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Radicchio: meno rese, più incertezza
Cristiana Furiani (Op Geofur): «Dobbiamo far fronte ai cambiamenti climatici e all'aumento dei costi. La nostra risposta è nell’organizzazione»

Il radicchio, una delle eccellenze simbolo del Made in Italy ortofrutticolo, sta attraversando una fase complessa. Secondo i dati del Monitor Ortofrutta di Agroter, negli ultimi cinque anni il prezzo medio del prodotto ha registrato un incremento di oltre il 30% su tutti i canali di vendita, mentre i consumi hanno subito un calo, determinando così una sostanziale stabilità del valore complessivo generato sul mercato.
Generalmente, variazioni così repentine nei prezzi sono legate a dinamiche dell’offerta. Per comprendere meglio il fenomeno, abbiamo interpellato Cristiana Furiani, presidente del Consorzio di Tutela Radicchio di Verona IGP e amministratrice delegata dell’OP Geofur, una delle realtà di riferimento del comparto, con 500 ettari coltivati a radicchio.

“Mi ritrovo perfettamente nei numeri evidenziati dalle analisi di mercato”, afferma Furiani. “L’aumento dei costi di produzione e gli eventi climatici avversi hanno inciso pesantemente, riducendo le rese in campo nelle ultime annate.”
La campagna appena conclusa ha presentato numerose criticità, con un raccolto che ha mostrato ritardi e una minore disponibilità di prodotto. “A gennaio il radicchio faticava a maturare e le piante non riuscivano a raggiungere il giusto peso. La scelta era tra raccogliere un prodotto non completamente pronto, con un calo drammatico delle rese, o attendere rischiando ulteriori perdite”, spiega Furiani.

La soluzione è stata una gestione organizzativa imponente, con squadre di raccolta efficienti che hanno permesso di recuperare il più possibile. “Abbiamo aspettato il momento giusto e, grazie a un grande sforzo logistico e organizzativo, siamo riusciti a limitare le perdite. In soli 20 giorni, con 70 persone impegnate, siamo riusciti a portare a casa il miglior risultato possibile e grande merito va dato ai miei collaboratori per lo sforzo profuso”, racconta.
Dopo un gennaio segnato da forti turbolenze commerciali, con un mercato in difficoltà a causa delle problematiche di approvvigionamento, il settore sembra ora aver trovato un nuovo equilibrio. “Abbiamo vissuto momenti complicati, con un mercato completamente alterato da dinamiche speculative. Ora, fortunatamente, i prezzi si sono stabilizzati su livelli discreti, che ci permettono di coprire le perdite”, sottolinea Furiani.
In questo momento l’attenzione si sposta sui trapianti primaverili, ma il meteo continua a giocare un ruolo determinante. “Sta piovendo molto, speriamo che il clima sia più favorevole rispetto allo scorso anno, quando il maltempo ha fortemente condizionato le nuove piantagioni, ma è orami chiaro ed evidente come ogni anno dovremo fare conti con un clima sempre più indecifrabile, che impatterà notevolmente sulle nostre attività”.

In questo scenario di incertezza, la solidità organizzativa fa la differenza. “Nelle difficoltà emerge il valore di una OP strutturata come Geofur, capace di ridurre al minimo i rischi per i produttori e di garantire ai clienti continuità nella fornitura di un prodotto di qualità, che resta il nostro obiettivo quotidiano”, conclude Furiani. (gc)
