Il meglio di IFN
Prezzi alle stelle per i peperoni in Gdo
Merce spagnola più cara dell’Italiana. Il confezionato prevale sullo sfuso

Peperoni e peperoncini appartengono entrambi al genere Capsicum, della famiglia delle Solanacee. La principale differenza tra le due categorie sta nella presenza di capsaicina, la sostanza responsabile della piccantezza: i peperoncini la contengono, mentre i peperoni dolci ne sono privi.
Per questo motivo, nella rilevazione condotta da Italiafruit News a fine marzo in sei punti vendita di altrettante insegne nella piazza di Parma, useremo la definizione di “peperoni piccanti” per i peperoncini, e di “peperoni dolci” per le altre tipologie.
Nei negozi rilevati, la gestione di questi due segmenti è piuttosto ibrida: in alcuni casi sono esposti insieme o in prossimità, in altri sono separati. Tuttavia, la presenza (o assenza) di capsaicina ne suggerisce usi culinari differenti. I peperoncini vengono spesso impiegati come ingrediente aggiuntivo, quasi come una spezia (e nel caso di Habanero, ad esempio, la quantità utilizzata è certamente minima vista la piccantezza spiccata), mentre i peperoni dolci hanno spesso un ruolo di riferimento nei piatti in cui sono impiegati. Per cui anche una gestione separata ha una sua logica, ma veniamo ai numeri.

Nel complesso, la quota di peperoni dolci rilevata è predominante, rappresentando il 76% del totale. Tra questi, la provenienza è principalmente italiana, con 21 referenze su 31, seguita dalla Spagna con 8 referenze e, in misura minore, dal Marocco (2). Per quanto riguarda la numerica rilevata per insegna, il picco si registra da Esselunga (11 referenze) e Famila (10), mentre nelle altre insegne il numero varia tra 4 e 6 referenze.
Famila si distingue inoltre per la maggiore profondità nell’offerta di peperoni piccanti freschi, con 4 referenze disponibili, a fronte di 1-2 referenze, o nessuna, negli altri punti vendita.

Tra i peperoni piccanti, la referenza più frequente è quella del peperoncino lungo, rosso o verde. In pochi casi sono stati rilevati prodotti più esotici, come l’Habanero o il Jalapeños.
Per quanto riguarda i peperoni dolci, la segmentazione per tipologia è decisamente più ampia. I classici gialli e rossi “quadrati” sono presenti in tutti i punti vendita, talvolta con più referenze per ciascun colore. Molto diffusa anche la referenza mista con i tre colori (rosso, giallo e verde), storicamente proposta come opzione di primo prezzo, ma che nel caso di prodotto spagnolo tocca punte elevate, da premium. Il peperone verde, invece, è stato rilevato in un solo punto vendita. Un aspetto importante da segnalare riguarda la colorazione del prodotto: i peperoni italiani, sia gialli che rossi, presentavano tonalità molto tendenti al verde, che penalizza l’impatto visivo dell’esposizione a scaffale. Al contrario, il prodotto spagnolo mostrava colori più accesi e omogenei, con un giallo e un rosso ben definiti. Infine, i friggitelli sono stati rilevati in tre negozi, mentre i peperoni corno – più sottili, allungati e generalmente più delicati nel gusto e più digeribili – sono risultati presenti in quattro punti vendita.

La modalità di vendita predominante è quella del prodotto confezionato, mentre lo sfuso rappresenta, nel complesso, circa il 32% delle referenze rilevate.
Gli spazi espositivi dedicati non risultano particolarmente ampi e sono generalmente assegnati in proporzione al numero di referenze. Tuttavia, in molti casi si osserva una collocazione a scaffale refrigerato, scelta che tende a penalizzare la visibilità del prodotto, soprattutto rispetto ad altri ortaggi esposti a temperatura ambiente e nelle isole al centro del reparto.

Le confezioni di peperoni piccanti presentano grammature più contenute, generalmente comprese tra 80 e 250 grammi, con due casi limite da 500 grammi. Al contrario, le confezioni di peperoni dolci partono dai 250-300 grammi, ma la maggior parte dei prodotti si colloca nella fascia tra i 500 grammi e 1 chilo.
Per quanto riguarda le tipologie di confezionamento, il formato più utilizzato in assoluto è il vassoio in cartone con flowpack. Tuttavia, le strategie variano sensibilmente tra le diverse insegne: Esselunga (7 referenze), Famila (6) e Conad (3) mostrano una netta preferenza per questo tipo di packaging, mentre in Coop e Pam abbiamo trovato una sola referenza. Altre soluzioni di confezioni sono il solo flowpack o il sacchetto (prevalente soprattutto il primo tra le alternative nelle diverse insegne) e qualche caso di vaschette in plastica sempre in flowpack (due negozi), con un solo esempio di confezione in rete.

Chiudiamo con un’analisi dei prezzi medi, focalizzandoci in particolare sui peperoni dolci, che rappresentano la tipologia più diffusa. I peperoni piccanti, infatti, hanno prezzi generalmente molto più alti – spesso compresi tra i 20 e i 30 euro al chilo – ma seguono dinamiche di utilizzo diverse, come accennato.
Nelle ultime settimane, i prezzi dei peperoni dolci alla produzione sono aumentati sensibilmente, con un impatto diretto anche sui prezzi al consumo. La media complessiva si attesta intorno ai 5 euro al chilo, un valore piuttosto elevato rispetto alla maggior parte delle orticole presenti a scaffale.
All’interno della categoria dei peperoni dolci, abbiamo analizzato le referenze in base alla loro origine. Il Marocco è rappresentato da soli due casi, entrambi con prezzi piuttosto alti e allineati, intorno agli 8 euro al chilo. Le referenze spagnole mostrano in media prezzi più alti rispetto a quelle italiane: oltre 5 euro al chilo contro poco più di 4 per le italiane. Tuttavia, i dati rivelano una forte variabilità – tra le più marcate emerse tra le analisi svolte – come dimostra il caso di un friggitello italiano da 300 grammi che raggiunge quasi i 9 euro al chilo.
Se ci concentriamo sulle referenze più standard, come i peperoni gialli, rossi o misti, quelli di origine italiana si collocano su una media di circa 3,5 euro al chilo. I corrispettivi spagnoli, invece, superano i 5 euro, con punte nella referenza mista che arrivano fino a 7 euro al chilo.

Ha collaborato Giampaolo Ferri
