Abate su autoradicato: la plv supera i 45 mila euro/ha

I risultati raggiunti grazie a rese superiori a 40 ton/ha

Abate su autoradicato: la plv supera i 45 mila euro/ha

Una media produttiva fra 40 e 50 tonnellate ad ettaro con punte di 70 ton/ha – tanto che si rende necessario il diradamento dei frutticini nelle annate di carica – ed una produzione lorda vendibile che facilmente supera 45 mila euro/ha. Non è la descrizione di un impianto di mele club, ma sono i risultati che stanno ottenendo alcuni produttori di Abate Fétel nell’areale ravennate (più precisamente fra Bagnacavallo e Fusignano). Il segreto? L’utilizzo di portinnesti vigorosi: il Conference autoradicato, il Farold 40 e l’Abate autoradicato.
Ad inizio agosto avevamo osservato l’impianto di autoradicato di Abate diretto che mostrava performance estremamente convincenti (clicca qui per approfondire) e, nella giornata di ieri, abbiamo avuto la possibilità di vedere in campo anche le prestazioni del portinnesto Conference autoradicato e del Farold 40 (portinnesto franco) guidati da Geoplant Vivai e dalla Fondazione Navarra, che da diverso tempo stanno conducendo sperimentazioni sui portinnesti alternativi al cotogno nella varietà Abate, che negli ultimi anni sta mostrando limiti produttivi importanti.

La visita tecnica ha visto la numerosa partecipazione di agronomi, produttori e vivaisti sia ferraresi che modenesi (cosa impensabile fino a pochi anni fa), a dimostrazione di come questi impianti, che mostrano una filosofia produttiva diametralmente opposta a quella su cotogno, possano rivelarsi una strada percorribile per cercare di salvare l’Abate dal baratro.
I numeri parlano chiaro: la produttività, al netto delle gelate o eventi imprevisti, è costantemente superiore a 40-50 ton/ha, così come fra il 50-70% dei frutti mostra una pezzatura superiore a 65 mm di diametro. Ovviamente l’elevata vigoria delle piante ne ritarda la piena entrata in produzione che si ha dal 4° anno in avanti (ma già dal 3° si raccolgono i primi frutti), ma si guadagna parecchio in termini di longevità dell’impianto, che raggiunge facilmente 25 anni
A parte i livelli produttivi (attualmente inimmaginabili su cotogno), ciò che ha impressionato i produttori è l’ottimo stato di salute mostrato dai peri, che erano estremamente rigogliosi, nonostante le forti piogge e gli allagamenti che hanno interessato la zona. Difatti non si vedevano ammanchi lungo le file anche negli impianti con oltre 15 anni di età. 

Gianluca Pasi, tecnico-commerciale di Geoplant Vivai, ci ha raccontato quali accorgimenti deve adottare il frutticoltore che si approccia a questa tipologia di impianti: “Oramai abbiamo una esperienza consolidata di diversi anni, e siamo riusciti a trovare la quadra anche in vivaio, che è più complicata di quel che si possa immaginare in quanto il portinnesto autoradicato nelle primissime fasi di radicazione è molto delicato, soprattutto di Conference. Perciò, nel primo anno di impianto, è consigliabile irrigare regolarmente con estrema attenzione in modo che la pianta attecchisca rapidamente. Una volta attecchita la pianta non teme nulla, come dimostrano i pereti allagati a maggio che non hanno avuto nessun tipo di danno.”

“Per quanto riguarda la potatura, gli astoni messi a dimora vanno cimati in modo che emettano i rami che andranno a costituire l’impalcatura della pianta. L’obiettivo è sviluppare una parete vegetativa uniforme ottenibile sia con una palmetta libera, sia tramite la forma a candelabro (con tre branche principali ndr). L’importante, in fase di allevamento, è “dimenticarsi” delle forbici per evitare riscoppi vegetativi, mentre è più efficace legare e assecondare lo sviluppo delle branche e dei rami produttivi. Fino ad ora, l’autoradicato su Conference si sta rivelando quello più “facile” da gestire, mentre l’autoradicato diretto su Abate è quello più vigoroso, per il quale è opportuno effettuare incisioni alla base del tronco in primavera per limitarne lo sviluppo vegetativo. Il sesto d’impianto suggerito è di 4-4,5 metri nell’interfila e di 2-3 metri sulla fila, per una densità media di 800-1.200 piante/ha”, conclude il tecnico.
Per ora questa tipologia di pereti particolarmente vigorosi è diffusa nella bassa ravennate, ma vedendo l’interesse dei partecipanti è facile immaginare che nei prossimi anni vedremo questi impianti diffondersi anche nel resto della regione.