Angurie: clima e patogeni non hanno dato tregua

L’annata è stata caratterizzata da rese in calo a doppia cifra lungo tutta la Penisola

Angurie: clima e patogeni non hanno dato tregua

La disamina della campagna angurie 2024 a livello commerciale condotta nella scorsa puntata ha evidenziato alti e bassi sul fronte dei consumi (clicca qui per approfondire) a causa di un meteo instabile lungo la nostra Penisola. 
Sul fronte produttivo, l’annata è stata particolarmente sfidante, a partire proprio dal clima estremo che quest’anno non ha fatto mancare nulla – o troppo caldo o troppo piovoso – senza dimenticare la difficoltà crescenti nel contenere i patogeni.
Entriamo ora nel dettaglio di questi temi, grazie alle testimonianze di importanti player dell’anguria fra Nord e Sud.

Partendo dal Nord Italia, il Dott. Agr. Leonardo Sganzerla, tecnico di campo di O.P Francescon – che fa parte del Consorzio Perla Nera assieme a Peviani e F.lli Giardina – ci spiega le problematiche vissute in campagna durante questa annata: “Le forti piogge primaverili, che si sono protratte fino ai primi di Luglio, hanno fortemente influenzato tutto il proseguo stagionale, perché, in primo luogo hanno sfasato i programmi dei trapianti che, nonostante tutto, sono stati portati a termine; anche se - vi garantisco - le condizioni sono state in molti casi al limite del proibitivo. Più volte ci siamo ritrovati a dover pompare l’acqua fuori dai campi per riuscire a mettere a dimora le piantine senza incorrere in eccessivi ritardi sulla pianificazione generale”. 

Dott. Agr. Leonardo Sganzerla, tecnico di campo di O.P Francescon

“Oltre alle difficoltà di trapianto – prosegue il tecnico dell’O.P. – le piante hanno sofferto nella fase iniziale del ciclo questi eccessi idrici, limitando lo sviluppo radicale. Dal 5 luglio in avanti c’è stato poi un ribaltamento delle condizioni meteo; è arrivata finalmente l’estate e il maltempo ha ceduto il passo a un improvviso caldo torrido che ha però inficiato sullo sviluppo vegetativo e sull’allegagione, ma più in generale sul fitness della pianta, visto e considerato che con temperature spesso ben oltre i 34°, in condizioni di stress, questa chiude gli stomi, limitando fortemente l’attività fotosintetica. Inevitabilmente, si sono così registrati cali sulle rese nell’ordine del 20-25% rispetto alle precedenti annate. Questo non ha però compromesso la qualità dei frutti raccolti, che è stata ottima per tutta la campagna, grazie anche ad alcune tecniche che da anni abbiamo adottato, come l’impiego di prodotti inerti, come le polveri di roccia, in grado di abbassare la temperatura fogliare e proteggere i frutti dalle scottature. Determinante, inoltre, il ruolo della varietà Fashion, che BASF | Nunhems riserva in esclusiva al Consorzio Perla Nera, che più di ogni altra cultivar dello stesso segmento si sta sempre confermando particolarmente resiliente, tanto da poter affermare di aver concluso una stagione più che positiva”.

Anche dal punto di vista fitopatologico, le problematiche non sono mancate: “L’afide delle cucurbitacee - Aphis gossypii – è diventato ormai il nemico assoluto da combattere per i produttori di angurie, poiché i pochi principi attivi rimasti sono sempre meno efficaci e le tecniche di controllo alternativo sono poco impattanti sulla coltivazione in pieno campo. In termini di malattie fungine, nonostante la stagione molto piovosa, non abbiamo riscontrato grosse criticità”.
Spostandoci negli areali del Centro-Sud Italia, che detengono la maggior part delle superfici ad anguria coltivate nel nostro paese, il caldo torrido non ha dato tregua ai produttori. 

