Attualità
Il globo si scalda: quale sarà il futuro delle noci?
Analisi delle colture e prevenzione tra i suggerimenti dell'esperto Larrinaga
Il riscaldamento globale e i suoi effetti sulle noci sono stati gli argomenti portanti della XIX Giornata della Noce, tenutasi a inizio mese all’azienda Agricola San Martino, nell'omonima località nei pressi di Forlì ed organizzata da New Factor. Durante il convegno “La Noce di Romagna e il cambiamento climatico” è intervenuto l’agronomo Federico López Larrinaga a tracciare le prospettive e le possibili tecniche da adottare per gestire i noceti in un contesto di riscaldamento globale. Larrinaga è direttore tecnico nonché creatore di NogalTec, società di consulenza e ingegneria specializzata nella frutta secca (noci, mandorle e pistacchi), con sede nella città spagnola di Badajoz.
“Il riscaldamento globale - ha specificato Larrinaga - può avere diversi effetti sui noceti, dato che può alterare le condizioni ambientali su cui si basa la crescita e lo sviluppo delle piante. Chiaramente il primo effetto è l'aumento delle temperature, così come la variazione delle precipitazioni e uno sviluppo degli organismi nocivi e malattie. Gli eventi climatici tenderanno a diventare sempre più estremi e potremo assistere a cambiamenti anche nella distribuzione geografica e nella concentrazione di anidride carbonica e fotosintesi”.
Cambiamento climatico nel mondo, come misurarlo
La maggior parte delle previsioni sull'effetto del riscaldamento globale sulle colture si basa sulla combinazione di due modelli differenziati basati sulla concentrazione di diversi parametri come anidride carbonica, temperatura e termo-dinamica atmosferica. Certo è che, se si dovessero attuare veramente gli scenari più pessimisti indicati dai modelli, la produzione globale di noci verrebbe sensibilmente ridotta. Ma veniamo ai dettagli indicati da Larrinaga.
“In California ci attendiamo una perdita degli areali dedicati a noci del 50,2%, mentre in Cina è attesa una crescita che – a seconda degli scenari climatici – potrà andare dal 10% al 73%. In Italia, così come in Europa in generale, lo scenario dipenderà direttamente dalle condizioni climatiche: si può quindi individuare uno scenario positivo, così come estremamente negativo”, è il quadro offerto dallo studioso.
Le conseguenze del cambiamento climatico
Tra le principali conseguenze che il cambiamento climatico può lasciare sui noceti, l’agronomo indica il periodo di crescita a seguito del cambio delle temperature: se il calore sarà sempre più intenso, allora le stagioni tenderanno ad allungarsi in alcune regioni europee. Secondo Larrinaga, cambieranno anche i modelli di precipitazione, con una siccità prolungata e precipitazioni sempre più irregolari, oltre a cambiamenti nei tempi e nelle quantità delle precipitazioni. Si evidenzierà inoltre una proliferazione di vecchi e nuovi parassiti e malattie come afidi e mosca del mallo.
“Gli Afidi (Callaphys e Cromaphys) sono organismi che realizzano più generazioni durante l’anno e la loro presenza non sarà modificata dai cambiamenti climatici perché sono esposti sia al cambiamento climatico che alla concentrazione di anidride carbonica: i due effetti si bilanceranno e non ci sarà nessuna dinamica di cambiamento”.
E sulla mosca del mallo specifica: “Questo parassita (Rhagoletis completa) è poco esposto agli sbalzi di temperatura. Lo sviluppo delle uova sembra essere influenzata negativamente sia dall’aumento che dalla diminuzione delle temperature. Pertanto i modelli non prevedono un aumento delle popolazioni ma piuttosto una dispersione e un’anticipazione della comparsa degli adulti (Uova osservate a maggio in California)”.
Gli effetti degli eventi climatici estremi (gelo, ondate di calore, precipitazioni prolungate e grandine) sui noceti
Venendo agli effetti che gli eventi climatici estremi possono avere sui noceti, lo studioso prende in considerazione il gelo, le ondate di calore, le precipitazioni prolungate e la grandine. “Il riscaldamento globale può sorprendentemente aumentare il rischio di gelate tardive primaverili e gli inverni più caldi possono portare ad un germogliamento anticipato in primavera, rendendo gli alberi più vulnerabili ai danni dovuti al gelo quando si verificano ondate di freddo”, dice Larrinaga.
Ma quali sono gli effetti sulla fenologia del noce? “I cambiamenti nella disponibilità di ore di freddo modificheranno la fenologia del noce e, di conseguenza, li tempi di fioritura. Anche i cambiamenti nelle ore di calore produrranno parecchi cambiamenti nella fenologia con impatti importanti sulla produttività e qualità delle produzioni”.
Venendo agli effetti sulla qualità del prodotto: “Diversi studi (Michailides 2018-2022) mostrano una crescente presenza di diverse specie di funghi che colonizzano il mallo del noce durante l’intera stagione. Se negli anni Novanta le percentuali di muffe raramente superavano il 2% o 3%, negli ultimi anni la situazione è parecchio cambiata e la percentuale varia dal 10% al 30%, un aumento dovuto proprio agli attuali fattori ambientali, che continueranno a favorire il loro sviluppo anche in futuro".
Consigli per la gestione del noceto
Per gestire il noceto in un contesto di crescente riscaldamento globale, Larrinaga ha consigliato prima di tutto un’analisi puntuale della situazione tramite il monitoraggio delle stazioni meteo.
“Tramite sensori del suolo e delle foglie, oggi siamo in grado di operare una valutazione accurata dello stato dell’arte e decidere quali misure attuare a partire dall’irrigazione, fino alla copertura solare (per esempio tramite il Caolino) e all’utilizzo di biostimolanti. È sempre utile anche la selezione ottimale di varietà e portainnesti, adottare l'inerbimento per proteggere il suolo dall’erosione e per migliorarne la struttura”.
“Infine – ha concluso - deve esserci anche un’accurata gestione degli eventi post gelo e una costante gestione dell’umidità del suolo, oltre all’installazione di adeguati sistemi antigelo e alla sottoscrizione di polizze antigrandine. I parassiti e le malattie vanno costantemente monitorati, così come il controllo dei microrganismi (principalmente funghi) e l’individuazione delle corrette soluzioni chimiche”.