Il settore ortofrutticolo può anticipare la politica per non subirla

Dall’Agata (Bestack): «Il taglio del 30% dei rifiuti alimentari pro capite, è l’ultimo esempio di come l’opinione pubblica orienti Bruxelles»

Il settore ortofrutticolo può anticipare la politica per non subirla

Nei giorni scorsi, la Presidenza del Consiglio e i rappresentanti del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla revisione mirata della direttiva quadro sui rifiuti, fissando obiettivi UE per la riduzione degli sprechi alimentari entro il 2030. Prima di avviare la procedura di adozione formale, l’intesa dovrà essere confermata da entrambe le istituzioni, ma considerando i progressi fatti, il traguardo è ormai vicino.

In particolare, i due legislatori hanno definito obiettivi ambiziosi per il 2030 sulla riduzione dei rifiuti alimentari:
• una diminuzione del 10% dei rifiuti derivanti da trasformazione e produzione alimentare, rispetto alla media registrata tra il 2021 e il 2023;
• una riduzione del 30% pro capite dei rifiuti provenienti da commercio al dettaglio, ristoranti, servizi di ristorazione e famiglie, sempre rispetto al periodo 2021-2023.
Si tratta dei primi obiettivi di questo tipo fissati a livello europeo. L’accordo, inoltre, promuove la donazione volontaria degli alimenti invenduti e ancora sicuri per il consumo umano, riconoscendola come una leva fondamentale per contrastare lo spreco alimentare. In particolare, l’obiettivo di ridurre del 30% lo spreco alimentare pro capite non è solo ambizioso, ma anche complesso da tradurre in azioni concrete: come verrà misurato? 

Quali politiche verranno adottate?
Considerando che l’ortofrutta è stabilmente ai primi posti nella classifica dei prodotti più soggetti a spreco, è evidente che questa novità avrà un impatto significativo anche sul nostro settore. Per approfondire le implicazioni di questa evoluzione, abbiamo intervistato Claudio Dall’Agata, direttore generale del Consorzio Bestack, che ha seguito da vicino l’avanzamento dei lavori: “facciamo parte dal 2023 della commissione “Food losses and food waste” interna alla DG Sante della Commissione europea e già da alcuni anni si sta lavorando su questi temi all’interno della commissione. Proprio questa commissione sta lavorando su questi temi per identificare, implementare e coordinare le politiche di riduzione dello spreco alimentare. In particolare i primi due anni di legislatura si sono focalizzati nel definire i punti recentemente approvati. Nel nostro piccolo abbiamo dato conto del procedere dell’iter normativo di commissione (clicca qui per approfondire)

“Si tratta di un esempio concreto di come le proposte politiche e le relative normative nascano da processi lunghi, condivisi e trasparenti, che partono comunque da evidenze scientifiche che poi però devono essere supportate da un costante lavoro di condivisione, di ricerca e costruzione del più ampio consenso delle rappresentanze…. presenti. Questo è il tipico lavoro che si svolge a Bruxelles, silenzioso e sottotraccia nella prima fase progettuale che rischia poi di diventare dirompente nella fase applicativa. Un meccanismo ben noto a chi segue da vicino l’intero iter legislativo in cui è fondamentale essere tra gli ingegneri dei progetti per non rischiare di far saltare le fondamenta delle proprie realtà produttive”.

“Poi – prosegue Dall’Agata – possiamo discutere sul fatto che le dinamiche di sviluppo delle politiche UE sono sempre più influenzate dall’opinione pubblica. Non entro nel merito se questo sia un bene o un male, ma di fatto oggi la sintesi politica è spesso guidata dai sondaggi. Il Green Deal ne è un esempio, così come il regolamento sugli imballaggi (PPWR): entrambi seguono questa logica”. 

“Detto questo, il tema dello spreco alimentare ci interessa soprattutto dal punto di vista del metodo. Ci insegna infatti quanto sia sempre più fondamentale:
1. Individuare e proporre soluzioni che siano facilmente comprensibili e condivisibili dall’opinione pubblica.
2. Essere presenti ai tavoli di confronto fin dalle prime fasi, con una rappresentanza qualificata e diversificata, perché è lì che si costruiscono le politiche e si ha il tempo e lo spazio per incidere davvero.

“È un dato di fatto che oggi i finanziamenti agli imballaggi ecologici non siano più ammessi nei piani operativi. Allo stesso tempo, esiste l’opportunità di proporre forme di sostegno per imballaggi innovativi, a patto che abbiano obiettivi in linea con le sensibilità dell’opinione pubblica. In questo senso, gli imballaggi che contribuiscono a ridurre lo spreco alimentare rappresentano una strada concreta da percorrere: è necessario iniziare a guardare agli imballaggi con occhi nuovi” precisa il manager.
“Se impariamo a lavorare con questa consapevolezza – mettendo al centro la sensibilità dell’opinione pubblica – anche la politica diventa più ricettiva e aperta al confronto che deve essere direzionato su un piano più tecnico per non subire imposizioni al limite dell’impossibile”.

“Non a caso, l’obiettivo di ridurre del 30% lo spreco alimentare pro capite entro il 2030 è estremamente ambizioso, anche perché oltre i due terzi di questo spreco avviene all’interno delle mura domestiche, dove mancano dati certi e, soprattutto, strumenti di misurazione adeguati. È evidente che obiettivi e norme come questi non nascono da logiche puramente tecniche, ma da esigenze comunicative e narrative”.

“Proprio per questo motivo – aggiunge il direttore generale Bestack – diventa ancora più essenziale presidiare quei tavoli di lavoro che a prima vista possono sembrare poco utili, ma che in realtà indirizzano le politiche europee del futuro. Non esserci significa rischiare di trovarsi schiacciati da normative costruite senza un vero confronto tecnico e operativo. In definitiva, per tutelare e valorizzare la produzione ortofrutticola, dobbiamo perseguire strategie di innovazione e di narrazione che siano comprensibili e in sintonia con l’opinione pubblica. E nel nostro settore, le innovazioni percepite come più efficaci sono proprio quelle che contribuiscono a ridurre lo spreco alimentare: è il consumatore stesso a chiedercelo”.