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La “rivoluzione verde” dell’avocado arriva anche in Italia
Per valore è il secondo prodotto più scambiato dopo le banane
Negli ultimi dieci anni, l'avocado ha vissuto una vera e propria "rivoluzione verde", diventando sempre più popolare tra i consumatori di tutto il mondo, come mostra la tabella.
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Produzione ed Esportazioni
Gli indicatori chiave di questa progessione possono esserecosì riassunti:
• America: Messico e Perù dominano l'export con l'83% del volume complessivo.
• Europa: Gran parte delle esportazioni è costituita da riesportazioni. La Spagna produce 115.000 tonnellate, mentre Paesi Bassi e Spagna rappresentano l'80% delle riesportazioni.
• Africa: Kenya, Sudafrica e Marocco contribuiscono per il 75% delle esportazioni del continente.
• Asia: Israele guida le esportazioni con il 75% del totale.
Questa crescita delle esportazioni, dunque, non si sarebbe verificata se non ci fossero state le importazioni, così ripartite:
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In Asia, ad esempio, Giappone e Cina sono tra i principali importatori, segno che il consumo di avocado è aumentato in aree con un elevato tenore di vita che non producono questo frutto. Solo negli Stati Uniti, all'inizio di questo secolo, la maggior parte dei californiani consumava meno di 500 grammi pro capite, mentre nel 2012 la quantità era salita a 1,5 kg e nel 2023 si sono superati i 4 kg pro capite.
In Europa, dall'inizio del nuovo millennio i dati mostrano un significativo aumento in tutti i Paesi: Francia e Spagna partivano da oltre 1 kg pro capite, mentre Regno Unito, Germania, Polonia e Italia registravano consumi vicini allo zero.
L'immagine seguente mostra l'evoluzione dei consumi negli ultimi quattro quinquenni:
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Come si può osservare, tutti i Paesi hanno registrato un notevole aumento dei consumi nel corso di questo primo ventennio del nuovo millennio.
A mio avviso, le ragioni principali di questo aumento sono:
- Immagine salutare: L’avocado è percepito come un alimento sano, grazie ai grassi "buoni.
- Influenza culturale: In Europa, l’aumento del consumo è stato indiretto, ma le campagne di marketing americane, come quelle legate al Super Bowl, hanno avuto un grande impatto.
- Poliedricità in cucina: sebbene dal punto di vista agronomico sia un frutto, il suo consumo è più paragonabile a quella di un ortaggio, tant’è che i suoi impieghi, trainati dalla ristorazione, hanno trovato una gamma molto ampia di piatti e tempi di utilizzo, a partire dal guacamole.
- Uniformità della varietà Hass (la più esportata al mondo): L’offerta costante e omogenea durante tutto l’anno ha rassicurato i consumatori, diversamente da altri frutti che variano per varietà e qualità.
- Praticità: La filiera ha reso disponibile un prodotto maturo e pronto al consumo, eliminando i problemi legati alla maturazione in casa.
Grazie a questi fattori questo prodotto è cresciuto senza sosta: nel 2023 il valore economico del commercio mondiale di avocado ha raggiunto gli 8,5 miliardi di dollari USA, con un prezzo medio di 2,59 dollari USA al chilo, rendendolo il secondo prodotto più prezioso dopo le banane, che hanno generato un valore di 15,8 miliardi di dollari USA, con un valore medio di 0,72 dollari USA al chilo, decisamente inferiore a quello dell’avocado. Analisi analoga per le mele, che hanno sviluppato un valore di 7,5 miliardi di dollari, con un prezzo unitario di poco superiore a 1 dollaro USA al chilo.
E in Italia come sta andando?
Per quanto riguarda la produzione, il Sud Italia sia affacciando lentamente a questa coltura ma è quindi evidente che il consumo attuale dipende totalmente dalle importazioni. Nella tabella seguente sono riportate le importazioni italiane degli ultimi anni suddivise per volume e paese di origine.
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Si può notare che solo il 34% delle importazioni proviene direttamente dai Paesi produttori e che la restante parte è costituita da riesportazioni dai Paesi Bassi, dalla Francia, dalla Germania e dal Belgio. D'altro canto, però, notiamo come la crescita sia stata esponenziale nel corso di un solo decennio.
Se osserviamo l'andamento di questo periodo e le implicazioni in termini di consumo pro capite nell'immagine sottostante, possiamo ipotizzare che presto l'Italia supererà il chilo pro capite. Un exploit impressionante soprattutto se lo confrontiamo con altri prodotti più “blasonati” come ad esempio il kiwi, che è fermo da diversi anni ad un consumo pro-capite apparente di circa 3 chili, mentre altri frutti esotici come il mango raggiungono a malapena 1 etto pro-capite.
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A mio avviso, l'Italia farà un ulteriore step in avanti nel momento in cui in vendita ci sarà un assortimento sempre più in linea con le aspettative dei consumatori, quindi, frutti ad un corretto stadio di maturazione, grammature diversificate e scale prezzi coerenti. In pratica, una segmentazione che sappia cogliere la crescita di un mercato pressoché inarrestabile ma che deve essere governata con criterio. Possono sembrare delle ovvietà, ma in questo settore di banale non c’è nulla. (gc)