«Pere, l'Abate traina il mercato»

Branciari (Patfrut): «Ma mancano i calibri. Fondamentali nuovi canali»

«Pere, l'Abate traina il mercato»

In una campagna pericola difficile, scandita da temperature oltre alla soglia stagionale e costi di produzione sempre più alti, è necessario ragionare sulle leve utili al riscatto del settore. 
Secondo Marco Branciari - responsabile commerciale mercati tradizionali dell’azienda Patfrut di Ferrara -  la chiave di volta potrebbe essere la scelta di una determinata varietà e l’apertura di nuovi canali commerciali. Con lui abbiamo tracciato un quadro della situazione, individuando difficoltà e possibili soluzioni.

L’Abate è ancora la varietà che riesce a dare soddisfazione in termini commerciali – spiega Branciari a IFN - soprattutto per i calibri più grossi, a dimostrazione che il consumatore è ancora affezionato a questo frutto che però mostra dei limiti produttivi importanti. Quindi sarebbe utile trovare una nuova varietà che offra le stesse performance commerciali ma che superi i limiti agronomici dell’Abate Fétel, una pianta che soffre particolarmente la siccità, l’alternaria e la cimice asiatica. Più facile a dirsi che a farsi”. 

Venendo alla campagna attuale, Branciari ne sottolinea i limiti dati dai volumi e dai calibri.
“Se la nostra produzione è in linea con l’areale ferrarese, siamo già sotto la media regionale – dice – mentre se rapportiamo i quantitativi di quest’anno ad un’annata produttiva normale (e tocca tornare indietro di almeno 5 anni per fare il confronto), allora abbiamo una produzione dimezzata. I motivi sono ormai ovvi: temperature estreme durate tutta l’estate e la prima parte dell’autunno, oltre ad una scarsissima piovosità estiva”.
E continua: “Quest’annata è stata un dramma per tutte le varietà, solo la Williams è andata leggermente meglio. Dalla Carmen all’Abate Fétel hanno prodotto tutte meno, soprattutto Conference e Decana. E anche i calibri sono ben al di sotto di una produzione soddisfacente, considerato che quelli 55/65 hanno un valore economico ben inferiore rispetto ai calibri 65”.

Le temperature calde si sono ripercosse anche lato acquisti, riducendo seriamente i volumi di vendita.
Ma l’andamento meteorologico non è l’unico indiziato per i trend economici negativi: “Credo che abbia influito più che altro il contesto generale che stiamo vivendo, fatto di rincari e delle conseguenze della guerra in Ucraina – dice Branciari – un mix di fattori che hanno pesantemente condizionato la spesa degli italiani. Inoltre credo che quest’anno siano disponibili sul mercato prodotti di media qualità a prezzi bassi, come uva e mandarini, che portano via importanti quote di mercato alle pere”.

Le quotazioni delle pere invece non sono cresciute, nonostante i maggiori costi produttivi. “Quotidianamente ci facciamo portavoce del settore con mercati e Gdo, i nostri principali canali di riferimento, ma ad oggi poco è cambiato” commenta il responsabile commerciale.

Tra i motivi che determinano un calo dei volumi di vendita, Branciari elenca anche una minore disponibilità di esportazione sui mercati esteri. “Al di là della Russia e dei Paesi baltici che sono mercati ormai chiusi da tempo e che rappresentavano un’ottima collocazione per i calibri piccoli – conclude – negli anni passati lavoravamo molto bene con la Libia ma ora anche questo è un mercato bloccato per il suo particolare contesto sociale. Al momento stiamo approcciando gli Emirati Arabi con la Santa Maria ma siamo ancora in fase progettuale: in ogni caso è fondamentale trovare nuovi sbocchi commerciali, considerata l’offerta che abbiamo”.