In atto una sforbiciata del 15-20% negli assortimenti d’ortofrutta dei supermercati

L’attenzione è però a non 'snaturare' il format, perdendo distintività rispetto ai discount

In atto una sforbiciata del 15-20% negli assortimenti d’ortofrutta dei supermercati

Consumi in continua diminuzione, carenza di personale e costi in aumento impongono alla filiera ortofrutticola un processo di efficientamento difficile da attuare, ma allo stesso tempo ineludibile. È oramai chiaro a tutti che è giunto il momento che distributori e produttori gestiscano le referenze all’interno del reparto in funzione del contesto attuale, iniziando a “sfoltire” gli articoli in esubero, a partire dai basso rotanti o da quelli che incidono maggiormente sugli sfridi.

Nelle nostre recenti visite settimanali nelle insegne della Gdo abbiamo già notato questa tendenza a ridurre la numerica assortimentale e, parlando con alcuni distributori, abbiamo avuto la conferma di questa prima impressione. Alcuni supermercati contano di ridurre complessivamente tra il 15/20% del numero di referenze totali all’interno del reparto ortofrutta (ora tra le 400 e le 500, inclusa la frutta secca, nei format con più ampiezza e profondità).

Come anticipato, le referenze basso rotanti saranno le prime a essere eliminate dall’assortimento, utilizzando come criterio minimo di rotazione la soglia di 10 colli giornalieri per CeDi. A prescindere dalle rotazioni, gli altri prodotti a rischio sono quelli che più incidono sugli sfridi, come le verdure fresche a foglia e le referenze di IV e V° gamma. In questo caso le scelte fra MDD e industria saranno ancora più nette, per evitare assortimenti ridondanti.

Inevitabilmente, il taglio delle referenze sarà accompagnato da un ridimensionamento dei fornitori, a partire da quelli mono-prodotto per referenze basso rotanti. In questo modo si facilita la gestione amministrativa degli ordini, si efficienta la logistica e si ottimizzano le operazioni di scarico all’interno della piattaforma. Va da sé che, in un ambito di carenza cronica di personale, il sogno di ogni buyer è avere il minor numero possibile di consegne  giornaliere da più fornitori, perché  - a cascata - diminuisce sia tutta la parte burocratica che le criticità legate alla fornitura.

Evidentemente si aprono opportunità per gli operatori dei mercati all’ingrosso, perché possono fornire un contributo importante nel fornire carichi misti, evitando che il buyer debba interpellare troppi fornitori. Parimenti, si potrebbe favorire l’aggregazione all’interno di determinati areali produttivi, penso per esempio al settore degli ortaggi, che è spesso frammentato in tante microaziende. Quindi per il mondo produttivo si possono aprire opportunità, soprattutto se sarà in grado di coglierle prima che le vengano imposte dall’alto.

Tuttavia, questo processo di efficientamento non è scevro da criticità per il canale Iper+Super, che fa della profondità assortimentale e del servizio un elemento distintivo rispetto ai supermercati essenziali, che a loro volta hanno investito in linee premium (soprattutto nella I° gamma) per colmare il gap in termini di percezione della proposta assortimentale rispetto ai supermercati. 
Quindi, se si eccede con il taglio delle referenze si rischia un boomerang, perché si perde uno degli elementi distintivi, guadagnando poco o nulla in termini di convenienza rispetto al discount, che è caratterizzato da uno schema dei costi totalmente diverso e col quale non si può competere solo perché si sono “falciate” il 15-20% delle referenze.

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli