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Import 2023 di ortofrutta: l'italia è terra di conquista
Il saldo commerciale dello scorso anno in negativo per oltre mezzo milione di tonnellate
Un anno fa, analizzando il consuntivo 2022 del commercio estero italiano, titolavamo che era stata una debacle per l’ortofrutta italiana, poiché c’era stato il sorpasso a volume dell’import sull’export, con saldo in negativo di 100 mila tonnellate (clicca qui per approfondire).
Dopo 12 mesi, la situazione è nettamente peggiorata, perché abbiamo aumentato le importazioni di oltre 400 mila tonnellate e, parimenti, diminuito le esportazioni di 30 mila tonnellate. Morale della favola? La bilancia commerciale segna a volume - 509.470 tonnellate.
È evidente, come dalle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter, il 2023 sia stato a tutti gli effetti un Annus Horribilis, figlio delle tante problematiche che hanno afflitto diversi comparti a livello produttivo.
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Difatti, è stata registrata una carenza cronica dell’offerta in diverse categorie e, questo da un lato, ha agevolato le importazioni e, dall’altro lato, ha consentito ai nostri esportatori di collocare il prodotto a prezzi più alti, come dimostra la crescita a valore di quasi mezzo miliardo.
Prima di addentrarci nelle analisi di dettaglio, occorre evidenziare come, durante l’anno, ci sia stato un restatement dei dati relativi al 2022 da parte dell’Istat, che ha determinato una revisione soprattutto dei dati relativi all’import, tanto che il saldo a volume è passato da -100 mila tonnellate a -695 tonnellate. Per quanto riguarda, invece, il 2023 il dato è così eclatante che pare a prova di restatement.
Dalla disamina delle principali macrotegorie, si può notare la performance negativa della frutta fresca che, a volume, perde 7 punti percentuali, che - però - recupera a valore, a differenza della frutta secca, che perde 13 punti a valore e rimane invariata a volume. Per le altre famiglie, ovvero: legumi e ortaggi, agrumi, e frutta tropicale, crescono a volume e, soprattutto, a valore con valori in doppia cifra.
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Spostandoci alla colonna delle importazioni, l’unico segno meno lo si rileva negli agrumi, a volume (-6%), mentre, per il resto, è una sequenza continua di incrementi rispetto all’anno precedente. In particolare, la categoria trainante è stata quella dei legumi e ortaggi, che è cresciuta del 22% a volume e del 25% a valore, divenendo, così, la più importante.
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Entrando nel dettaglio delle singole specie, è evidente come la patata sia stata la principale responsabile di questo exploit a livello di importazione nelle orticole. Infatti, da un anno all’altro, le quantità acquistate oltreconfine sfiorano la cifra record di quasi 800 mila tonnellate, con un balzo in avanti di ben 200 mila tonnellate, che si è tradotto in un boom a valore, tanto che si sono superati i 300 milioni di euro, con una crescita di 83 punti percentuali.
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Dopo le patate, l’altro prodotto di peso che ha visto crescere in modo significativo le importazioni sono le pesche/nettarine, che mostrano un +73% a volume e +43% a valore, a causa della ben nota carenza di produzione provocata dalle gelate che, di pari passo, hanno compromesso le esportazioni italiane.
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In crescita anche le importazioni di kiwi, soprattutto a valore, pari a 150 milioni di euro, ma in questo caso il dato è ben controbilanciato dall’export, che supera i 600 milioni di euro. Le mele si confermano il prodotto ortofrutticolo più esportato nel mondo, nonostante i quantitativi in leggero calo (-1%), ben bilanciati da un valore in crescita del 7%, per un totale che supera 900 milioni di euro. Infine, si evidenziano gli ottimi riscontri nelle esportazioni di brassiche, pomodori e carote, che mostrano incrementi a doppia cifra a valore. (gc)
Ha collaborato Alberto Biffi