Il meglio di IFN
Angurie, incognita irrigazione
La parola ai big della produzione e alla distribuzione
È il frutto dissetante per eccellenza, il cui consumo è favorito dalle elevate temperature estive. Parliamo dell’anguria. I suoi consumi negli anni stanno cambiando, anche grazie agli adeguamenti messi in atto dai produttori italiani. Il cocomero tradizionale sta infatti registrando sempre meno appeal tra i clienti finali, dopo che la produzione si è spostata verso dimensioni più ridotte, le cosiddette mini e midi. Permane però l’incubo delle problematiche legate alla carenza di risorse idriche che, sulla scia della scorsa stagione, potrebbero comportare difficoltà sull'offerta.
il quadro internazionale
La situazione non è migliore nemmeno all’estero. In Spagna, ad esempio, l’organizzazione Asaja-Almería segnala un calo del raccolto in media del 15-20% per le angurie rispetto al 2022, con la produzione in serra che si sta portando dietro anche qualche ritardo.
L’organizzazione in questione ha condotto recentemente uno studio da cui risulta in riduzione la superficie coltivata ad angurie, proprio mentre i primi frutti della provincia di Almeria stanno raggiungendo il mercato. Nell'area di Almeria e Nijar si prevede una diminuzione della superficie di angurie del 10-15% rispetto alla campagna precedente. Per quanto riguarda l'area di Poniente Almeriense, la riduzione raggiunge il 20% della superficie. Nel comune di Levante Almeriense invece, la mancanza di acqua per l'irrigazione comporterà una riduzione della produzione di oltre il 30%.
Il motivo di questo calo iniziale dei trapianti potrebbe essere spiegato dal mantenimento delle produzioni autunnali di peperone, cetriolo, melanzane e zucchine che hanno avuto un fine e un inizio d'anno con prezzi sopra la media per la scarsità del prodotto. "Questo ha motivato molti agricoltori a decidere di rinunciare alla semina di angurie e, con l'attuale situazione dei costi, particolarmente elevati, non c'è stata abbastanza fiducia per puntare sulla coltivazione di altre referenze", afferma Adoración Blanque, presidente di Asaja-Almería.
Secondo i dati dell'Osservatorio dei prezzi e dei mercati della Junta de Andalucía si osserva infatti un ritardo nella semina di anguria in serra. Risulta minore la superficie dedicata all’anguria extra-precoce e precoce, mentre c’è maggiore concentrazione nella produzione dedicata all’anguria tardiva.
Paco Borras, ex direttore generale della cooperativa spagnola Anecoop, segnala inoltre che anche a Murcia e nella regione della Mancia la domanda di piante per il trapianto di cocomeri è calata del 5%.
I produttori del paese Iberico hanno fatto accordi specifici con la Gdo del nord Europa, con il rischio che se le temperature quest’estate dovessero abbassarsi repentinamente in quelle zone, determinando un calo delle richieste, è probabile che il prodotto spagnolo invada il nostro Paese e le aree principalmente servite dall’Italia, come la Germania.
Aumenta nel frattempo la produzione in Mauritania. Le angurie, che tradizionalmente arrivavano in questo periodo dal Marocco, attualmente sono invece fornite dal confinante che, al contrario del Marocco, sta riscontrando meno problemi di produzione per la scarsità di acqua.
Il governo marocchino, infatti, ha limitato le aree in cui è possibile coltivare angurie perché considerate, insieme ai meloni, orticole che richiedono un elevato apporto di risorse idriche. È stato vietato coltivarle nella regione di Zagoura, una grande area che sta sperimentando un forte stress idrico. I produttori di cocomeri hanno quindi trasferito le produzioni nelle regioni di Souss Massa, soprattutto intorno a Taroudant, e Larache, aree che dispongono di grandi riserve di acque sotterranee e in cui la fornitura idrica non rappresenta un problema. Le condizioni climatiche attualmente non sono negative per la coltura, il che fa sperare i produttori in una buona resa.
Tra le regioni in cui la coltivazione è stata vietata c’è anche Guelmin, nota per essere tra le principali zone produttrici di angurie e meloni in Marocco. La decisione delle autorità locali è stata presa per proteggere le risorse idriche evitando l’eccessivo sfruttamento delle falde acquifere. Guelmim è inoltre caratterizzata dalla mancanza di adeguate infrastrutture per l'irrigazione, il che complica ulteriormente la situazione per gli agricoltori. Tuttavia, le autorità locali stanno attualmente lavorando alla creazione di nuove infrastrutture di irrigazione per migliorare la situazione e consentire alla regione di riconquistare la sua posizione di leader nella produzione del frutto estivo.
Analoga la situazione in Grecia, dove si prevedono volumi più bassi a causa degli elevati costi di produzione e della carenza di manodopera, che rende la fase di raccolta più problematica della scorsa stagione.
