La priorità resta aggregare ma serve più ritmo

La fusione fra Trentina e SFT a oltre dieci anni dallo strappo è emblematica

La priorità resta aggregare ma serve più ritmo

Alla fine la melicotura trentina è riuscita a riunirsi quasi completamente sotto il tetto di APOT. L’annuncio di ieri, con il via libera al progetto di fusione fra Trentina e Società Frutticoltori Trento (SFT) da parte delle rispettive assemblee (clicca qui per approfondire), ha dato l’ultima spallata a un processo che era nelle cose da tanti anni ma che è durato oltre un decennio.
Un plauso personale ai produttori, ai loro rappresentanti e ai manager che hanno completato l’operazione ma, dall’altra parte, conoscendo bene le realtà in questione, non posso non rilevare che i tempi di quest’ultima operazione sono stati molto lunghi. Nel 2013, infatti, SFT lasciava il Consorzio La Trentina per disaccordi sulle liquidazioni ed è servito più di un decennio, qualche dissesto, diversi progetti rigettati e l’intervento della Provincia per riunire i produttori di mele trentini sotto un unico tetto.

Per quanto mi riguarda, la bontà - che ora è necessità – della scelta era chiara già dalla fine del millennio scorso, ma il processo di comprensione e digestione del valore della messa in comune ha avuto bisogno di quasi una generazione sul piano professionale per assestarsi. Infatti, sono più di venticinque anni che frequento professionalmente il mondo della frutticoltura trentina per aver progettato i consorzi di gestione di Melinda e di Trentina e, successivamente, per aver partecipato attivamente alla loro evoluzione all’interno di APOT. Si tratta di imprenditori e imprese che, sul piano organizzativo, hanno sempre dimostrato visione, lungimiranza e capacità realizzativa allo stato dell’arte per il nostro paese, da primi della classe, senza ombra di dubbio. Eppure, anche qui, l’aggregazione, che - se sa essere rilevante - è la via maestra per garantire un futuro alla nostra ortofrutticoltura, ha in taluni ambiti faticato a procedere con la necessaria velocità e intensità. 

Ritmi dettati dall’evoluzione dell’assetto del mercato, che vede la controparte, vale a dire la Grande distribuzione organizzata, marciare a velocità completamente diverse, sia nella dinamica delle imprese che delle loro forme aggregative (leggi centrali d’acquisto), soggetti con cui occorre fare i conti tutti i giorni, dalla gestione della strategia all’operatività, per cui è necessario avere capacità adeguate.
Non c’è tempo da perdere, dunque, occorre portare all’attenzione degli agricoltori tutte le volte che è possibile la necessità di mettersi insieme, di condividere strategie e risorse su dimensioni rilevanti, facendolo il più in fretta possibile. Il caso di APOT e UNAPera dimostra che non mancano gli strumenti, ma spesso manca la mentalità. È quindi un problema di cultura imprenditoriale e manageriale, che si supera solo con la conoscenza e la fiducia reciproca, per cui più se ne parla e più ci si confronta, meglio è. Per quanto breve il tempo necessario sarà infatti lungo, speriamo non troppo. (gc)

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