese, seguita da Svizzera, Austria e Danimarca. Al contempo, stiamo facendo un buon lavoro anche con alcuni Paesi dell'Est Europa, come Romania, Repubblica Ceca, Polonia, Croazia, Slovenia: tutti mercati che pian piano stanno crescendo anche sul fronte del dei prodotti biologici. Infine, notiamo una ripresa anche in Scandinavia: dopo l’impennata che ha caratterizzato l’area fino al 2020, avevamo notato una certa stagnazione che oggi, finalmente, pare essere un ricordo, sostituito da confortanti segnali di ripresa. 
Per quanto riguarda la frutta autunno-invernale, poi, restano importanti sia il Nord e il Sud America che gli altri mercati d’Oltremare, che si confermano destinazioni di rilievo, nonostante le criticità geopolitiche globali, a partire dalla difficile situazione nel Mar Rosso.

Pattuelli – Venendo al mercato nazionale: che giudizio date alle vendite in casa nostra? La Gdo è recettiva alla proposta Bio? Come pensate che si evolverà il segmento dell'ortofrutta Bio in questo canale?

Laghi – Il mercato della Gdo Italiana ha sfaccettature molto diverse ma, in sostanza, vediamo due situazioni contrapposte: da un lato ci sono diverse catene che sono tornare a credere e a investire sul biologico, interrogandosi sul corretto posizionamento di prezzo, sugli spazi, sulla pressione promozionale; mentre, dall’altro, ci sono insegne che, a fronte della contrazione dei consumi, hanno razionalizzato gli assortimenti biologici, a volte anche in modo disordinato: è evidente che non hanno particolare interesse a puntare su queste referenze. 
La nostra percezione, però, è che si tratti di una visione un po’ miope: i dati dicono che se si investono le risorse giuste, c’è spazio affinché tutta la filiera ne benefici. Ma non ci sono “pasti gratis”: il biologico non vive di vita propria e senza impegno non può esserci redditività. 
Credo che oggi servano dinamiche simili a quelle dell’ortofrutta tradizionale: programmazione, investimenti, cura e attenzione; sono elementi imprescindibili se si vuole crescere. Ma quando ci sono, i risultati arrivano. E Brio è il partner giusto per fare questo passo in avanti: lo dimostrano i progetti avviati con i retailer italiani ed esteri, lo confermano i risultati ottenuti e i nuovi traguardi che stiamo raggiungendo insieme ai nostri partner.

Pattuelli – Innovazione: vi contraddistinguete per una proposta dinamica, in linea con i trend del momento (come ad esempio l’avocado bio italiano). Come stanno andando questi nuovi progetti? Che cosa bolle in pentola per il futuro?

Laghi – Crediamo particolarmente nel progetto dell’avocado biologico italiano, nonostante si tratti di un prodotto complesso da produrre e, soprattutto, da gestire per i consumi ancora ridotti. Ma anche se oggi la penetrazione è bassa, siamo convinti che non rappresenti una moda passeggera ma che andrà sempre più affermandosi sulle tavole dei consumatori del nostro Paese e, per questo, continueremo a sostenere lo sviluppo di questa filiera d’eccellenza. 
Il futuro parte da qui: dalla coscienza che serve una proposta attrattiva per il consumatore, che parli di vera sostenibilità – non quella limitata agli imballaggi – e che offra proposte per completare l’offerta nei punti vendita. Il che significa anche ragionare in termini di grammature e formati differenzianti rispetto alle proposte classiche, sia del prodotto biologico che convenzionale, che possano atterrare come proposte a marchio del distributore o con il nostro brand Alce Nero, ottimamente posizionato e riconosciuto dal consumatore. Così le vendite salgono, non ci sono dubbi.

Pattuelli – Produzione: siete fra le realtà più importanti in Italia, pensate di estendere ulteriormente le superfici o di consolidare le posizioni? Su quali colture dovranno concentrarsi i vostri produttori?

Laghi – Oggi la vera sfida è produrre. Ed è una sfida che vale per tutte le specie, coltivate in regime di agricoltura biologica o meno. Ci sono però segni, legati al cambiamento climatico, che rendono sempre più evidente come, in futuro, certi prodotti biologici avranno poche possibilità di sopravvivere come li vediamo oggi. Penso alla pera: credo che nei prossimi anni assisteremo a una concentrazione su poche varietà che possano garantire resistenza alle fitopatie e che rispondano alle richieste del consumatore. 
In generale, penso che un cambiamento sia inevitabile, soprattutto per quelle specie che oggi difficilmente garantiscono una redditività adeguata al produttore. Ma continuando a investire nella ricerca, supportando la produzione con tecnici e agronomi sempre più esperti e preparati, riusciremo ad aumentare la produzione di ortofrutta biologica, andando nella direzione indicata dalle normative europee e individuando nuove alternative valide e soddisfacenti per i nostri produttori. (gc)

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