Mandorlicoltura italiana a rischio, serve aiuto per la filiera

Bellia (Consorzio Mandorla di Avola): «California irraggiungibile. Rischiamo la fine»

Mandorlicoltura italiana a rischio, serve aiuto per la filiera

La mandorlicoltura italiana è in piena crisi, una dinamica complessa che rischia di portare un comparto storico dritto al baratro. Tra Sicilia e Puglia, principali regioni produttrici di mandorle, c’è il rischio che oltre 50 mila ettari vengano abbandonati o estirpati.

La pandemia da Covid 19 ha scoperchiato il vaso di Pandora, come spiega a IFN Corrado Bellia, direttore del Consorzio Mandorla di Avola: “La pandemia, ad esempio, ha dato il colpo di grazia alla mandorla di Avola, perché con l’assenza di cerimonie ha completamente paralizzato il settore della confetteria, che già zoppicava". 

"Ma il problema di base risale a qualche decennio fa, quando la California ha conquistato l’egemonia di questa specie cambiando radicalmente, e forse per sempre, la storia di questo comparto. Non siamo in grado di competere con un colosso che ha il controllo del mercato; infatti, oltre il 90% del prodotto commercializzato che troviamo nei nostri supermercati viene dall’America”. 

La differenza è l’acqua
“In California l’utilizzo delle risorse idriche è volto alla massima produttività; infatti, la media produttiva è di 3,5-4 tonnellate ad ettaro mentre in Italia, dove si pratica l’aridocoltura, le produzioni ad ettaro oscillano da 1 a 1,5 tonnellate ad ettaro
Ma sono i prezzi di mercato del prodotto californiano che ci mettono fuori dai giochi; le mandorle sgusciate vengono vendute da 3,50 a 3,70 euro al chilogrammo, quindi circa 2 euro in meno rispetto al prodotto italiano. Prezzi che non ci permetterebbero di recuperare nemmeno i costi. Inoltre, non è solo un problema commerciale ma anche di tutela dei consumatori; le mandorle californiane contengono aflatossine, micotossine generate delle irrigazioni continue che sollecitano specie fungine appartenenti alla classe degli Ascomiceti (genere Aspergillus) e possono rivelarsi pericolose”. 

“Tutti i nostri areali sono a rischio: da Siracusa a Caltanissetta la situazione è drammatica; se persiste può causare danni a interi territori che da millenni praticano questa coltura. Stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni e vorremmo intraprendere un percorso di comunicazione rivolto ai consumatori per sensibilizzarli l’acquisto di prodotto italiano”, conclude Bellia.