Dal campo
Agrigento: Capitale della Cultura… ma l’agricoltura muore di sete
La denuncia di Op Palumbo: «Nel comprensorio non possiamo trapiantare»
Agrigento, eletta Capitale italiana della Cultura per il 2025, si trova a fronteggiare una crisi idrica senza precedenti che minaccia il cuore pulsante della sua economia: l’agricoltura. Nonostante i proclami istituzionali per il prestigioso titolo, la realtà del territorio racconta una storia ben diversa, fatta di emergenza e difficoltà per le aziende agricole.
Una situazione idrica al collasso
Domenico Palumbo, della OP Palumbo Più di Favara, ha lanciato un grido d’allarme a IFN, denunciando la tragica condizione in cui versano le risorse idriche della provincia. Il consorzio di bonifica Ag3 ha interrotto definitivamente l’irrigazione e le due principali dighe della zona, San Giovanni e Furore, che servono i comuni di Agrigento, Canicattì, Naro, Favara, Palma di Montechiaro, Castrofilippo e Campobello di Licata, sono completamente a secco.
“Non sappiamo a chi appellarci,” dichiara Palumbo. “L’unica comunicazione ricevuta dal Consorzio di Bonifica Ag3 ci garantiva l’acqua fino al 31 dicembre 2024, effettivamente rispettata. Speravamo in una proroga, ma nulla è stato fatto, e sono mancate le piogge, siamo in balia di noi stessi”.
Un danno incalcolabile per le coltivazioni
La mancanza di risorse idriche ha costretto molti agricoltori a rinunciare ai trapianti stagionali, con conseguenze disastrose sull’intera filiera produttiva. “Abbiamo dovuto interrompere i trapianti del melone retato, coltura di punta dell’areale, con una perdita stimata di circa 250 mila piante,” continua Palumbo. “Ma questo è solo l’inizio del disastro perché con l’arrivo dei mesi più caldi la situazione peggiorerà. Anche la produzione della rinomata uva da tavola di Canicattì, in particolare le varietà precoci come la Vittoria, subirà conseguenze drastiche.”
Non va meglio per gli ortaggi: peperoni e zucchine, pilastri dell’agricoltura locale, vedranno una riduzione della produzione a causa della mancanza di trapianti per la stagione 2025/2026: circa 1 milione di piante in meno.
Un’emergenza che non può essere ignorata
La siccità che sta colpendo l’agrigentino non è un fenomeno improvviso, ma il risultato di una gestione deficitaria delle risorse idriche e di una mancata programmazione. La situazione richiede interventi immediati da parte delle istituzioni per evitare che una delle aree più fertili della Sicilia subisca danni irreparabili.
L’appello degli agricoltori è chiaro: servono risposte immediate per scongiurare il declino di un intero settore e garantire un futuro sostenibile a chi da generazioni lavora la terra.