Come riporta la testata North Africa Post, secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat, le esportazioni di anguria marocchina verso l’Unione Europea nel 2022 sono stati di oltre 195 milioni di euro. La Spagna ha continuato a primeggiare, con un fatturato che ha raggiunto i 418 milioni di euro, mentre l'Italia è scesa al terzo posto con un export di 131 milioni di euro. Negli ultimi quattro anni, il Marocco ha aumentato dell'81,7% le sue vendite di angurie ai paesi membri dell'Ue, occupando lo spazio lasciato libero dal calo delle esportazioni di Spagna e Italia. La Grecia invece è attualmente il quarto fornitore di angurie dell'Ue dopo aver esportato nel 2022 136 milioni di kg di angurie, pari a 49,6 milioni di euro.
Il quadro nazionale
È positivo Michele Giudicianni, amministratore unico di Ortofrutticola Del Ponte. La società coltiva circa 800 ettari di angurie: “Le superfici rimangono stabili, più o meno come l’anno scorso. Ogni anno riduciamo del 10% gli appezzamenti dedicati all’anguria tradizionale per dare maggiore spazio alla mini-anguria con seme e senza seme. Il mercato cambia e queste tipologie sono tra le più richieste”, spiega. I produttori associati siciliani si apprestano ad iniziare la raccolta delle baby angurie, mentre nella Piana del Sele si entrerà in stagione a partire da maggio. L’andamento climatico finora è stato favorevole al buono sviluppo della coltura. “Speriamo che lo sia fino alla fine della produzione. La siccità al momento non ci spaventa – conclude Giudicianni – perché nel casertano e nella piana del Sele siamo ben equipaggiati. Tutta la campagna commerciale dipende dal caldo che farà, che è sempre un’incognita”.
Matteo Testa, direttore commerciale di San Lidano riporta la situazione nell’agropontino, dove le superfici rimangono pressoché stabili per l’anguria tradizionale, ma crescono per le referenze mini e midi. “La nostra Op ha deciso di incrementare del 20% le superfici dedicate al prodotto più piccolo e l’impressione è che nel nostro areale valga lo stesso anche per altri produttori perché le varietà seedless o con microsemi registrano il miglior trend di vendita negli anni più recenti”.
Per quanto riguarda i trapianti, che per San Lidano si svolgono da metà marzo a giugno inoltrato, l’operazione procede regolarmente. Guardando all’estate, però, c’è del timore per la siccità. “Preoccupano i rumors che prevedono acqua a giorni alterni nel mese di maggio. Si spera che questo non generi criticità elevate durante le restanti fasi di trapianto.”
L’azienda punta ancora molto sull’anguria tradizionale per la quale ha strutturato il nuovo magazzino interamente dedicato ai cocomeri commercializzati con il brand “Cuore Rosso”.
Salendo nel padovano, Andrea Spigolon, responsabile tecnico di Ortofrutta Castello, parla di un ridimensionamento delle aree. “Le superfici sono in calo perché la produzione sul Delta del Po è più a rischio, non sappiamo infatti se ci sarà acqua a sufficienza per l’irrigazione. Al nord è un’incognita molto grande tanto da non sapere se si riuscirà ad irrigare fino alla fine oppure no”. Ortofrutta Castello, in totale, conta una quarantina di ettari per l’anguria da 7/10 kg con o senza semi, su cui la cooperativa si focalizza maggiormente: “In termini produttivi sono piante particolarmente forti, inoltre si conservano a lungo e la qualità è assicurata”. Una trentina di ettari sono invece dedicati alle mini angurie micro seme e un’altra trentina all’anguria nera Dolce Passione.
Per quanto riguarda Perla Nera invece, che nella prima settimana di maggio inizierà la commercializzazione del prodotto italiano, la parola passa a Bruno Francescon presidente dell’omonima Op ideatrice del Consorzio. “La programmazione del 2023 è in linea con quella del 2022, quindi le superfici rimangono stabili – dichiara -. Rispetto alla passata stagione, in cui ci sono state problematiche produttive, ci aspettiamo però una maggiore resa in termini quantitativi. Le prospettive per la campagna 2023 si profilano dunque positive, anche se c’è apprensione per l’irrigazione in alcune zone d’Italia”.
Il marchio dell’anguria scura è sempre più conosciuto dai consumatori. “Perla Nera negli anni è andato consolidandosi sempre di più – prosegue Francescon - e non perde quota nemmeno in caso di prezzi elevati o promozioni di angurie tradizionali”.
Ettore Cagna, presidente di Agricola Don Camillo, segnala invece un aumento delle superfici per la coltivazione delle angurie i cui primi stacchi avverranno già nella prossima settimana. “La scorsa stagione è stata particolarmente positiva e speriamo di poter replicare anche quest’anno, per questo aumentano gli ettari. Sono sei mesi però che non piove, o perlomeno non nelle quantità sufficienti, e siamo spaventati perché se la prossima dovesse essere un’estate piovosa i consumi non riuscirebbero a decollare”.
