Stocchiamo le fragole, l’ultima trovata antispreco

A Porta a Porta la gara a chi la spara più grossa su come combattere l’inflazione

Stocchiamo le fragole, l’ultima trovata antispreco

“Politici in cucina contro l’inflazione”, questo è il curioso titolo di una recente puntata di Porta a Porta che ha attirato la mia attenzione a tal punto da indurmi a programmarne la registrazione. Ho avuto modo di vederla nel fine settimana e vi confesso che sono rimasto interdetto (per approfondire clicca qui).

La parte più “leggera” della trasmissione è stata anche piacevole, con la senatrice Micheli del Pd e l’ex ministro dell’agricoltura Centinaio, oggi vicepresidente della Lega, impegnati in un “contest” culinario sulla valorizzazione del cibo povero dei loro territori, supportati da due professionisti ai fornelli. Però, quando si è passati alla disamina tecnica su come poter contenere i rincari e l’inflazione, gli “scivoloni” sono diventati i veri protagonisti.

L’immancabile Gianfranco Vissani ha esordito denunciando che il 99% dei prodotti alimentari venduti in Italia dalla Grande distribuzione organizzata sono stranieri. Qualche minuto dopo, ripreso anche da Vespa, lo chef ha corretto il tiro al 90%, argomentando che i prodotti italiani sono troppo cari per finire sui banchi dei supermercati. Il motivo? Una filiera troppo lunga, hanno sentenziato gli astanti; gli spagnoli ci fregano perché hanno meno passaggi; occorre perciò ricompattare la filiera, colpendo gli speculatori grazie a Mister Prezzi. Ma nel caso siano interi comparti a speculare, comprendendo la rendita di posizione di cui godono, che si fa? Su questo nessuno si è pronunciato. 

Il clou, però, è stata la dissertazione sul tema della stagionalità per ridurre i costi. Qui l’esempio portato, le fragole, è stato a mio avviso il peggiore fra quelli che si potevano impiegare. Non solo perché le fragole in Italia ci sono quasi tutto l’anno, sia in virtù dello sviluppo del nostro territorio in latitudine sia grazie alle colture protette, ma perché – anche quelle che importiamo – non vengono “dall’altra parte del mondo”, come è stato teorizzato, ma più banalmente in gran parte dalla Spagna, che ne produce anche per il nostro fabbisogno e a costi più bassi, grazie alla disponibilità dei principali fattori di produzione più a buon mercato che da noi e a una migliore organizzazione, piuttosto che per minori passaggi commerciali. Occorre migliorare lo stoccaggio, come si fa per le mele in Trentino, è parsa la soluzione a portata di mano per aumentare la competitività. Per farci la marmellata, forse, non certo per allungarne la vita per il consumo fresco.

Vi immaginate cosa avrà potuto capire della filiera ortofrutticola il telespettatore grazie a questa dotta disamina. Possiamo stupirci se i nostri connazionali pensano che si tratti di una banda di sprovveduti furfanti che fra passaggi inutili e indebiti guadagni contribuisce alle difficoltà della società? Possiamo dargli torto? L’unica nota positiva è stata la presentazione del libro Food Porn di Francesca Barra, da cui ho appreso che i carciofi sono afrodisiaci o, almeno, così pensava Caterina De’ Medici, che ne pretendeva la presenza nei suoi banchetti; in stagione, suppongo.