Il meglio di IFN
Trattori infuriati: «Promesse non mantenute, solo “contentini”»
Troppe situazioni irrisolte, intanto le aziende chiudono i battenti
A un anno dalle ultime mobilitazioni, gli agricoltori tornano a farsi sentire con una nuova protesta nazionale, iniziata nella giornata di ieri; Calabria, Campania, Puglia, Marche, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, lo stivale è in fermento e ciò che mobilità il mondo agricolo è chiaro: «Non abbiamo ottenuto alcun risultato concreto e, anzi, ci troviamo ad affrontare problemi ancora più gravi in tutto il settore», dichiarano i comitati organizzatori, esprimendo un diffuso sentimento di sfiducia verso le istituzioni.
La crisi dell’agricoltura italiana appare sempre più profonda: centinaia di piccole e medie imprese agricole chiudono ogni mese, lasciando un vuoto non solo economico ma anche sociale e culturale. Gli agricoltori lamentano il mancato rispetto delle promesse fatte durante le proteste dello scorso anno e chiedono interventi urgenti su più fronti.
Fabiano Mazzotti, frutticoltore di Faenza e vicepresidente degli Agricoltori dell'Emilia-Romagna, ha espresso a IFN una testimonianza accorata sulla difficile situazione che sta affrontando il settore agricolo. "Non è cambiato nulla, tante promesse ma solo dietrofront," ha dichiarato. Mazzotti sottolinea che i costi di produzione continuano a salire, mentre aumentano anche le restrizioni sui principi attivi utilizzabili in agricoltura. "Non abbiamo garanzie sui nostri prodotti. Le nostre rivendicazioni devono essere ascoltate," ha aggiunto, evidenziando la mancanza di connessione tra le politiche agricole attuali e le reali necessità dei produttori.
Critico verso l’accordo Mercosur e il Piano Mattei, “tali accordi non hanno nulla a che fare con la sovranità alimentare. Inoltre, denunciamo il trattamento riservato alla categoria agricola, spesso bistrattata ed emarginata dall'attenzione pubblica. Quando siamo considerati è per essere additati come inquinatori e sfruttatori, ma così non può andare avanti. Vogliamo che il nostro ruolo venga riconosciuto," ha concluso, lamentando la mancanza di tutele e garanzie per il reddito degli agricoltori.
Dal cuore dei cortei, tra le principali rivendicazioni emergono la necessità di garantire trasparenza nei costi lungo la filiera produttiva, la regolamentazione delle pratiche commerciali sleali e una drastica semplificazione delle procedure burocratiche. Quest’ultime sono ritenute un peso sempre più oneroso, sia in termini economici che di tempo. Un altro punto critico riguarda la riforma dei Centri di assistenza agricola (Caa), che, secondo i comitati, ha limitato la libertà di scelta degli agricoltori e dei professionisti che li supportano. Gli agricoltori denunciano anche il previsto ridimensionamento delle agevolazioni sul gasolio agricolo a partire dal 2026, un provvedimento che, temono, potrebbe far lievitare ulteriormente i costi di produzione. A questo si aggiunge il problema della concorrenza sleale da parte di Paesi extra-europei, che continuano a utilizzare prodotti fitosanitari vietati in Italia, immettendo sul mercato alimenti a prezzi più bassi ma non conformi agli stessi standard di sicurezza dei nostri.
L’impatto psicologico sulla categoria
Non meno allarmante è la situazione psicologica di chi lavora nel settore. «I margini di guadagno si riducono, le calamità naturali e le fitopatologie aumentano, mentre lo Stato ritarda i risarcimenti e i finanziamenti per le assicurazioni agevolate», spiegano i comitati. Dati internazionali mostrano un aumento significativo di depressione, ansia e suicidi tra gli agricoltori, con 559 suicidi registrati in Italia tra il 2012 e il 2017, un numero che secondo gli esperti non rispecchia appieno la gravità attuale.
Un appello alle istituzioni
La manifestazione di questi giorni vuole ricordare l’importanza strategica dell’agricoltura per il Paese. «Vi sfamiamo ogni giorno», sottolineano gli agricoltori, chiedendo che alle parole seguano finalmente azioni concrete.
Le proteste proseguiranno nei prossimi giorni con presidi in diverse province italiane per mantenere alta l’attenzione su un tema che, per chi lavora la terra, non può più essere rimandato.