Dal campo
Confondere l'oleocellosi con l'antracnosi porta a trattamenti dannosi
Salvatore Leocata: «essenziale una corretta diagnosi nell'agrumeto»
L’antracnosi e l’oleocellosi presentano una sintomatologia simile nelle fasi iniziali della malattia e, per questo, spesso generano confusione tra gli operatori agrumicoli che, spesso, confondendole eseguono trattamenti fitosanitari inopportuni e rischiosi. Così racconta a IFN Salvatore Leocata, responsabile tecnico di O.P. Esperidio e titolare dello Studio tecnico ASA di Catania.
L’antracnosi è una malattia fungina dovuta a Colletotrichum gleosporioides, fungo ubiquitario, polifago e con attitudini saprofitarie, che si insedia facilmente su lesioni dei frutti provocate da agenti atmosferici come grandine e vento e da danni meccanici. Si presenta con maculature brune che, gradualmente, acquisiscono una colorazione sempre più scura. In tali situazioni si crea una macchia asciutta e depressa, che si accresce intorno alla ferita.
Negli ultimi anni il fungo si è dimostrato capace di attaccare direttamente anche i tessuti sani, mostrando, invece, una sintomatologia differente con un lievissimo imbrunimento dei tessuti che si trasforma lentamente in macchie brunastre tendenzialmente circolari.
Con il progredire dell’infezione viene interessato anche l’albedo, mentre la polpa non viene intaccata direttamente, ma ciò nonostante le caratteristiche organolettiche del frutto vengono comunque alterate. I frutti molto danneggiati vanno incontro a cascola. Quelli che pur essendo infetti non mostrano ancora sintomi, una volta raccolti, sviluppano evidenti sintomatologie in magazzino.
“E’ noto che il fungo che causa antracnosi è un tipico patogeno da ferita - spiega Salvatore Leocata - che può generare infezioni silenti e che, solo in determinate situazioni, può sviluppare una vera e propria infezione specifica. Negli anni abbiamo registrato un incremento delle segnalazioni di danni attribuiti ad antracnosi che si verificano perlopiù nel periodo della maturazione con possibile elevata perdita di prodotto. L’aggravarsi del problema è dovuto ad una maggiore aggressività del Colletotrichum e al manifestarsi di particolari condizioni meteorologiche che ne favoriscono lo sviluppo”.
Strategie di controllo
“L’insorgere dell’antracnosi è favorita da andamenti stagionali piovosi e con tenori di umidità relativa molto elevati e impianti con chiome troppo strette, carenza di potatura, ristagni idrici o irrigazioni troppo frequenti. Per il controllo non essendo più disponibile il mancozeb, mostra una certa attività di contenimento, seppur molto blanda, il rame. Di recente il principio attivo pyraclostrobin è stato registrato come fungicida specifico per il controllo di Colletotrichum. Sperimentazioni in campo condotte per mettere a punto un’adeguata strategia di controllo, fanno presumere che 1 o 2 trattamenti, effettuati in autunno e/o in inverno, potrebbero esser già sufficienti, abbinati anche a trattamenti rameici”. Anche il principio attivo fluodioxonil ha ottenuto una autorizzazione provvisoria per tale uso e sembra fornire buoni risultati con due applicazioni da effettuarsi nello stesso periodo.
Confusione tra oleocellosi e antracnosi
“L’oleocellosi, viceversa, è una fisiopatia degli agrumi causata dalla rottura delle ghiandole oleifere e conseguente versamento degli oli essenziali. Si genera, così, un’azione caustica sui tessuti e - se la fuoriuscita si genera quando i frutti sono verdi - il tessuto interghiandolare acquisisce una colorazione giallastra; quando il frutto è già invaiato, invece, si possono osservare macchie più o meno scure talvolta con ampio alone giallo attorno. La sintomatologia colpisce prevalentemente la parte del frutto rivolta verso l’esterno e quindi più esposta agli agenti esterni. La fisiopatia è causata da eventi traumatici come grandine, vento o semplice contatto tra frutti e la sua manifestazione può essere favorita da eccessiva fertilizzazione azotata, sbalzi termici, abbondanti piogge o eccessiva irrigazione. Negli ultimi anni si è osservata una recrudescenza di questa fisiopatia a causa delle condizioni meteorologiche estreme che si sono verificate, con elevata frequenza e anche maggiore suscettibilità mostrata da nuovi cloni di tarocco diffusi negli ultimi anni. Anche l’utilizzo come portainnesto dei Citrange, che hanno sostituito totalmente l’arancio amaro, sembra contribuire ad accentuare il fenomeno a causa della maggiore suscettibilità all’umidità del terreno”. Tali sintomi, purtroppo, vengono spesso scambiati erroneamente con sintomi di antracnosi e come tali vengono trattati. La conseguente mancanza di effetti, spinge molti operatori a ripetere i trattamenti e/o a cercare di adottare strategie preventive iniziando a trattare ancor prima di vedere i primi sintomi.
L’importanza di una corretta diagnosi in campo
“Il grande problema è che gli effetti dell’oleocellosi vengono attribuiti erroneamente al Colletotrichum. Pur potendo trovare il fungo sui tessuti interessati da oleocellosi, spesso non costituisce la causa della sintomatologia e i trattamenti non possono quindi impedire o far regredire le macchie da oleocellosi.
Il contenimento dei fenomeni di oleocellosi non è facile e si devono adottare tutti gli accorgimenti che riescono in qualche modo a ridurre, da un lato gli eventi meccanici e, dall’altro, migliorare la resistenza della buccia agli stress abiotici. L’applicazione di alcune sostanze a livello fogliare potrebbe migliorare la risposta dei tessuti. Tra queste il potassio, il calcio, il boro e il rame, o anche, per altri fattori, sostanze ad effetto schermante come caolino, talco e ossido di calcio”. La corretta diagnosi dei sintomi in campo permette di valutare l’opportunità dell’effettuazione trattamenti fungicidi. La continua riduzione del numero di molecole presenti sul mercato impone un utilizzo responsabile delle stesse al fine di preservarne le preziose caratteristiche di efficacia”, conclude Salvatore Leocata.
Tutte le foto sono state fornite da Salvatore Leocata