I Fondi d'investimento all'assalto dell'ortofrutta spagnola

Se ne è parlato a Valencia, al 26esimo Congresso sulla Frutta di AECOC

I Fondi d'investimento all'assalto dell'ortofrutta spagnola

L’ingresso dei Fondi d’investimento nel settore ortofrutticolo spagnolo continua a tenere banco, come dimostra l’ampio dibattitto che si è generato su questo argomento durante il 26esimo Congresso sulla Frutta di AECOC – associazione che riunisce Industria e Distribuzione spagnola – che si è recentemente tenuto a Valencia, e che ha visto la partecipazione dell’intera filiera ortofrutticola iberica, a partire dalla maggior parte degli acquirenti di frutta e verdura di tutta la distribuzione spagnola, come Mercadona, Carrefour, Eroski, Lidl, Dia, Alcampo, Consum, Salvanmas, Aldi, Coviran, ecc.. Ma erano presenti anche tutte le aziende di commercializzazione, sia private che cooperative, fino al mondo del packaging e del post-raccolta, senza dimenticare i media specializzati di settore.

Come anticipato in apertura, per la prima volta si è tenuto un approfondimento - con successivo dibattito - sui Fondi di investimento in rapporto al settore ortofrutticolo spagnolo, argomento finora raramente trattato in eventi pubblici.

L’antefatto è che, dal 2016 ad oggi, 18 aziende agrumicole a livello familiare – con un fatturato aggregato di 1,4 miliardi di euro – sono state acquistate (o ne detengono quote di maggioranza) da 5 fondi di investimento: sono stati così costruiti 4 grandi gruppi agrumicoli che operano sia con produzione spagnola, che con quella dell'emisfero sud. È stato trattato anche il caso di altre 8 aziende di ortaggi in serra e in campo aperto (patate, piccoli frutti e uve senza semi) - che tra tutte fatturano già oltre 1 miliardo di euro - che sono state acquistate (o ne detengono quote di maggioranza) da 4 fondi di investimento.
Poi il dibattito è entrato nel vivo, grazie alle visioni contrapposte di due protagonisti del settore: per la parte produttiva, o, meglio, per la cooperazione ortofrutticola c’era Enrique de los Ríos, Ceo di Unica, la cooperativa di 2º livello che nel 2008 contava 65 cooperative associate e 100 milioni di euro di fatturato, per arrivare al 2023 con 15 cooperative e un totale di 552 milioni di euro di vendite.
Relativamente all’area fondi di investimento, invece, ha preso la parola Imanol Almudi, un manager affermato nel mondo delle multinazionali alimentari, che da 3 anni è Ceo di Agroponiente, una importante realtà orticola di Almeria che fattura 340 milioni di euro, e che da 4 anni appartiene al Fondo di investimento Abac.

L’approfondimento ha portato molte idee interessanti e ha contribuito a demistificare alcuni aspetti legati ai fondi di investimento e alla preoccupazione dei produttori. 
In molti, infatti, pensano che i fondi di investimento siano completamente slegati dai territori e dai loro elementi identitari, quando invece il loro obiettivo è investire con profitto in questo settore per diversificare il portfolio. I fondi hanno quindi tutto l’interesse a far si che la produzione riceva la giusta remunerazione, senza snaturare la propria identità, che è un elemento chiave per conquistare il consumatore. Inoltre, in un settore che spesso deve far fronte a scarsa disponibilità finanziare, i fondi garantiscono la liquidità necessaria per ammodernare il comparto ortofrutticolo, che è un aspetto fondamentale per garantire la sopravvivenza nel prossimo futuro.

D’altro canto, la cooperazione evidenzia come bene e spesso il mondo produttivo è costituito da piccole e medie imprese che non sono interessanti per i grandi fondi di investimento, ma rappresentano un patrimonio da salvaguardare, non solo dal punto di vista economico, ma pure da quello sociale (le piccole aziende sono di solito a conduzione famigliare) senza dimenticare, per esempio, per la salvaguardia della biodiversità: sono i piccoli produttori a investire in antiche specialità locali che altrimenti si estinguerebbero.

Certamente, si continuerà a parlare molto del rapporto tra i fondi di investimento e l’agricoltura, soprattutto se si considera che oggi sono diventati una realtà nel mondo commerciale, e, in prospettiva, lo diventeranno sempre di più anche in quello agricolo. Se prima c’erano solo due sistemi (strutture private e cooperative), oggi i fondi rappresentano appieno il terzo attore e sarà interessante capire come si evolverà il settore con l’ingresso di questa nuova forza.

Un altro aspetto che vorrei sottolineare, e che può servire da stimolo per i colleghi italiani, riguarda l’attività congressuale messa in piedi da Aecoc Fruit che ha interessato tutta la filiera.
Infatti, nell’arco di due giorni sono stati affrontati i temi strategici del comparto ortofrutticolo a partire dalla produzione, come le difficoltà a livello idrico direttamente correlate ai periodi di siccità e le alternative per prepararci a questa nuova situazione climatica. Sicuramente si è compreso come l'impatto delle nuove tecnologie e l'inevitabile digitalizzazione siano destinate a cambiare profondamente il modo di coltivare.

Passando ai consumi, sono stati presentati studi per incidere sull'aumento del consumo di frutta e verdura nei giovani e quali strumenti di comunicazione/marketing possono essere adottati per migliorare il percepito di frutta e verdura, soprattutto in ottica futura. 
Infine, come da consuetudine, è stata presentata un best case, quest’anno l’insegna catalana Ametller Origen, che da ambulante di frutta e verdura è diventata una delle catene che è cresciuta di più nell'ultimo decennio, incentrando la sua strategia nell’attirare, per poi fidelizzare, i consumatori, grazie all’elevata qualità della proposta ortofrutticola.

In conclusione, è stato un momento importante per la filiera spagnola di confronto e elaborazione delle nuove strategie, e la grande partecipazione di tutti i principali stakeholder ha dimostrato ancora una volta come in Spagna non manchi la capacità di fare sistema all’interno del settore ortofrutticolo. (am) 

Hanno collaborato Fabrizio Pattuelli e Alice Magnani.

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