Agrieuropa, cooperativa di Latina che esporta il 98% della propria produzione all’estero, mantiene stabili le superfici di circa 1.000 ettari. “Permane però il problema della carenza idrica e delle condizioni meteorologiche – spiega il presidente Roberto Nocera -. Sappiamo infatti che piantiamo, ma non sappiamo quando e se raccoglieremo. La raccolta del prodotto in serra è prevista verso i primi di maggio, ma è sufficiente una gelata per azzerare tutto il lavoro svolto finora”.
La distribuzione
Annamaria Medici, product manager ortofrutta di Multicedi, catena parte del gruppo VéGé, molto attiva nel Sud della Penisola, si aspetta una campagna dai buoni volumi e senza ritardi produttivi. “Nonostante i problemi avuti in Sicilia, nella zona di Pachino, e nel Lazio, dove alcuni fornitori hanno liberato le serre più tardi a favore delle verdure il cui mercato era in tensione, non ci aspettiamo particolari ritardi. Inoltre, anche quest’anno, come nel 2022, puntiamo ad importare dall’estero non più del 10% dell’anguria totale.”
Anche quest’anno il gruppo cercherà di offrire una gamma diversificata alla clientela, proponendo prodotti ad alto contenuto di servizio. “Il mainstream dell'anguria tradizionale (8/15 kg) sarà affiancato da prodotti di pezzatura più contenuta (baby e mini), prodotti emergenti (gialla) e le nuove proposte ad alto contenuto qualitativo, oltre ovviamente alla presenza di prodotto tagliato e di confezioni di anguria porzionata pronta per il consumo”.
Tra le tipologie più vendute lo scorso anno figura l’anguria lunga. “È la referenza di punta, ma seguiremo come sempre la produzione per offrire il miglior prodotto possibile ai nostri clienti sempre più alla ricerca di prodotti dalle elevate caratteristiche organolettiche. Quest' anno abbiamo provveduto ad inserire fra i fornitori la maggiore organizzazione italiana di produttori e due nuovi fornitori con zone di produzione nel Lazio ed in Puglia, che vanno ad integrare le nostre zone di approvvigionamento in Campania e Sicilia”.
Il clima contrassegnato da caldo anomalo sta allungando la stagionalità. “L’eccezionale clima della stagione 2022 ha dimostrato che i consumi crescono sia a valore che a volume. Se le previsioni climatiche della prossima campagna saranno confermate, avremo modo di ripetere i successi del 2022 e di sfruttare appieno la crescita del comparto in tutti i nostri punti vendita”.
Il commento di Nunhems
Sui consumi crescenti delle midi senza semi, Claudia Iannarella, Consumer & Costumer Manager di Nunhems, dichiara: “Possiamo affermare senza timore di smentita che la categoria delle angurie grazie all’avvento delle angurie premium midi seedless dia un apporto al reparto totalmente diverso rispetto a qualche anno fa. Se prima l’evento più ricorrente della stagione era la consueta super promozione a prezzi stracciati ora assistiamo ad una crescente premiumness attraverso brand riconosciuti e progetti di filiera, marchi dei distributori e segmentazione sempre più spinta. Con orgoglio posso dire che Nunhems sia stata la principale responsabile di questa rivoluzione grazie ad una divisione breeding dedicata all’anguria fra le più innovative e alla visione delle persone che operano nella country Italia che hanno creduto che si potesse portare un nuovo prodotto in un mercato che era, e in parte ancora è, molto legato al consumo di angurie tradizionali”.
E aggiunge: “Oltre alla varietà più innovative e performanti, abbiamo e mettiamo al servizio dei clienti che scelgono la nostra genetica un know-how multi-disciplinare che abbraccia trade marketing, consumer marketing, supporto tecnico ed agronomico, informazioni sul mercato e consulenza strategica. Interloquiamo con continuità con la grande distribuzione – continua Iannarella - perché crediamo sia essenziale che chi sta all’inizio della filiera si confronti con chi sta alla fine, affinché la ricerca sia sempre allineata alle esigenze del consumatore e di chi gli consente di acquistare i nostri prodotti. La genetica di qualità è essenziale ma bisogna avere gli strumenti per saperla valorizzare e posizionare correttamente sul mercato. In un settore con una business complexity così accentuata come il nostro è più che mai necessario collaborare con partner professionali - conclude la manager - e credo fermamente che in questo Nunhems rappresenti un’eccellenza”
Questo articolo è stato lanciato in anteprima sul servizio di aggiornamento settimanale su WhatsApp di Nunhems dedicato a melone e anguria (clicca qui per sapere come effettuare l'iscrizione).