Mele: in GDO crescono le varietà club e cercano una strategia

Tutti i dati del comparto analizzati da IFN

Mele: in GDO crescono le varietà club e cercano una strategia

Nel settore delle mele i conti tornano. Potremmo così sommariamente sintetizzare le analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter relative all’indiscussa protagonista della frutticoltura italiana. Superfici e produzioni stabili, un export che continua a “tirare” e consumi stazionari a volume, ma in crescita a valore, solo per citare gli indicatori chiave.

Ovviamente, non è tutto rose e viole; infatti, ci sono timori che le continue tensioni a livello geopolitico possano avere conseguenze sul commercio internazionale e certamente si vuole evitare la riproposizione di un embargo russo. Non da meno, il prodotto biologico non sfonda - soprattutto nel mercato interno - mentre a livello varietale ci sono forse troppe novità, spesso ridondanti, che faticano a trovare i giusti spazi, soprattutto fra le mura di casa, dove la Golden rimane ancora leader indiscussa.

Produzione Europea: la Turchia stacca la Polonia

Le dinamiche produttive all’interno del vecchio continente sono assodate e tutto sommato stabili da diversi anni a questa parte. Considerando i 27 Stati della UE, mediamente ogni anno si raccolgono fra 10-12 milioni di tonnellate di mele, prodotte prevalentemente in Polonia, Italia, Francia e Germania, che da sole valgono circa l’80% del totale. La Polonia è senza dubbio il principale player, con circa 4 milioni di tonnellate, e le sue stime sono le più attese poiché incidono notevolmente sugli scambi commerciali. L’Italia si posiziona stabilmente in seconda posizione (poco più di 2 milioni di tonnellate), seguita da Francia e Germania, che producono rispettivamente oltre 1,5 e 1 milione di tonnellate annue.

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Allargando lo sguardo oltre i confini della UE, impressiona la performance produttiva della Turchia, stabilmente sopra il gigante polacco e prossima a 5 milioni di tonnellate. Difficilmente vedremo mele turche in Italia, però è chiaro ed evidente che sui mercati internazionali, soprattutto in annate di elevata offerta, potrà rappresentare un competitor da non sottovalutare.

Produzione Italiana all’insegna della stabilità

A differenza di altri comparti, dove il ritmo degli espianti non accenna a calare, nel melo si nota una certa stabilità in termini di superfici che, nel periodo che va dal 2017 al 2022, si attestano a poco più di 53 mila ettari lungo tutta la Penisola. Fra i diversi areali c’è stata una leggera flessione del Trentino-Alto Adige, che passa da 27.480 ettari a 26.680 ettari, compensati dalla crescita del Piemonte (+30%) che si avvicina a quota 7.000 ettari. La top five è chiusa da Veneto, Emilia-Romagna e Campania, che mostrano trend stazionari ed esprimono fra 5 e 3 mila ettari ciascuno.

L’export si conferma una certezza; in calo l’import

Il buono stato di salute del comparto è confermato dagli scambi commerciali. La mela da sola vale il 15% delle esportazioni a valore di tutta l’ortofrutta italiana, grazie a circa 800 milioni di euro sviluppati ogni anno. Parimenti, le importazioni sono in costante diminuzione, soprattutto quelle durante il periodo di contro stagione, a dimostrazione dell’elevato livello qualitativo in termini di conservabilità raggiunto dalle produzioni italiane.

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Consumi: netta crescita a valore. Effetto varietà club?

Dall’analisi dei consumi domestici, sui diversi canali di vendita nel periodo che va dal 2019 al 2022, si nota come i volumi, dopo la spinta durante la pandemia siano tornati su livelli Pre-Covid. Ciò che cambia è l’incidenza dei diversi canali, con il discount che guadagna 9 punti, mentre il mercato tradizionale ne perde 4. A valore, invece, si nota un effetto inflattivo comune a tutti i canali di vendita e pari a +13%; anche in questo caso emerge il discount, in crescita di oltre 20 punti. 
In sostanza si vendono circa le stesse quantità di mele ma a prezzi più alti.

Al di là delle situazioni congiunturali, come le temperature basse durante questa primavera che hanno dato una spinta notevole alle vendite, abbiamo provato a comprendere se ci sia un effetto derivante dall’introduzione di nuove varietà o da un aumento dei consumi di mele bio.
Per quanto riguarda i consumi di ortofrutta biologica, è parere comune che, salvo rari casi, ci sia una certa stagnazione e, se non fosse per l’export, il settore sarebbe in difficoltà. A livello europeo, le superfici di mele Bio non superano il 6% del totale, a dimostrazione di come ci sia una certa impasse e si viaggi ben lontano dagli obiettivi del Farm to Fork.

C’è sicuramente più dinamismo (forse troppo?) nel comparto varietale, con i volumi in continua ascesa; a livello di Unione Europea, nel 2023, supereranno per la prima volta le 500 mila tonnellate, con un’incidenza di poco inferiore al 5%. Quindi, siamo ancora ben lontani dal pensare di impensierire le “vecchie glorie”, però ci sono alcuni segnali da rilevare.

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Da una analisi realizzata ad hoc del Monitor ortofrutta di Agroter, emerge come in GDO, nel primo semestre del 2023 rispetto al 2022, l’incidenza delle varietà club, a volume, sfonda per la prima volta il muro del 10% e risulta in netta crescita rispetto all’anno precedente. Al contrario si nota una flessione della Golden Delicious che rimane comunque leader con oltre il 40%, che in alcuni casi si avvicina ancora al 50%. Un trend che potrebbe consolidarsi ulteriormente, a patto che la segmentazione della categoria faccia un salto di qualità, mentre adesso nei punti vendita non c’è chiarezza, fermo restando che non ci sarà in ogni caso spazio per tutti.

Ha collaborato Alberto Biffi

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