Dal campo
Sos frutta in via di estinzione, gli agricoltori chiedono aiuto
L'appello di Confagricoltura Rovigo sulla crisi della frutticoltura
Sempre meno alberi da frutta in provincia di Rovigo. Le pesche sono quasi sparite, le pere sono in profonda crisi e i kiwi restano una coltura marginale. Qualche segnale positivo per le mele, ma è troppo poco per ridare vigore a un settore in forte sofferenza. Perciò Confagricoltura Rovigo aderirà, con una delegazione di imprenditori agricoli, alla manifestazione che si svolgerà a Bologna lunedì 23 ottobre alle 9, promossa da Confagricoltura Emilia-Romagna, per chiedere un urgente supporto a questo fondamentale comparto.
I numeri di Veneto Agricoltura parlano chiaro. In un decennio, dal 2012 al 2022, gli ettari coltivati a pere in Polesine si sono ridotti di un terzo. La provincia di Rovigo era la regina regionale nel 2002, con 1.580 ettari sui 4.666 del Veneto. Una posizione mantenuta per anni, dato che nel 2012 erano ancora 1.478 gli ettari coltivati a pero, con Verona subito a ruota. Poi, dal 2012, il crollo, che ha portato a 583 ettari la superficie nel 2022, con continui tagli di alberi. Nel melo l’estensione si è dimezzata, passando da 877 ettari del 2012 a 419 del 2022, anno in cui si è però registrata una crescita del 4,8% rispetto al 2021. I kiwi non sono mai decollati: 213 ettari nel 2012, 194 nel 2022. Per pesche e nettarine è finita ogni speranza: 251 ettari coltivati nel 2012, quasi nulla l’anno scorso.
“Le aziende agricole continuano a tagliare alberi – dice Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo -. Il maggior tracollo è per il pero, che ha sofferto di problematiche continue: dalla cimice asiatica al gelo, dalla siccità all’alternaria, tanto che le medie produttive sono sotto la media e ci sono ripercussioni sulla qualità degli impianti. Con le mele tradizionali non va meglio, ma alcune nuove cultivar, come le varietà Club, stanno dando buone soddisfazioni sul mercato. Tuttavia, i costi di impianto sono molto elevati e gli ammortamenti hanno tempi troppo lunghi per riuscire a rientrare con le spese. Per l’actinidia, o kiwi, la spina nel fianco sono le malattie all’apparato radicale, che hanno causato la moria delle piante e un germogliamento insufficiente, portando a produzioni basse. In più, nel 2023, ci sono stati danni importanti da gelo. Pesche, albicocche e nettarine sono praticamente scomparse dal territorio. Perciò i frutticoltori si interrogano per capire cosa fare: se investire in impianti più moderni, che possono aiutare le coltivazioni, o cercare alternative come mirtillo e nocciole. Quel che è certo è che non possono essere lasciati soli: servono misure ad hoc per il rilancio del settore e incentivi, che chiederemo a partire dalla manifestazione di lunedì”.
I frutticoltori, a Bologna, chiederanno un aiuto per le aziende frutticole colpite dalle gelate della primavera scorsa, insieme a un adeguato periodo di moratoria. Importante, per il rilancio del settore, anche il finanziamento del sistema assicurativo per la nuova programmazione 2023-2027, con una contribuzione della polizza agevolata pari al 70%. Tra le richieste pure la programmazione di un progetto di riconversione varietale mediante un contributo agli espianti, che consenta l’introduzione di specie e varietà frutticole di maggior interesse e l’applicazione, sulla manodopera occupata nel comparto frutticolo, delle agevolazioni contributive proprie delle “zone svantaggiate” (sgravio pari al 68%). Infine, i frutticoltori invitano a stimolare la realizzazione di impianti di difesa antigelo e favorire la realizzazione di nuovi impianti frutticoli dotati di coperture antigrandine e antinsetto.
“Dalla Regione Veneto ci aspettiamo incentivi per proteggere i raccolti dalla grandine attraverso la difesa attiva e per costruire impianti più moderni – sottolinea Ballani -. La frutta è un settore strategico e fondamentale per la nostra alimentazione. Il nostro prodotto è tra i più controllati e certificati al mondo: perdere superfici a favore dei competitor stranieri, quindi, non è una sconfitta solo dal punto di vista economico, ma un rischio a livello qualitativo e sanitario, in quanto in molti Paesi vincoli e regole sono meno ferrei. Perciò puntiamo a recuperare terreno e a ridare speranza ai frutticoltori, che sono sfiduciati da anni di mancate produzioni e redditività”.
Fonte: Ufficio Stampa Confagricoltura Rovigo