Il colpo basso dell'Europa all'ortofrutta italiana

Regolamento sui pesticidi, insorgono Aci, Assomela, Fruitimprese e Cso: la lettera al Mipaaf

Il colpo basso dell'Europa all'ortofrutta italiana
"La proposta di Regolamento Ue sull’uso sostenibile dei pesticidi è assolutamente inaccettabile". Non usano mezzi termini Davide Vernocchi (coordinatore settore ortofrutticolo per l'Alleanza delle Cooperative Italiane - Settore agroalimentare), Ennio Magnani (presidente di Assomela), Marco Salvi (presidente di Fruitimprese) e Paolo Bruni (presidente di Cso Italy). Una sonora bocciatura che i quattro rappresentanti dell'ortofrutta articolano e motivano in una lunga missiva inviata nei giorni scorsi al Ministero delle politiche agricole.

La proposta che arriva da Bruxelles cade proprio in un momento in cui nel nostro Paese c'è un governo dimissionario e il baillame della campagna elettorale non favorisce certo una soluzione politica della faccenda.

Ma torniamo a bomba. Aci, Assomela, Fruitimprese e Cso esprimono un parere fermamente negativo perché ritengono che il regolamento possa generare "ricadute drastiche sull'intera filiera produttiva ortofruticola, che metto a serio rischio la sopravvivenza delle aziende agricole e della produzione a livello europeo".

La politica del Green Deal e del Farm to Fork è stata varata in un contesto geopolitico totalmente diverso rispetto a quello attuale, ricordano le quattro realtà dell'ortofrutta: Covid, guerra, effetti dei cambiamenti climatici, nuovi organismi nocivi. "La nuova legislazione non può non tenerne conto", dicono.



La drastica riduzione delle sostanze attive consentite lascia disarmati i produttori davanti alle vecchie e nuove minacce. Ma non è solo questo il punto: la strada che vorrebbe imboccare l'Europa - evidenziano Vernocchi, Magnani, Salvi e Bruni - sarebbe suffragata da deboli motivazioni scientifiche e soprattutto non è stato stimato l'impatto di queste scelte.

"La drastica riduzione delle sostanze attive non è oggettivamente ed economicamente sostenibile senza avere a disposizione valide ed efficaci alternative che possano essere applicate su larga scala - scrivono nel documento - Stando a fonti ancora non ufficiali, all’Italia sarebbe richiesta una riduzione di ben il 62% dei prodotti fitosanitari chimici, senza chiare basi scientifiche. Se confermato, tale obiettivo apparirebbe immotivato e fortemente penalizzante per l’Italia, che vedrebbe le proprie aziende ortofrutticole esposte ad inaccettabili rischi tecnici ed economici".

Questo scenario scoraggerebbe le ditte produttrici ad investire sulla ricerca di nuovi principi attivi, anche per colture considerate minori. "Così si rischia di far scomparire determinate colture tipiche - viene evidenziato nella comunicazione al Mipaaf - Basti pensare al pero, alla carota o alla patata in Emilia Romagna, che si trovano ad essere attaccati da nuovi organismi nocivi, ma senza più nessun mezzo efficace per contrastarli".

Le osservazioni alla bozza di Regolamento proseguono toccando gli effetti sul mercato, sull'occupazione, sull'incremento degli adempimenti burocratici. Aci, Assomela, Fruitimprese e Cso chiedono quindi che "sia completamente rivista e riformulata, su basi scientifiche solide, con stime di impatto adeguate, facendo ricorso al dovuto senso di responsabilità - Istituzioni incluse - per garantire innanzitutto la necessaria vitalità economica da cui consegue una effettiva salvaguardia dell’ambiente e per garantire disponibilità di prodotti italiani ed europei controllati, garantiti e sicuri a prezzi equi per i consumatori".

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