TEA, il giorno della svolta

L'approvazione dell'emendamento in Senato dà il via libera alla sperimentazione in campo

TEA, il giorno della svolta

Habemus TEA! Non ce ne voglia la santa Sede, ma per il settore agricolo la possibilità di testare in campo le piante ottenute tramite le Tecniche di Evoluzione Assistita, rappresenta un passaggio epocale che apre scenari impossibili anche solo da immaginare prima d’ora.
Questo è possibile grazie all’approvazione (all’unanimità) dell’emendamento presentato ieri in Commissione agricoltura del Senato, che dà il via libera alla sperimentazione in campo delle Tea. 
Finalmente una classe politica che mette da parte le ideologie di appartenenza, spesso guidate dalla demagogia, a sua volta figlia di un ambientalismo esasperato, a favore di un provvedimento che può rappresentare la svolta che il settore agricolo stava attendendo da tempo. 
Infatti, l’agricoltore è come se si trovasse stretto all’interno di una morsa, schiacciato da un lato dal cambiamento climatico che sta provocando danni a 360° gradi e, dall’altro lato, da una legislazione europea sempre più restrittiva in ambito fitosanitario e non solo, che ne amplifica le conseguenze già catastrofiche.
Pertanto, la possibilità di avere a disposizione varietà che geneticamente resistono ad un determinato stress ambientale, piuttosto che ad una malattia, è una vera manna dal cielo. Per esempio, un portinnesto resistente all’asfissia radicale avrebbe salvato gli oltre 10 mila ettari che verranno espiantati in Romagna in seguito all’alluvione. Oppure, una pera Abate Fétel resistente alla maculatura Bruna, sarebbe la panacea per un settore in difficoltà. E la lista delle applicazioni è talmente lunga che è anche difficile capire fin dove ci si può spingere, proprio come sta accadendo con l’intelligenza artificiale.
Tuttavia, ricordiamo che questo è solo un primo passo, perché senza un inquadramento europeo, le TEA resteranno a livello sperimentale. Speriamo, quindi, che la mossa dell’Italia dia slancio ai lavori anche in sede Europea, perché diversamente è a rischio il futuro dell’intera agricoltura comunitaria.


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