Daniele Nocera presidente della cooperativa agricola Che Orto di Terracina (Latina)

“Oramai è evidente come il periodo fra metà luglio e agosto sia sempre più complicato, poiché il troppo caldo penalizza l’allegazione e quindi le rese in campo – dichiara Daniele Nocera, presidente della cooperativa agricola Che Orto di Terracina (Latina) – e allo stato attuale non ci sono soluzioni efficaci a questa criticità, che impatta significativamente sul nostro business, perché, anche se i prezzi sono stati accettabili, è difficile far quadrare i conti proprio a causa di rese così basse”.

Roberto Di Pastina, socio produttore di San Lidano

Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo Roberto Di Pastina, socio produttore di San Lidano: “Fino a inizio luglio tutto sommato la produzione nei nostri areali non riscontrava particolari criticità, a differenza delle settimane successive, in cui le alte temperature hann o inficiatola produttività delle piante, con un calo che abbiamo stimato fra il 30-40%. Inoltre, abbiamo dovuto essere ancora più attenti durante la fase di raccolta in quanto i frutti gravemente scottati non erano da prendere in considerazione, a causa del basso livello qualitativo. Allo stato attuale non abbiamo strumenti efficaci per contrastare questo fenomeno e probabilmente solo il miglioramento genetico potrà fornirci una soluzione concreta, che purtroppo, tuttora manca”.
Per quanto riguarda le tipologie di angurie più coltivate: “nel nostro areale l’anguria tradizionale detiene ancora una quota consistente delle superfici e da circa un paio d’anni l’avanzata del segmento mini-midi senza semi è rallentata, e penso che per la prossima campagna – che inizieremo a programmare fra una ventina di giorni – il quadro sarà sostanzialmente il medesimo”, sostiene Di Pastina.

Anche in Puglia le alte temperature preoccupano i produttori, ma non solo: “la difesa delle colture è sempre più complicata a partire dagli insetti patogeni, che risultano essere sempre più resistenti ai prodotti fitosanitari, a cui si aggiunge la difficoltà nella lotta alle patologie funginee, dovuta al continuo cambiamento climatico”, evidenzia Andrea Dipierro, agronomo e responsabile acquisti e qualità di Frudis.
Difatti, il clima sta impattando non poco nella coltivazione dell’anguria: “Tutto ciò ha comportato una diminuzione delle rese per ettaro facendo così lievitare i costi di produzione. Ormai si sta rendendo necessaria la selezione di nuove varietà, non solo produttive, e dall’ottima qualità organolettica, ma, soprattutto, tolleranti a stress abiotici e biotici”. 

Andrea Dipierro agronomo e responsabile acquisti e qualità di Frudis

“Fortunatamente, quest’anno abbiamo limitato i danni – prosegue Dipierro – e chiudiamo la stagione in crescita in termini di fatturato, nonostante quotazioni altalenanti. Infatti, l'inizio stagione è stato un po' sottotono, visto l’anticipo di maturazione e la presenza di prodotto estero ancora sul mercato. Superato il primo mese, gradualmente c’è stato un incremento del prezzo di vendita, dovuto anche agli aumenti dei prezzi di acquisto del prodotto in campo.  
“La vendita di angurie senza semi in termini di quantità è ormai in crescita da anni nella Gdo europea rispetto alle angurie con seme tradizionali, che tuttavia vengono ancora molto richieste, soprattutto dalla Gdo italiana. Noi, come Frudis abbiamo da tempo avviato un nostro progetto di ricerca, sviluppo e selezione di nuove varietà senza semi che possa rispondere sempre meglio alle richieste dei nostri clienti e, quindi, ai consumatori, in termini di shelf life, colore interno ed esterno, sapore e proprietà organolettiche.

Questo articolo è stato lanciato in anteprima sul servizio di aggiornamento settimanale su WhatsApp di Nunhems dedicato a melone e anguria (clicca qui per sapere come effettuare l'iscrizione). (gc)

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