Dal campo
Nomisma: l’Italia è il Paese con più organismi nocivi in Europa
Anche il clima non dà tregua: nel 2023, quasi un’azienda ortofrutticola su due ha registrato danni

Ieri, a Bologna, per l’evento celebrativo dei 30 anni di Apo Conerpo, dal titolo “Ortofrutta italiana tra crisi produttive, sfide globali e resilienza cooperativa”, tra i momenti più apprezzati, c’è stata la relazione di Ersilia Di Tullio, Responsabile Strategic Advisory di Nomisma, “Sfide e strategie per la resilienza dell’ortofrutta” che ha offerto una fotografia dettagliata del comparto ortofrutticolo nazionale ed europeo, evidenziandone luci e ombre.

Numeri in crescita, ma segnali d’allarme
Nel 2023, il 4% della superficie agricola europea ha generato ben il 19% del valore della produzione, pari a 99 miliardi di euro – cifra destinata a crescere a 105 miliardi nel 2024, rispetto ai 52 miliardi del 2014. Una produzione che è concentrata in pochi Paesi: per gli ortaggi, cinque Stati (Francia, Italia, Spagna, Germania e Polonia) detengono il 65% delle superfici; nella frutta, la Spagna guida con il 41% del totale, seguita dall’Italia con il 17%.
Il settore ortofrutticolo italiano (fresco+ trasformato) conta 158.000 imprese, pari al 23% del totale agricolo nazionale, su 1,1 milioni di ettari (9% della SAU), generando un valore di 18,7 miliardi di euro e un export vicino agli 11 miliardi. Solo nel 2024, l’export di prodotto fresco ha superato per la prima volta i 6 miliardi. Impressionante il livello di autoapprovvigionamento: 116% per la frutta, 98% per gli ortaggi.

Un settore sotto pressione
È cosa nota che il comparto viva da diversi anni una fase di forte stress: le superfici coltivate sono in calo, colpite da criticità climatiche, fitosanitarie, normative ed economiche. Le colture frutticole, in particolare, soffrono cali strutturali, che si traducono in un saldo commerciale negativo e in una crescente dipendenza dall’import. Emblematico il caso del kiwi: le importazioni sono raddoppiate in dieci anni (+108%). Per le pere, l’export si è dimezzato, mentre le importazioni sono salite del 13%.
A complicare il quadro, l’esplosione dei costi di produzione: dal 2019 l’energia è aumentata del 107%, e la manodopera italiana (che costa circa68 euro a giornata a livello nazionale) risulta molto più onerosa rispetto a competitor come Spagna (56,2 euro a giornata) e, sorpattutto, Grecia (37,1 euro a giornata). Inoltre, la drastica riduzione delle molecole fitosanitarie autorizzate in UE – circa il 70% in meno rispetto al 2000 – rappresenta oggi una minaccia concreta alla sostenibilità produttiva.
Il cambiamento climatico è un nemico silenzioso ma potente. Eventi estremi – gelate, grandinate, siccità, alluvioni – si intensificano e compromettono volumi e qualità. Nel 2023, secondo Nomisma, il 48% delle aziende ortofrutticole ha subito perdite economiche legate direttamente a eventi climatici. I mesi cruciali per fioritura e allegagione sono sempre più esposti, con impatti strutturali sulla produttività delle specie frutticole.
A questa fragilità crescente si somma un quadro fitosanitario preoccupante, certificato anche dai dati EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), aggiornati a febbraio 2025. Secondo l’analisi comparativa:
• L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di organismi nocivi rilevati su specie vegetali: 665 casi complessivi, contro 549 in Spagna e 483 in Grecia.
• I casi di organismi “molto diffusi” sul territorio nazionale sono 74, più che in Spagna (47) e Grecia (37).
• Gli organismi da quarantena sono 46, a fronte dei 33 spagnoli e 25 greci.
• Solo l’Italia conta 321 organismi per cui non sono disponibili informazioni dettagliate, evidenziando una lacuna critica nella tracciabilità e nella gestione del rischio fitosanitario.

Questo quadro, aggravato dalla forte riduzione delle molecole fitosanitarie autorizzate a livello UE (circa il 70% in meno in Italia rispetto al 2000), mette a rischio intere colture strategiche per il tessuto produttivo, come pere, nettarina e kiwi. L’eliminazione di principi attivi, spesso senza sostituti efficaci, sta aumentando gli scarti, riducendo le rese e indebolendo la competitività rispetto a Paesi extra-UE, dove i vincoli normativi sono meno stringenti.
Apo Conerpo: presidio strategico per la filiera ortofrutticola
Apo Conerpo si conferma protagonista del sistema ortofrutticolo italiano, con 32.230 ettari coltivati in 15 regioni (70% in Emilia-Romagna), rappresentando il 3% della superficie nazionale e il 22% di quella regionale. Negli ultimi dieci anni ha invertito il calo delle superfici coltivate, registrando una crescita del 4,4%, trainata soprattutto dall’espansione delle colture ortive (+26%), in particolare il pomodoro da industria.
L’OP investe in ricerca, mutualismo e innovazione: ha creato un fondo mutualistico contro la cimice asiatica, avviato progetti sperimentali con università e promosso il ricambio varietale, specie per kiwi e melo.

Durante l’evento si sono approfondite le quattro filiere più importanti:
• Pomodoro da industria: Apo Conerpo rappresenta oltre il 10% della superficie nazionale, con rese superiori del 10% alla media. L’Emilia-Romagna, con il 35% della produzione italiana, è in crescita.
• Pere: Il settore è in crisi (-34% di superfici in Italia, export dimezzato). Anche Apo Conerpo ha perso un terzo delle superfici, ma tiene rispetto ad altri areali. Da notare l’aumento le importazioni da Belgio e Paesi Bassi.
• Pesche e nettarine: Calo generalizzato (-33% per Apo Conerpo, in linea con il dato nazionale).
• Kiwi: In controtendenza, Apo Conerpo ha aumentato del 64% le superfici. Tuttavia, l’import nazionale è cresciuto del 108%, riducendo l’avanzo commerciale.
Innovazione e sostenibilità
Un aspetto chiave del modello italiano, e in particolare del sistema cooperativo, è la capacità di attivare ricerca e sperimentazione applicata. Apo Conerpo si è distinta negli ultimi anni per la promozione di progetti pilota, in collaborazione con università ed enti pubblici e privati, finalizzati allo sviluppo di:
• Nuove varietà resistenti;
• Tecniche a basso impatto ambientale;
• Sistemi digitali per la gestione agronomica.
Centrale è la visione di sostenibilità integrata: ambientale, economica e sociale. Le OP e AOP assumono un ruolo chiave come catalizzatori di innovazione, servizi e formazione per il settore.
L’intervento di Ersilia Di Tulio ha confermato la centralità di Apo Conerpo e del sistema cooperativo nella tenuta del settore, ma anche la necessità di un cambio di passo a livello politico e strategico. Innovazione, ricerca e strumenti mutualistici saranno le leve su cui puntare per garantire un futuro sostenibile all’ortofrutta italiana.
